«Colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare», scrisse nel 1513 Niccolò Macchiavelli nel suo celebre Il Principe. Profondamente interessato alla complessità dell’animo umano nella vita e nella politica del tempo, pose l’accento su condotte virtuose ma anche sugli aspetti maligni dell’individuo, circoscrivendo quella regula generale talvolta tipica di comportamenti costanti e ripetitivi, come la menzogna e l’inganno, che sono anche testimonianza dell’azione falsaria di tutti i tempi. Quando abbiamo intrapreso questo viaggio, partendo dalle origini (tutti i contributi sul tema, in ordine cronologico, si trovano al seguente link), abbiamo pensato che per una divulgazione chiara e corretta, consapevoli di non poter essere certo esaustivi, fosse necessario ripercorrere le tappe della storia, sia poiché il fenomeno della contraffazione non colpisce solo tempi più moderni, sia perché è proprio dalla conoscenza di queste cognizioni che possiamo apprendere, imparare e affinare quegli strumenti di riconoscimento, valutazione, giudizio e contrasto, oggi messi in campo per tutelare la veridicità del nostro patrimonio artistico. Come si è compreso nei contributi precedenti, il falso si è evoluto con il gusto di una data epoca e ha prosperato laddove vi fossero specifiche esigenze da soddisfare. Ogni secolo è stato la testimonianza culturale della propria era portando con sé complessità e interpretazioni differenti, ma è indubbio che l’evoluzione culturale iniziata nell’Ottocento (Evoluzioni del falso: l’Ottocento [parte prima]; Evoluzioni del falso: l’Ottocento [parte seconda]) abbia amplificato enormemente il commercio e la domanda/offerta di contraffazioni nel mercato. La produzione di falsi prosegue ininterrotta anche nel Novecento, e l’Italia continua a detenere il suo primato di patria dei falsari (vedi Evoluzioni del falso: il Settecento), ma vediamo meglio come e in quale contesto.
Il Novecento
Il XX secolo è caratterizzato da una complessità storica che si ripercuoterà anche sulla produzione fraudolenta. Le rapide evoluzioni novecentesche che investono i diversi ambiti, a carattere geo-politico, tecnologico-scientifico, giuridico-legislativo, culturale e sociale, incidono, per ricaduta, anche sulla storia del falso. Per tali ragioni occorrerà parlare dell’accezione di falso, di falsari e delle vicende, anche giudiziarie, che ruotano attorno a tale tematica, analizzando in senso diacronico (studio e valutazione dei fatti considerati secondo il loro divenire nel tempo) e sincronico (studio e valutazione dei fatti considerati in un determinato momento), prendendo in prestito tali concezioni dall’analisi linguistica. I due grandi conflitti bellici di inizio secolo, e in particolar modo la Seconda Guerra Mondiale (1939–1945), limitarono il diffuso collezionismo nell’accezione ottocentesca: la ridotta domanda generò una naturale diminuzione dell’offerta e, conseguentemente, anche dell’attività mistificatrice. La messa a punto delle conoscenze assunte in campo tecnico e scientifico (avviate già nell’Ottocento), quali la scoperta dei raggi X, l’utilizzo del microscopio finalizzato alla ricerca microchimica per lo studio dei materiali (impiegati inizialmente per esigenze di conservazione), e il dilagante impiego della fotografia come supporto tecnico mnemonico per il riconoscimento indiziario, permisero ai più agguerriti esperti e storici dell’arte dell’epoca di svelare molte contraffazioni [1]. In questo secolo vengono inoltre introdotte le prime restrizioni legislative in tema di falsificazione degli oggetti d’arte. In Italia, occorrerà attendere alla seconda metà del XX secolo per la prescrizione di una sanzione per tale reato, (per un approfondimento giuridico in tema di contraffazione si vedano i seguenti interventi a cura dell’Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Miucci: La falsificazione di beni culturali; La riforma dei reati in materia di tutela del patrimonio culturale; La confisca delle opere d’arte contraffatte; Il delitto di contraffazione di opere d’arte: analisi e riflessioni; Certificazioni di autenticità e falsificazione nell’arte contemporanea); nelle decadi precedenti il riferimento normativo era quello sulla Legge del Diritto d’Autore (prima con il D.L.7 novembre 1925 n. 1950 e il relativo regolamento del 15 luglio 1926 n. 1369, formalizzato con la Legge 22 aprile 1941, n. 633; GU n.166 del 16-07-1941), a cui dedicheremo un approfondimento specifico in futuro. In questo ampio scenario, sebbene si misero le basi per contrastare un fenomeno che non ha mai avuto crisi, i falsari non mancarono e furono molteplici i casi saliti agli onori della cronaca, consolidando la tradizione di quello che forse è, per dirla con Harry Bellet (giornalista e storico dell’arte), il «mestiere più antico del mondo».
