Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale: resoconto dell’attività operativa 2018

Musa seduta (foto di Cristina Cumbo)

55.202 beni recuperati e un calo di furti corrispondente a quasi il 50% dal 2012 ad oggi, nonostante il lieve aumento osservato rispetto al 2017 (da 419 a 474): sono questi i dati fondamentali diffusi, duante la mattinata del 17 aprile 2019, dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nel corso della conferenza stampa riguardante il resoconto dell’attività operativa 2018

La lotta all’illecito compiuto in danno dei beni culturali prosegue senza sosta a livello nazionale e internazionale. È il Comandante dei Carabinieri del TPC, il Gen. B. Fabrizio Parrulli, ad illustrare quanto lavoro si celi dietro quei numeri e quei grafici che scorrono sugli schermi. Attività di indagine, di recupero, controllo e rogatorie internazionali che caratterizzano l’azione sistematica compiuta quotidianamente dai militari del TPC.

Se i furti nei luoghi di cultura sono notevolmente diminuiti grazie ai sistemi di sicurezza e alle strategie messe in atto per contrastare ogni tipo di attività criminosa – si ricordi, a tal proposito, la pubblicazione del 2015, curata in maniera congiunta con Mibac e ICOM, “La sicurezza anticrimine nei musei” – i siti più colpiti proseguono ad essere i luoghi di culto, spesso privi di personale di custodia e di sistemi di allarme.

Un settore piuttosto sensibile, che merita certamente un’osservazione particolare, riguarda il fenomeno in crescita progressiva dell’e-commerce: se il controllo fisico degli antiquari e degli esercizi commerciali dedicati all’arte costituisce un tassello fondamentale, ecco affermarsi l’utilizzo di siti di e-commerce e di social network da parte degli stessi. È qui che il Comando interviene con il monitoraggio delle attività web di questo tipo. Dei 23.672 oggetti sottoposti ad accertamento fotografico nella Banca Dati, 6.761 sono derivati proprio dall’e-commerce, risultati illegali e posti sotto sequestro. Si tratta in particolare di:

– 4003 beni numismatici

– 1074 reperti archeologici

– 612 beni miscellanei (filatelici, armi, etc.)

– 908 beni archivistici e librari

– 136 opere contraffatte

– 25 dipinti

– 3 sculture

Un occhio di riguardo merita anche il discorso contraffazione. Sono 1232 i beni contraffatti, di cui 953 nel settore contemporaneo, 190 per quello antiquario, archivistico e librario, 89 per l’archeologico e paleontologico. Si è trattato, circa un mese fa, della questione dei falsi Modigliani, ma non è di certo questo il solo caso. Il fenomeno è in crescita e occorre una stretta collaborazione tra Carabinieri, diagnosti ed esperti d’arte per contrastarlo efficacemente. A tal proposito il Gen. B. Parrulli ricorda con piacere l’istituzione del Laboratorio del Falso presso l’Università degli Studi di Roma Tre, al fine di poter istruire e preparare  i giovani professionisti, allievi dei master in corso presso l’ateneo, al riconoscimento di opere d’arte false.

Sul fronte degli scavi clandestini, i numeri parlano chiaro: sono 17 quelli rilevati nel 2018, il che indica un procedimento sotto controllo e diminuito drasticamente nel corso del tempo, nonostante le denunce siano aumentate. L’attività preventiva – con 1253 controlli in aree archeologiche marine e terrestri, 1250 verifiche in aree con vincoli paesaggistici o monumentali, 356 sopralluoghi per l’accertamento dello stato di sicurezza di musei, biblioteche e archivi, solo per indicare qualche numero – sta producendo ottimi risultati.

A tal proposito è stata ricordata la grande importanza rivestita dall’operazione Demetra, condotta in territorio siciliano che ha permesso di individuare una rete di traffici illeciti di respiro internazionale, comprensiva della presenza di falsari, senza di certo dimenticare il grande impegno prodotto nell’ambito di recupero e controllo delle zone colpite dal sisma del Centro Italia.

La parola passa quindi al Ministro dei Beni Culturali che, oltre a ringraziare il Comando per le intense attività compiute, ha ricordato il Maresciallo Vincenzo Di Gennaro, recentemente deceduto in servizio in provincia di Foggia, e il suo collega ferito, Pasquale Casertano. La perdita del Maresciallo, nel corso di una sparatoria, ha lasciato un vuoto incolmabile all’interno dell’Arma.

