Evoluzioni del falso: le origini

Dettaglio macrofotografico bassorilievo in marmo falso ottocentesco ©Foto archivio personale di studio di Tamara Follesa

Premessa

Tra le minacce che afferiscono i crimini al patrimonio culturale, una percentuale considerevole è rappresentata dal fenomeno della falsificazione delle opere d’arte.

Secondo il report sui reati in materia di contraffazione di beni culturali e antichità stilato dall’INTERPOL, nel 2021 i beni sequestrati contraffatti totali di tutti gli stati membri (Europa, America, Africa, Asia/Sud Pacifico per un totale di 195 paesi) sono stati ben 5.773, afferenti svariati ambiti quali l’archeologia, la numismatica, la paleontologia, beni librari e religiosi, e con maggior estensione, opere di scultura, grafica e pittura. In particolar modo per quest’ultima fattispecie tecnica, i dipinti contraffatti sequestrati sono stati 1.603 [1]. Il breve cenno a questi dati viene qui fornito quale monito utile a comprendere meglio la gravità di tale fenomenologia in epoca contemporanea, i cui danni economici hanno una ricaduta verso risvolti sociali e culturali. A tal proposito, desidero rimandare, per un inquadramento esaustivo anche dal punto di vista normativo, ai contributi di Leonardo Miucci, La falsificazione dei Beni Culturali e La Confisca Delle Opere D’arte Contraffatte.  

Benché il quadro giuridico di punibilità di tale reato sia arrivato in epoche relativamente recenti, la storia del falso nell’arte possiede origini antichissime. Oggi come ieri, il fenomeno della falsificazione dei beni culturali, come visto anche dai casi proposti nel report dell’INTERPOL, si estende verso una moltitudine di beni e oggetti che afferiscono materie, tecniche e ambiti cronologici tra loro estremamente differenti.

In questa sede, seppur in forma sommamente sintetica, consapevole che la tematica che si vuole trattare ha una portata di grande complessità e ampiezza delle argomentazioni, si cercherà di offrire un piccolo excursus storico ad ampio raggio sul tema della contraffazione e del falso, la cui trattazione verrà condivisa in contributi periodici, esplorando passo dopo passo il fenomeno sotto molteplici aspetti, cercando di non cadere nel diffuso cliché di lodare gesta e vicissitudini legate a falsi e falsari, la cui intrinseca natura è quella dell’inganno e dell’imbroglio e che pertanto non può mai essere benevola. Nella ferma convinzione che comprendere e conoscere i passaggi storici che si sono manifestati attorno a tale problematica possano entrambi essere utili strumenti offerti per mezzo di un’azione culturale come quella della divulgazione, soprattutto per chi non è un addetto ai lavori o conoscitore della materia, tali contributi saranno atti ad acquisire ulteriore consapevolezza e ad operare una maggior sensibilizzazione verso la tutela materiale e morale del nostro patrimonio, così come mission condivisa dell’intero Blog La Tutela del Patrimonio Culturale. Scientia potentia est (sapere è potere).

 Le origini

Sin dalle sue origini, l’uomo per migliorare la propria interazione con il mondo circostante ha sentito la necessità di costruirsi degli strumenti che non poteva trovare in natura, denominati artefatti. La creazione di tali prodotti si è evoluta nel tempo così come si è evoluto l’uomo,  dando forma e materia fisica e concreta alla manifestazione dei processi mentali del proprio pensiero:  in questo quadro si dipanano due macro tipologie di artefatti, quelli la cui funzione è efficace nello svolgere meglio una certa attività (pensiamo ad esempio al momento in cui l’uomo ha sentito l’esigenza di non mangiare più con le sole mani ma di costruirsi degli strumenti utili per sopperire meglio a tale compito), inglobando in essi anche l’evoluzione più specifica mediante cui l’unione di più artefatti semplici poteva generare prodotti più complessi. L’altra macro-area è quella a carattere più simbolico e interiore, in cui rientrano ad esempio testi scritti, nonché le opere d’arte con cui i precedenti rappresentanti della nostra civiltà hanno espresso ciò che vedevano, sentivano o immaginavano [2].