Contraffazioni di arte antica
Ci sono nomi e aneddoti diventati così celebri, che appare a tratti arduo narrare la storia senza incappare nel rischio di risultare ripetitivi. Tra i falsari novecenteschi, tra i più conosciuti di tutti i tempi ci fu senz’altro il cremonese Alceo Dossena (1878-1937), abile artigiano attivo a Parma dal 1908 e dal 1916 a Roma. Pico Cellini (1906-2000), storico dell’arte e restauratore, nonché autorevole “cacciatore di falsi”, lo definì «uno dei più famosi ed abili falsari, una mano che sapeva imitare ogni stile, dal greco arcaico, all’etrusco, al rinascimentale (…)». L’artigiano fu autore di due beffe: la prima in cui sotterrò nelle fognature di Parma una statua antica (falsa); un’altra in cui consegnò ad un antiquario un camino spacciandolo per originale. Quest’ultimo episodio fu quello che fece avviare la vera e propria attività fraudolenta, grazie al sodalizio con i faccendieri Alberto Fasoli e Alfredo Palesi, che, consapevoli delle grandi capacità tecniche dell’artigiano, lo convinsero a realizzare opere antiche in stili differenti, in cambio di un salario minimo. Le opere da lui prodotte erano dei veri e propri capolavori che venivano successivamente vendute come autentiche dai due mercanti attribuendole a grandi artisti quali Giovanni Pisano (1250-1315), Simone Martini (1284-1344), Donatello (1386-1466), Mino da Fiesole (1431-1484) e molti altri, ricavando ingenti somme di denaro. La prassi, come visto anche nei contributi precedenti, non fu certo nuova. L’abilità di Dossena era quella di concepire una scultura in stile rinascimentale con una composizione del tutto inedita, attingendo spesso dal repertorio iconografico fornito dalla pittura, e sarebbe stato proprio questo bagaglio di ispirazione a tradire, qualche decennio più tardi, le sue riproduzioni. Il Prof. Caglioti, storico dell’arte esperto di scultura medievale e moderna, professore ordinario presso l’Università di Napoli Federico II, in un suo saggio descrive come ci fu la pretesa, da parte di questi falsari, «di scolpire il marmo come nella Firenze del 1460-1470 circa, ma slanciandosi con troppa fretta verso un modello del 1508». Questo fu quanto avvenne ad esempio per la Madonna con Bambino in marmo, palese richiamo alla Madonna Niccolini-Cowper dipinta da Raffaello Sanzio (1483-1520) nel 1508 (Fig. 1).
Un errore di epoca e di impianto compositivo può essere fatale, eppure le opere di Dossena erano finite in importanti collezioni pubbliche di tutto il mondo e nel 1928, quando l’artista comprese di essere stato imbrogliato, percependo una quota irrisoria in rapporto ai ricavi ottenuti dai due antiquari, intentò una causa, portando il filibustiere Fasoli in tribunale. Il processo suscitò grande clamore e la stampa incrementò la notorietà dell’artista, a cui vennero commissionate importanti opere nello “stile di” (analoga sorte del predecessore Giovanni Bastianini (1830-1868), di cui abbiamo parlato in Evoluzioni del falso: l’Ottocento, seconda parte). L’antiquario fu assolto per mancanza di prove e da quel momento in poi Dossena abbandonò l’attività fraudolenta per dedicarsi alla produzione di sculture a suo nome (Fig. 2); nonostante la notorietà ottenuta, morì – all’età di 59 anni – povero. La gloria postuma e le interessanti quotazioni di mercato raggiunte hanno fatto sì che, lo stesso Dossena, falsario di tutti i tempi, sia stato a sua volta falsificato: il Prof. De Bufalo, architetto e specialista in antichità classiche e materiali lapidei, sostiene che le opere immesse nel mercato negli ultimi vent’anni a sua firma siano in realtà mere falsificazioni. Veri casi di falso del falso.
