Alla scoperta della domus sotto il Museo Barracco, tra ricordi, archeologia e nuove tecnologie

Sotto il Museo Barracco (foto di Cristina Cumbo)

La prima volta in cui misi piede al Museo Giovanni Barracco fu nel lontano a.a. 2007-2008. Le visite del corso di Archeologia e storia dell’arte greca e romana, tenuto presso l’Università degli Studi di Roma Tre dal compianto prof. Paolo Moreno, erano varie e, subito dopo Palazzo Massimo e i Musei Capitolini, fu il turno di questo edificio storico (Palazzo Regis o Farnesina ai Baullari) collocato vicino Piazza Navona, davanti al monumentale Palazzo della Cancelleria Apostolica e a Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma.

Ricordo, come fosse adesso, il professore che si soffermava sulle sculture, e i loro dettagli, cominciando a narrare storie di tempi lontani che, all’epoca, noi studenti inesperti conoscevamo poco e male. Poi l’università terminò in un soffio e iniziai il percorso di Licenza e Dottorato presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Tornai al Museo Barracco con i colleghi, indirizzati ad esaminare non solo la collezione museale, ma anche gli scavi, anni fa chiusi e, in quel momento, allagati. Scoprii, solo allora, dell’esistenza dell’Euripo, il canale che scorre sotto Corso Vittorio Emanuele II, perfettamente osservabile nei sotterranei del Palazzo della Cancelleria Apostolica.

Nel 2019 lavorai proprio in quest’ultimo luogo, ricostruendo le labili tracce lasciate da papa Damaso, ripercorrendo le orme di illustri archeologi miei predecessori ed effettuando qualche piccola scoperta (pubblicata nel volume “Palazzo della Cancelleria Apostolica. Taccuino del cantiere di restauro”, Libreria Editrice Vaticana 2020). Eppure il contesto dei resti sotto la Cancelleria proseguiva a suggerirmi che, oltre la strada e oltre i muri, doveva esserci qualcosa di interessante, che effettivamente esisteva, ma che non ero mai riuscita a visitare, limitandomi ad osservarne foto sui volumi consultati in biblioteca.

Gennaio 2022: i resti archeologici, scoperti casualmente nel 1899, sotto il Museo Barracco vengono resi fruibili. La curiosità mi travolge di nuovo, nonostante non mi stia più occupando dell’area, e mi reco come un comune visitatore nel luogo tanto agognato. Scendo le scale, svoltando a sinistra, dove quella porta sempre chiusa ora è finalmente aperta e introduce verso i vani illuminati. Un cartello mi chiede di scansionare un QR-code per scaricare l’applicazione Li-Fi Zone, che mi permetterà di fruire dei contenuti multimediali e, quindi, della descrizione.

Ed ecco lì che, finalmente, i mattoni in laterizi, l’opus sectile e i resti marmorei mi accolgono, ma non sono più frammentari. Nella mente di un archeologo tutto può accadere. Si animano, gli abitanti di qualche secolo fa ancora calpestano quelle lastrine colorate di un pavimento meraviglioso, gli affreschi non sono mai stati staccati e tutto è rimasto intatto. Dove mi trovo, dunque? Sto camminando su un piano posto 4 metri sotto il grigio asfalto romano, nel Campo Marzio, laddove portici e verde si alternavano con edifici pubblici dedicati anche agli spettacoli, basti ricordare il noto Stadio di Domiziano (piazza Navona).

Non era un’area propriamente residenziale il Campo Marzio, ma di certo non dobbiamo pensarla nemmeno come totalmente disabitata. Nel IV secolo d.C., con ogni probabilità, la casa di papa Damaso si trovava proprio sotto il Palazzo della Cancelleria Apostolica, laddove erano precedentemente gli stabula (stalle) delle fazioni circensi e dove, ancora, verrà edificata la chiesa paleocristiana di San Lorenzo in Damaso. Vicino alla casa di colui che diventerà vescovo di Roma e grande fautore del culto dei martiri, erano presenti alcune strutture, forse anche queste collegate agli stabula o facenti parte di essi, che nel IV secolo cambiarono funzione, mutando in domus, ovvero in una dimora privata.

Cosa vediamo oggi? Sicuramente i resti di un peristilio che delimitavano un’area lastricata (un cortile con portico colonnato). Gli spazi tra le colonne vennero poi chiusi, con il trascorrere del tempo, attraverso alcuni muretti, funzionali all’uso che se ne fece poi, decorati con un rivestimento in tarsie marmoree (opus sectile) e pitture ad affresco, staccate negli anni Settanta del secolo scorso e conservate all’interno della sede museale. Alcuni materiali marmorei sono stati reimpiegati, mentre i resti delle soglie ci danno indicazione riguardo gli ingressi/accessi ad altri spazi.

Un piccolo viaggio nel tempo è ora possibile grazie alla Sovrintendenza Capitolina e all’avvio del progetto Li-Fi. Fino al 20 febbraio 2022 la domus sarà accessibile gratuitamente da venerdì a domenica ore 10.00-16.00.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito:

Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco

Sul Palazzo della Cancelleria, sul cantiere di restauro e sulle recenti indagini:

Vatican News (29.01.2020)

Urban Vision

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Le foto, scattate dall’autrice, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Scritto in data: 19 gennaio 2022

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About Cristina Cumbo 115 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.