“Conoscere, preservare, tutelare. Momenti di vita nell’antichità – Mostra dedicata al Gen. D. Roberto Conforti e al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale”

Museo archeologico di Anzio (foto di Cristina Cumbo)

Non distante dalla stazione di Anzio e a pochi passi dal mare, Villa Adele – appartenuta alle famiglie nobiliari Cesi, Pamphilj e Borghese – immersa all’interno di un parco dove il verde e l’antichità si mescolano e dialogano tra loro, accoglie le collezioni del Museo dello Sbarco, la Biblioteca Comunale e il Museo Civico Archeologico.

A partire dall’11 luglio scorso, le sale di quest’ultimo ospitano, oltre alle magnifiche testimonianze provenienti dai siti archeologici situati sul territorio anziate, primo fra tutti la villa di Nerone, anche una selezione dei 5361 reperti provenienti da scavi clandestini, individuati e recuperati dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, tra il 1999 e il 2014 da Ginevra e Basilea nel corso dell’operazione Teseo.

Il percorso di visita comincia proprio dalla Sala delle conchiglie, il cui centro è occupato dallo splendido mosaico pavimentale in bianco e nero, proveniente dalla villa Imperiale, rappresentante un putto alato su una pantera tra racemi e tigri; proprio qui, le vetrinette contengono anfore, crateri, phiale, kylix che narrano le storie di donne e uomini del passato. Ecco quindi che incontriamo una defunta, con in mano un ventaglio, seduta dentro a un naiskos (struttura a tempietto) raffigurata in bianco, mentre un contorno di personaggi e serti floreali decora l’intera superficie di un’anfora apula a figure rosse risalente al 330-310 a.C.

E ancora, una piccola olpe attica a figure nere di VI secolo a.C. presenta la partenza di alcuni guerrieri, gli opliti, con il tipico elmo coronato da cresta, gambali, scudo e lancia in mano; un piatto a figure rosse della seconda metà del IV secolo a.C., raffigurante tre pesci e un mollusco, attribuito all’officina di Assteas e Python; una grossa hydria apula a figure rosse di IV secolo a.C., con Andromeda legata a una struttura lignea che attende di essere divorata da un mostro marino; un’anfora apula a figure rosse del 340-320 a.C. con la rappresentazione dell’arrivo di Bellerofonte presso il re della Licia, Iobate. Ma non è tutto: il “tesoro trafugato” include una testa di cavallo e una di toro in terracotta di probabile ambito magno greco (III-IV secolo a.C.) il cui alito di vita è stato immortalato dall’anonimo artista; una lastra fittile frammentaria (seconda metà del VI secolo a.C.) è decorata da alcuni centauri in corsa con un ramo di ulivo in mano, riflettendo una produzione ceretana; poi ci sono una lucerna, numerosi unguentari, brocchette, parti di corredi funerari smembrati.

Nella sala in cui fa bella mostra la copia della famosa Fanciulla d’Anzio – la cui scultura originale è conservata presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo – è esposta una magnifica phiale apula a figure rosse (330-310 a.C.), attribuita al Pittore di Baltimora, in cui la defunta è raffigurata seduta, accanto a un giovane in piedi, e contornata da donne, mentre nel registro inferiore si scorge Eros che le fa indossare un calzare. L’elegante piatto in ceramica era utilizzato per le cerimonie funebri.

Sulla scia dello stesso stile, si colloca la loutrophoros (un vaso rituale utilizzato per contenere acqua) apula a figure rosse, ancora attribuita al Pittore di Baltimora (340-320 a.C.), sulla cui superficie sono Perseo e Andromeda, Cassiopea disperata per la sorte della figlia e probabilmente due giovani sposi seduti e raffigurati su registri sovrapposti.

Passeggiando e soffermandosi davanti a un rarissimo guttus (biberon) di III secolo a.C. dalle fattezze di elefantino, e al ricostruito mosaico con Ercole ebbro in cui spiccano file di conchiglie incastonate, si giunge alla Sala degli intonaci dipinti, dove la maestria degli antichi si manifesta in tutta la sua bellezza negli affreschi che riproducono fiori, piante, arbusti, che un tempo decoravano la villa dell’imperatore Nerone, evocando la tranquillità e i colori dell’hortus conclusus, e al contempo incorniciando una statua maschile in marmo bigio con balteus (tracolla per la spada) di I-II secolo d.C.

Proprio questo ambiente, così ricco di storia, è stato dedicato al Gen. D. Roberto Conforti, che guidò l’allora Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri, poi Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, dal 1991 al 2002. Un comandante ricordato per il grande impegno e la passione dedicata alla difesa del patrimonio culturale, ma anche per le sue doti umane.

Si conclude quindi la piccola ma intensa mostra dedicata ai Carabinieri dell’arte. Sarà, però, necessario puntualizzare: ogni reperto recuperato rappresenta un pezzetto della nostra storia che è riuscito a tornare al proprio posto, eppure la perdita è stata comunque immensa. Quelle anfore, quei crateri, quelle meraviglie archeologiche che oggi possiamo ammirare nelle vetrinette ci raccontano una minuscola parte delle vicende che le hanno fatto giungere fino a noi. Il lavoro degli archeologi e quello degli investigatori si uniscono per ricostruire dei tasselli perduti che, in molti casi, possono essere solo ipotizzati attraverso confronti e studi precedenti. Sono numerosi i reperti di cui non conosciamo la provenienza. Questo cosa comporta in termini pratici? Non sapremo mai a chi apparteneva un manufatto, di quale contesto faceva parte, se si trovava insieme ad altri oggetti o addirittura ai resti del corpo del defunto (nel caso, ovviamente, di un contesto funerario), non conosceremo le eventuali decorazioni della tomba o le iscrizioni che ci parlavano di lui. Tutto ciò e molto ancora non sarà più possibile recuperarlo a causa degli scavi clandestini che distruggono, senza nessun criterio, la stratigrafia e di fatto la storia, trasformando i reperti in semplici soprammobili, in oggetti totalmente muti e privi di memoria. Ecco allora che tutelare il nostro patrimonio si configura come una delle operazioni più importanti in assoluto, non solo per i Carabinieri del reparto specializzato dell’Arma e per gli archeologi, ma per noi tutti.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale” e delle foto: Cristina Cumbo

Foto di Cristina Cumbo. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

Scritto in data: 7 settembre 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

Si ringraziano in particolare il Brig. Capo, Aniello Celentano – Reparto Operativo Comando Carabinieri TPC, sezione archeologia, e Paola Pistolesi, Responsabile Unico del procedimento amministrativo del Museo Civico Archeologico di Anzio.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni a ingresso contingentato e gratuito, escluso il lunedì (intera giornata) e il mercoledì pomeriggio, con orari 10.30-13.00 e 17.00-19.00.

Indirizzo: Via di Villa Adele, 2 – Anzio (RM)

Ulteriori approfondimenti:

Visit Anzio

Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Operazione Teseo, Comunicato Stampa MIBACT 2015

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About Cristina Cumbo 117 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.