L’uomo ha quindi dapprima sopperito alle sue esigenze primarie, attraverso l’invenzione e la realizzazione, giungendo alla creazione di manufatti che oltre il loro carattere di utilità, si sono avulsi di connotazioni decorative, simboliche e caratterizzanti il proprio tempo. L’insieme di tali prodotti dell’ingegno umano, quando carichi di doti di eccezionalità e rarità, per l’intrinseco valore storico e culturale che ne testimoniano materialmente l’appartenenza ad una civiltà, si inglobano nei beni culturali (Commissione Franceschini, 1967).

Così l’uomo appropriatosi della capacità di trarre utilità, sia a carattere pratico che concettuale delle proprie elaborazioni, ha prima emulato, riprodotto, copiato e infine falsificato.

Nei secoli il falso, come vedremo nei contributi successivi, ha avuto accezioni differenti e anche laddove non ancora inserito in un contesto strettamente doloso, possiamo asserire che il falso, in quanto riproduzione, copia o imitazione, finanche manomissione o totale invenzione fasulla tratta da un modello originale, si è manifestato sin dagli albori della capacità di creazione materiale dell’individuo. In passato, inoltre, ancora lontani dagli strumenti sistematici delle moderne discipline di studio, spacciare un’opera falsa per vera, era certamente più semplice.

Il concetto stesso di autenticità si è evoluto nel tempo: a partire dagli studi dello storico dell’arte Cesare Brandi (1906-1988), gli esperti sono concordi nell’attribuire all’epoca rinascimentale l’antesignana nozione di proprietà intellettuale e autorialità così come la intendiamo oggi, riconoscendo così nella possibilità di contraffazione la sua accezione negativa e fraudolenta.

La falsificazione abbonda nella vita dell’uomo e abbonda nell’arte.  

Quando si intraprende un viaggio a ritroso nella storia del falso, è impossibile non attraversare le impervie strade che vedono coinvolti altri settori della materia i cui confini talvolta nebulosi si intersecano tra loro rendendo arduo il compito di restituire una scansione cronologica netta. Lo svelamento del falso raramente è immediato: esso può restare celato e inosservato per decenni, se non secoli (se non ci riferiamo alla contemporaneità), e solo allora viene rivelata la perfetta mimesi dell’inganno che necessita comunque di un punto di osservazione critico per comprenderne la sua matrice contestualizzata al tempo e ai gusti collezionistici e di mercato dell’epoca che lo hanno forgiato.

Nell’antichità, primordiali mistificazioni sono legate al segno, inteso come simbolo grafico e d’espressione condiviso da uno stesso gruppo di individui; nell’ambito delle prime evoluzioni della scrittura non è stato raro rinvenire iscrizioni postume al reperto, talvolta per conferirsi privilegi, poteri o con l’intento di amplificare gli accadimenti per celebrarne la memoria. Per scongiurare eventuali manipolazioni attorno al III millennio a. C., tra le civiltà dei territori della Mesopotamia emerse l’esigenza di certificare attraverso un sistema di sicurezza, la veridicità degli scritti (in particolare autenticare documenti ufficiali). Comparvero così dei sigilli cilindrici a rullo (Fig. 1), sapientemente intagliati in negativo su pietre dure e poi pressati su materiale molle quale argilla, ceralacca o cera in cui le raffigurazioni sarebbero emerse in positivo, ognuno dei quali era unico, irriproducibile e utile ad identificarne il possessore.

Documentati tentativi di truffa vedevano coinvolti orefici che mescolavano metalli più leggeri all’oro per creare monili e gioielli: Prisciano Di Cesarea, scrittore latino a cavallo fra il V e il VI secolo d.C. riportò la descrizione di un esperimento condotto da Archimede nel suo trattato Sui corpi galleggianti per effettuare un’indagine sull’autenticità di una corona d’oro commissionata dal re Gerone II.  L’esperimento, attraverso il confronto di peso dei metalli e l’immersione nell’acqua del corpo in esame con quello di comparazione, rivelò che la corona conteneva anche argento, pertanto non poteva ritenersi autentica[3].

Tra le primissime manifestazioni di falsificazione diffuse sin dal mondo antico, è da menzionare senz’altro quella delle monete (Fig. 2): tra le attività introdotte per trarre profitto vi era quella di ridurre il peso della moneta del suo metallo prezioso, rivestire metalli vili (per lo più rame) con una sottile pellicola di metallo nobile (monete suberate), sino alla cosiddetta “tosatura”, ossia la sottrazione di piccole quantità di metallo pregiato dal bordo della moneta. La stessa autorità emittente di un dato conio poteva essere anche fautrice di alterazioni per proprio vantaggio.