L’allievo che superò il maestro
Quello che pochi sanno invece è che Dossena ebbe quattro allievi ed assistenti, tra cui il parmense Ermenegildo Pedrazzoni (1902-1972), detto Gildo (fig. 3), che seguì le orme del suo mentore, superandolo in maestria, diventando anch’egli un abile falsario di scultura antica. Pedrazzoni conobbe Dossena all’età di 12 anni e dieci anni dopo, all’età di 22 anni, fu chiamato a lavorare con lui a Roma, separandosi definitivamente dalla attività falsaria di Dossena e degli altri assistenti solo dopo il 1937, quando il maestro morì. Nel frattempo, nei primi anni degli anni ‘30 del Novecento, aveva avviato un’attività in proprio a Roma, nei pressi di Piazzale Flaminio, per poi trasferire lo studio tra la nota via di Ripetta e via del Vantaggio, cercando di portare avanti da solo il successo del suo maestro. A lui vengono attributi numerosi falsi di eccezionale fattura e si diffuse il mito che, antecedentemente alla Seconda Guerra Mondiale, avesse realizzato dei falsi archeologici ideati con l’intento di frodare il Reich germanico [2]. Iniziò a collaborare con gli antiquari e realizzò opere scultoree quali bassorilievi, statue e tabernacoli in molteplici materiali come la terracotta, il marmo, l’avorio, il bronzo. Pedrazzoni aiutò Dossena con i suoi bagni chimici per antichizzare le statue, imparando molto anche dagli errori del maestro che gli consentirono di coprire meglio le sue tracce. Nel 1947 aveva continuato a realizzare diversi rilievi e statue “greche” che ingannarono la maggior parte degli esperti italiani. Ancora oggi ci sono dubbi circa l’autorialità di alcuni falsi conclamati e non riconosciuti alla mano di Dossena ma plausibilmente ascrivibili al migliore dei suoi assistenti; rimane soprattutto ancora irrisolta l’autenticità di tante opere custodite in importanti istituzioni museali, che qualche antiquario nella seconda metà del Novecento, ha identificato come probabili contraffazioni di Pedrazzoni. Alcune opere in “stile rinascimentale”, note alla sottoscritta, ascrivibili alla produzione degli anni Sessanta ma debitamente firmate (pertanto non di produzione fraudolenta), sono oggi in collezione privata. Sul sito della Galleria del Bufalo di Roma è possibile visionare due bassorilievi dell’artista/falsario Pedrazzoni: una mirabile “Madonna con Bambino sul cuscino” degli anni Quaranta e un’altra “Madonna con Bambino” passata in vendita nel 2015 da Cambi Casa d’Asta di Genova al numero di lotto 163 (qui il relativo catalogo).
L’impareggiabile perizia tecnica che lo contraddistinse gli consentì di operare anche come restauratore, con committenti di grande rilievo. Ancora oggi si legge il suo nome nelle schede di alcune opere di arte romana della collezione della Galleria Borghese – in riferimento alla conservazione e al restauro – i cui interventi sono documentati tra il 1961 e il 1963 (sarcofago con eroti reggenti un clipeo; sarcofago a colonne con le imprese di eracle; rilievo di una scena militare; candelabro a soggetti bacchici; sarcofago con battaglia tra romani e barbari; ritratto di Domizia Lucilla, su busto moderno) e nel Catalogo generale dei beni culturali del MIC. Lo storico dell’arte Federico Zeri (1921-1998), altro noto “cacciatore di falsi”, che lo smascherò in più occasioni, ne ammirò comunque l’abilità esecutiva. Nonostante l’attività fraudolenta, a Roma si guadagnò la stima di molte figure illustri dell’epoca e si conquistò l’appellativo di ‘Professore’. Morì nel 1972 nella sua città natale e circa 20 anni dopo, attorno ai primi anni ‘90, il suo nome fu collocato tra i “maestri della copia” nella pubblicazione Sembrare e non essere. I falsi nell’arte e nella civiltà. Di molti suoi lavori oggi si è persa traccia o risultano scomparsi, ma forse, considerata l’abilità imitativa, le sue riproduzioni proseguono la loro mimesi in qualche collezione pubblica o privata.
Questi sono solo due dei tanti nomi che hanno attraversato le decadi novecentesche, tra frodi, inganni e raggiri, e poiché la trattazione è lunga, il nostro viaggio nelle evoluzioni del falso del Novecento, proseguirà nei prossimi contributi.
[1] Per uno sguardo più ampio sul tema si veda M. Cardinali, Dalla diagnostica artistica alla technical art history, nascita di una metodologia di studio della storia dell’arte (1874-1938), Kermes, Torino, 2020.
[2] Dizionario Biografico del Comune di Parma: Pecchioni-Pfalz; Ermenegildo Pedrazzoni <https://www.comune.parma.it/dizionarioparmigiani/cms_controls/printNode.aspx?idNode=278> (ultima consultazione il 09.07.2024); S. Provinciali, Fu un vero maestro della copia, tra le sue opere anche “falsi archeologici” per ingannare il Reich” in «Gazzetta di Parma» del lunedì 7 febbraio 1994, p. 5.
Bibliografia essenziale
- F. Arnau, Arte della falsificazione, falsificazione dell’arte, Milano 1960.
- H. Bellet, Falsari illustri, Milano 2018.
- F. Caglioti, Falsi veri e falsi falsi nella scultura italiana del Rinascimento in A. Ottani Cavina, M. Natale (a cura di), Il falso specchio della realtà, Interventi delle giornate di studio organizzate dalla Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna (23-24 ottobre 2013), Allemandi, Torino 2017, pp. 105-156.