Alberto Bonisoli prosegue, riprendendo la tematica dei beni culturali e citando l’importante svolgimento del recente ciclo di conferenze in tutta Italia, condotte insieme alla CEI, al fine di poter discutere in maniera costruttiva di tutela del patrimonio ecclesiastico. Un ciclo conclusosi il 20 febbraio scorso presso il Collegio Romano, dove lo stesso Ministro ha proposto un tavolo di collaborazione e confronto permanente con gli organi ecclesiastici per tutelare collettivamente il patrimonio più vulnerabile.

Un breve approfondimento è dedicato al Comitato per il recupero e la restituzione dei beni culturali, già di per sé esistente, ma allargato con il coinvolgimento di soggetti della Pubblica Amministrazione, del Ministero degli Affari Esteri e della Giustizia. Per quel che riguarda quest’ultimo, di certo la presenza di suoi membri risulta basilare per le attività di rogatoria e le consulenze giuridiche. Si annunciano, tra l’altro, alcune future novità normative che modificheranno l’attuale Codice dei beni culturali e del paesaggio per far sì che le azioni preventive siano più mirate e le sanzioni certamente più efficaci.

Essendo inoltre il mercato ormai di livello internazionale, appare opportuno osservare il tutto con sguardo più ampio, organizzando attività di repressione in accordo con altri enti e Stati. È proprio in tale ambito che il Ministro ha voluto ricordare 3 recentissimi eventi: la restituzione operata dalla casa d’aste londinese Christie’s di otto lotti trafugati dall’Italia; la restituzione di 594 dipinti ex voto al Messico e dei 796 reperti archeologici e paleontologici alla Cina da parte della stessa Italia. È proprio su questo interscambio e su una collaborazione reciproca che il Ministro vuole porre l’attenzione.

Infine è con orgoglio che Alberto Bonisoli ricorda l’anniversario dell’istituzione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale i cui 50 anni cadranno proprio il 3 maggio scorso. Per celebrare questo evento, è stata inaugurata una mostra al Quirinale in cui sono esposti alcuni dei più importanti recuperi effettuati dai militari del TPC.

Ma non è tutto. Per terminare, il Comando presenta alcuni importanti e recenti recuperi ancora nella sede di via Anicia, 24. Tra questi vi è il bassorilievo della Madonna con il Bambino, attribuito a Luca e Andrea Della Robbia verso la fine del Quattrocento, trafugato nel 1971 e recuperato dal Nucleo TPC di Firenze ad aprile 2019, dopo una serie di indagini iniziate nel 2013 che hanno permesso di individuare l’opera a New York. Il bassorilievo, infatti, era finito negli USA successivamente a un’esportazione illecita compiuta da ignoti.

In bella mostra sono stati posti anche 3 elementi di statuaria: un busto di II-III secolo d.C. trafugato da villa Borghese; una Musa Calliope di II secolo d.C. rubata dall’abitazione romana di Nicoletta Braschi e Roberto Benigni; una statua di Diana Cacciatrice, opera del Cavaceppi, rubata ancora da villa Borghese. I Carabinieri hanno impiegato diversi anni prima di poter risalire a una rete organizzata che operava nella Capitale, giungendo a 9 arresti. I beni in questione sono stati recuperati in una galleria di Barcellona nel 2015, con la collaborazione della Polizia Giudiziaria Spagnola, e sono tornati grazie a una rogatoria internazionale.

Nelle teche è stato possibile osservare anche i beni restituiti dalla casa d’aste Christie’s – dal frammento di sarcofago proveniente dalle catacombe di S. Callisto alla pagina miniata di XIV secolo trafugata dall’Archivio di Stato di Venezia – così come una protome gocciolatoio a forma di cinghiale databile al VI secolo a.C., una statua di Giove di II secolo a.C. e una figura femminile di I-II secolo a.C. esportati illecitamente in Svizzera, o ancora una predella attribuita a Manfredino da Pistoia con la rappresentazione degli episodi della vita di Gesù e di Maria, databile al XIV secolo, e rubata da un’abitazione privata a Varazza (SV).

Tra i recuperi archeologici, oltre a un grosso frammento di pavimento in opus sectile relativo alle navi romane di Nemi, trafugato da ignoti nel dopoguerra e finito negli USA, spiccano le 75 monete in bronzo di III secolo a.C. L’operazione è scaturita, nel febbraio 2019, su segnalazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. Lo stesso cittadino che aveva rinvenuto le monete è stato deferito per impossessamento illecito di beni culturali in quanto le circostanze di rinvenimento non concordavano con quelle dichiarate.

Autrice dell’articolo e delle foto: Cristina Cumbo. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Contributo precedentemente pubblicato su “The Journal of Cultural Heritage Crime” in data 28.05.2019 e disponibile al seguente link.  

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Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.