Arte, guerra e fumetti: Moving Pictures, di Kathryn & Stuart Immonen

Illustrazione tratta da "Moving Pictures" di Kathryn & Stuart Immonen

Una donna è seduta compostamente su una sedia di legno, accanto a un tavolo e a un’altra sedia vuota, illuminata soltanto da un cono di luce spettrale, in una stanza totalmente immersa nel buio.

È la scena di un interrogatorio, ma al momento lei, la canadese Ila Gardner, è il solo essere animato presente. È un ricordo quello che segue, il momento di una partenza, lo sbuffo di un treno e un addio… prima di piombare di nuovo nella stanza buia, in cui fa il suo ingresso un ufficiale tedesco, Rolf Hauptmann. Non è una persona qualunque: è il Feldmaresciallo della Commissione Militare per l’Arte e il suo compito è quello di cercare opere d’arte per arricchire la Germania. Dal canto suo, Ila è una rivale: trascorre le sue giornate negli scantinati del Louvre a catalogare quali opere siano di classe A, B o C, apponendo bollini colorati a seconda della loro ipotetica importanza, imballandole e mettendole al sicuro proprio dalle azioni naziste.

«Guardavi sul retro di ogni opera, sulla base di ogni statua e potevi leggere, in questa specie di immobile codice Morse cromatico, quale fosse la sua storia passata e quale futuro era stato deciso per lei. Non è catalogare ma emettere sentenze. […] La questione non è se sia semplice o difficile. Io non voglio proprio dover fare simili distinzioni».

Ila e Rolf sono rivali, eppure sono anche stati amanti, ma in un momento tanto tragico e difficile come quello della Seconda Guerra Mondiale non c’è spazio per nessun tipo di legame.

«Se possedessi qualcosa di valore, sparirei. Ma poi, ripensandoci, l’ho già fatto perché di certo, dopo tutto questo, non possiamo semplicemente andare avanti».

Le città si svuotano, intinte di grigio e di terrore, i musei diventano architetture in cui echeggia una storia saccheggiata e i ricoveri – il Castello di Chambord e quello di Loc Dieu, Montauban e tantissimi altri luoghi – si trasformano in magazzini di opere senza più identità, coperte, racchiuse all’interno di scatoloni, accatastate. Solo l’arte, paradossalmente, sembra ancora unire i due personaggi, quella loro curiosità condotta dalla ricerca non solo delle opere più famose, ma anche di quelle minori, così come quell’osservazione dettagliata effettuata dai loro occhi esperti e infine, quell’incanto suscitato da un dipinto.

«Una settimana dopo ho girato a sinistra di un De Chirico quando dovevo andare a destra e tu eri lì. Guardavi un quadro. Fermo lì a guardarlo per cinque minuti e due secondi».

La realtà dipinta dagli autori, i coniugi Kathryn e Stuart Immonen, è schematica, composta interamente d’ombra, in cui piccoli spiragli di luce riescono solo a definire i profili e i contorni. Sembra di trovarsi all’interno di un documentario, una macchina che effettua un salto indietro nel tempo, in un recente passato.

La storia narrata è un’opera di fantasia, ispirata ai fatti realmente accaduti, in cui i Monuments Men and Women lavoravano incessantemente per mettere al sicuro l’arte dall’ineluttabile saccheggio nazista.

Autrice dell’articolo: Cristina Cumbo

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

Contributo precedentemente pubblicato su “The Journal of Cultural Heritage Crime” in data 08.01.2019 e disponibile al seguente link.  

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Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.