- M. Cardinali, Dalla diagnostica artistica alla technical art history. Nascita di una metodologia di studio della storia dell’arte (1874-1938), vol. 1 della collana Technical Art History, Kermes, Torino 2020.
- Catalogo di vendita Scultura e oggetti d’arte, Cambi Casa d’Aste, Genova 19 maggio 2015, lotto 163, pp. 112. <https://www.cambiaste.com/uploads/auctions/cambi%20scultura%20225%200515%20eb.pdf>
- M. Cerbella, I falsi come riconoscerli nell’arte e nell’antiquariato, Stia 2008, pp. 52-53.
- N. Charney, L’arte del falso, Londra 2015, pp. 167-174.
- D. Del Bufalo, Dossena Artista e Alchimista, in D. Del Bufalo, M. Horak (a cura di), Il falso nell’arte, Alceo Dossena e la scultura italiana del Rinascimento, Catalogo della mostra (MaRT Rovereto, 3 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022), Roma 2021, pp. 47-53.
- D. Del Bufalo, Scultura, materia e mercato in, A. G. De Marchi (a cura di) Sculture dalle collezioni Santarelli e Zeri, Milano 2012, pp.13-16.
- C. Hans, Der Bildhauer Alceo Dossena: aus dem Filmzyklus “Schaffende Hände, Institut für Kulturforschung, Berlino 1900.
- N. Macchiavelli, Il Principe, XVIII 11; cfr Discorsi II XIII 4.
- O. Kurz, Falsi e Falsari, Venezia 1960.
- P. Preto, Il Novecento, in Falsi e falsari nella storia dal mondo antico a oggi, di W. Panciera, A. Savio (a cura di), Roma 2020, pp. 986-992 (versione E-book).
- S. Provinciali, Fu un vero maestro della copia, tra le sue opere anche “falsi archeologici” per ingannare il Reich in «Gazzetta di Parma» (07/02/1994), p. 5.
- D. H. Sox, Unmasking the forger: the Dossena deception, Londra 1987.
- Sculptures by Alceo Dossena, Catalogo di vendita al National Art Galleries, Rose Room Hotel Plaza, New York, dal 5 al 9 marzo 1933.
Sitografia essenziale:
- Dizionario Biografico del Comune di Parma: Pecchioni-Pfalz; Ermenegildo Pedrazzoni: https://www.comune.parma.it/dizionarioparmigiani/cms_controls/printNode.aspx?idNode=278 (ultima consultazione il 09.07.2024).
Si ringrazia la Biblioteca Civica del Comune di Parma e la Gazzetta di Parma per la concessione del materiale bibliografico riferibile ad Ermenegildo Pedrazzoni e citato nel presente contributo. La liberatoria è stata concessa in data 30 settembre 2024 alla Dott.ssa Tamara Follesa per uso esclusivo di divulgazione per il blog LaTPC.
Abstract:
The historical complexity, that characterized the 20th century, affected the fraudulent production too. The fast 20th century evolution concerned different areas, geo-political, technological-scientific, legal-legislative, cultural and social ones, but also the history of forgery. Alceo Dossena and his assistant Ermenegildo Pedrazzoni were among the most skilled exponents of Renaissance-style sculptural forgery.
Keywords:
forgery, forger, fraudulent, 20th century
Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Tamara Follesa
Scritto in data: 29 settembre 2024
Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.
Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.
Copertina
https://www.metmuseum.org/art/collection/search/830357
Fig. 1
B) https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Grande_madonna_cowper.jpg
A) https://www.santagostinoaste.it/opere/dossena-alceo-madonna-che-allatta-il-bambino-1936-151-485.asp
B) foto estratta dal catalogo di vendita Sculptures by Alceo Dossena, National Art Galleries, Rose Room Hotel Plaza, New York, dal 5 al 9 marzo 1933, lotto n. 21, pp. 48-49; prezzo indicato 450 dollari. © The Metropolitan Museum of Art, Thomas J. Watson Library: https://archive.org/details/unset00nati_32
C) estratto dal catalogo di vendita Sculptures by Alceo Dossena, National Art Galleries, Rose Room Hotel Plaza, New York, dal 5 al 9 marzo 1933, pp. 86-89; © The Metropolitan Museum of Art, Thomas J. Watson Library: https://archive.org/details/unset00nati_32
Fig. 3
Foto estratta da S. Provinciali, Fu un vero maestro della copia, tra le sue opere anche “falsi archeologici” per ingannare il Reich in «Gazzetta di Parma» del lunedì 7 febbraio 1994, p. 5; per gentile concessione della Gazzetta di Parma. La liberatoria è stata concessa in data 30 settembre 2024 alla Dott.ssa Tamara Follesa per uso esclusivo di divulgazione per il blog LaTPC.
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