Tamara Follesa_Evoluzioni del falso: le origini

La contraffazione monetale fu di tale portata che, a partire dall’epoca romana, i provvedimenti adottati furono estremi: i trasgressori sorpresi nella falsificazione venivano condannati a morte con metodi non proprio ortodossi, quali colare piombo fuso in gola del condannato, far bollire il falsario in olio bollente, il rogo o lo strangolamento, insomma, nessuna indulgenza era prevista per impostori e falsificatori. 


Note

[1] Interpol, Data on Forgeries in «Assessing Crime against cultural property 2021», ottobre 2022, pp. 21-22.

[2] M. B. Ligorio, S. Cacciamani, Psicologia dell’Educazione, Roma 2013, pp. 229-250.

[3] F. H. Fleck, Archimede sui corpi galleggianti-libro I (versione italiana con testo greco a fronte, redazione latina di G. di Morbeke, note alle proposizioni, epitomi), in Quaderni di Scienze Umane e Filosofia Naturale, 2, 3, settembre 2016, pp. 63-64.

Bibliografia essenziale:

  • A.A.V.V., Falso! Il patrimonio culturale e la difesa dell’autenticità, Collana Quaderni del Master Esperti nelle attività di valutazione e di tutela del patrimonio culturale e Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale, convegno interdisciplinare Roma, 25.27 ottobre 2018, Roma, 2020;
  • Atti della Commissione Franceschini, Atti e documenti della Commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, Roma 1967;
  • C. Brandi, Teoria del Restauro, Torino,1977, p. 65;
  • M. Cerbella, I falsi come riconoscerli nell’arte e nell’antiquariato, Stia, 2008;
  • N. Charney, The Art of Forgery, Londra, 2015;
  • F. H. Fleck, Archimede sui corpi galleggianti-libro I (versione italiana con testo greco a fronte, redazione latina di G. di Morbeke, note alle proposizioni, epitomi), in Quaderni di Scienze Umane e Filosofia Naturale, 2, 3, settembre 2016, pp. 63-64;
  • Interpol, Assessing Crime against cultural property 2021, ottobre 2022;
  • O. Kurz, Falsi e falsari, Venezia 1961;
  • C. Lanchi, Le monete suberate di età repubblicana dal Medagliere dei Musei Capitolini: un esempio di contraffazione nell’antichità in «Quaderni del Master Esperti nelle attività di valutazione e di tutela del patrimonio culturale e Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale»; Atti del ciclo annuale di studi 2018/2019, Roma 2020, pp. 157-168;
  • M. B. Ligorio, S. Cacciamani, Psicologia dell’Educazione, Roma 2013, pp. 229-250;
  • P. Preto, Falsi e falsari nella storia dal mondo antico a oggi, a cura di W. Panciera, A. Savio, Roma 2020.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Tamara Follesa

Scritto in data: 22 febbraio 2023

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About Tamara Follesa 8 Articles
Storica dell'Arte, Perito d’Arte Moderna e Contemporanea del Tribunale di Cagliari, Perito Calligrafo. Specializzata al Master di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” presso l'Università degli Studi di Roma Tre con la Tesi “Metodologie di Indagine e approcci multidisciplinari nell'autenticazione dell'arte contemporanea per il contrasto al fenomeno della falsificazione”, a cui ha fatto seguito la Borsa di studio del Centro Di Eccellenza Del Distretto Tecnologico Culturale Della Regione Lazio (DTC Lazio-Italia). All’interno del percorso di formazione ha svolto uno stage di sperimentazione operativa presso il Laboratorio del Falso a Roma, centro di studio per il contrasto alla falsificazione dei beni culturali e d’arte. Ha prestato la sua professionalità in qualità di Perito del Tribunale e Consulente Tecnico per la Procura della Repubblica nell’ambito del processo penale occupandosi della verifica dell’autenticità di opere d’arte poste sotto indagine e sequestro, nonché ha svolto incarichi di accertamento tecnico preventivo nel corso di procedimenti cautelari. Collabora con laboratori di diagnostica scientifica e studi di consulenze nel campo dell’autenticazione in Italia e all’estero. Si è occupata inoltre dell’inventariazione e la stima di importanti collezioni d’arte di Fondazioni artistiche e Istituzioni pubbliche con sede in Sardegna.