Il Discobolo Lancellotti

Statua; copia in marmo pario da originale in bronzo, opera di Mirone (V secolo a.C.)

Datazione: epoca adrianea-antonina (metà del II secolo d.C.)

Nel 1938 Hitler venne in visita in Italia, soffermandosi a Roma e Firenze per ammirare i capolavori d’arte di cui rimase completamente folgorato, dando il via ad un vero e proprio esodo di opere verso la Germania, dove si sarebbe dovuto costituire un nuovo museo dell’arte classica, cioè quella arte ritenuta all’altezza al fine di esaltare la perfezione della razza ariana.

Ma già nel 1937 il Principe Filippo d’Assia, a capo di una commissione per l’acquisto delle opere d’arte, era stato inviato da Hitler stesso per trattare l’acquisto di alcuni pezzi in Italia. Primo oggetto di contrattazione fu proprio il Discobolo Lancellotti, copia romana di finissima qualità da un originale greco di Mirone, vincolata dallo Stato Italiano come opera di altissimo interesse e per questo non esportabile (Legge 364/1909). Qualsiasi spostamento doveva essere autorizzato dall’istituzione competente, sotto la giurisdizione della Direzione alle Antichità, alle Gallerie e ai Monumenti, sotto il Ministero dell’Educazione Nazionale. L’allora Ministro era Giuseppe Bottai.
Agli occhi delle autorità politiche però la richiesta avanzata dal Principe d’Assia valeva ad accontentare Hitler in persona, per cui Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri, con il probabile intervento dello stesso Mussolini, sollecitava Bottai affinché autorizzasse “una velocissima dipartita del Lanciatore di Disco per ragioni amministrative”. Il Discobolo venne acquistato dal governo tedesco al principe Lancellotti per 5 milioni di lire e arrivò così a Monaco nel giugno del 1938.

Da quel momento in poi cominciò una vera e propria emorragia del nostro patrimonio artistico, con l’esportazione illegale di molte altre opere.

Nell’autunno del 1946 partì la prima Missione per il Recupero delle opere d’arte in Germania, con a capo Rodolfo Siviero. Insieme a lui, tra gli altri, vi erano anche Giorgio Castelfranco e Roberto Salvini. Presso il Collecting Point di Monaco, il capitano Rae della Fine Arts and Monuments coordinava le varie restituzioni ai paesi di provenienza delle opere. Per l’Italia, Giorgio Castelfranco, si occupò di redigere liste e confrontare elenchi, al fine di individuare le opere di cui chiedere la restituzione.

Nel 1947 si ebbero le prime restituzioni all’Italia. Il Discobolo Lancellotti però non rientrava tra le opere che potevano godere di un rientro automatico. Le maggiori difficoltà alla restituzione si presentavano, infatti, per quelle opere che erano state acquistate da Hitler e Goering in persona. Il punto su cui si batteva Siviero, contro le forti pressioni tedesche, era proprio quello di far capire che esse erano state esportate violando le leggi di tutela e doganali dello Stato Italiano.
Il Governo militare degli Stati Uniti in Germania dette ragione alle rivendicazioni italiane e il 16 novembre 1948 il Discobolo Lancellotti tornò in Italia insieme ad altre 38 opere che erano state esportate illegalmente ad opera dei nazisti prima dell’8 settembre 1943.

La foto mostra Rodolfo Siviero con il Ministro degli Esteri Carlo Sforza di fronte al Discobolo Lancellotti esposto a palazzo Venezia durante la Seconda mostra nazionale delle opere d’arte recuperate in Germania nel 1950.
Fonte foto: www.museocasasiviero.it

Nel 1954, in segno di riconoscenza per l’aiuto che gli Americani dettero all’Italia nelle concitate fasi di restituzione delle opere, venne regalato al Governo statunitense un assemblaggio di elementi significativi: una colonna e un capitello antichi provenienti dall’area del teatro di Marcello a Roma; una copia in bronzo del Discobolo, realizzata da artigiani fiorentini. I tre pezzi assemblati l’uno sull’altro, vennero poi sistemati nel giardino del piazzale antistante il dipartimento di Stato a Washington.

Il Discobolo – conservato presso il Museo Nazionale Romano, sede di Palazzo Massimo – è diventato il simbolo dell’opera di recupero compiuta da Rodolfo Siviero, essendo stato sicuramente il suo più difficile e contestato successo, tanto che fu lo stesso Siviero a commissionare, ad alcuni amici artisti, una serie di medaglie e placche commemorative pensate proprio per celebrare il recupero delle opere trafugate durante la Seconda Guerra Mondiale. Esse erano state pensate per l’inaugurazione di un museo delle opere recuperate, che avrebbe dovuto trovare la propria sede in Palazzo Vecchio a Firenze e che Siviero voleva fortemente venisse realizzato. Nel 1983 la sua morte improvvisa, impedì, però, l’attuazione del tanto desiderato progetto.
Ad ogni modo, molti dei rilievi e delle medaglie che erano già stati eseguiti dagli scultori Giacomo Manzù e Antonio Berti, sono oggi conservati ed esposti presso il Museo di Casa Siviero a Firenze.

Giacomo Manzù, Medaglia rappresentante Discobolo in piedi, con la scritta ‘Siviero e gli artisti italiani’, bronzo, diametro cm 11,5, Museo Casa Rodolfo Siviero, Firenze. Fonte foto: www.museocasasiviero.it

Bibliografia essenziale

F. Bottari, Rodolfo Siviero. Avventure e recuperi del più grande agente segreto dell’arte, Castelvecchi, Roma, 2013.

A. Castellani. F, Cavarocchi, A. Cecconi, a cura di, Giorgio Castelfranco un monument man poco conosciuto (Cat. mostra Firenze, Museo Casa Siviero, 31 gennaio – 31 marzo 2015), Pacini Editore, Pisa, 2015.

F. Coccolo, Law no. 1089 of 1 June 1939. The Origin and Consequences of Italian Legislation
on the Protection of the National Cultural Heritage in the Twentieth Century
, in S. Pinton, L. Zagato, a cura di, Cultural Heritage. Scenarios 2015-2017.

R. Siviero, Seconda mostra nazionale delle opere d’arte recuperate in Germania, Sansoni, Firenze, 1950.

R. Siviero, L’arte e il Nazismo. Esodo e ritorno delle opere d’arte italiane 1938-1963, a cura di M. Ursino, ed. Cantini, Firenze, 1984.

Sitografia

Alinari, https://www.alinari.it/it/dettaglio/DEA-S-001036-9323

Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, Regione Emilia Romagna, rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it

La Repubblica, Archivio, https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/17/in-mostra-firenze-le-opere-che-siviero.html

Museo Casa Rodolfo Siviero, www.museocasasiviero.it

NARA Records Concerning the Central Collecting Points, “Ardelia Hall Collection”. Munich
Central Collecting Point, 1945-51/Restitution Claim Records/Italy Claims – Paintings
Claimed by Italy Still At The Munich Central Collecting Point, www.fold3.com

Autore della scheda “Recuperi famosi” per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Caterina Zaru

Scritto in data: 1 maggio 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

La Regione Toscana, proprietaria del Museo Casa Siviero e di tutte le opere e i documenti lì conservati, concede alla dott.ssa Caterina Zaru le immagini digitalizzate delle stampe fotografiche conservate a Casa Siviero per essere utilizzate a scopo illustrativo sul blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

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