Il Forte di Bard (AO): da opera militare a sede museale

Forte di Bard, foto di Rosario Lepore, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons

Le opere fortificate, pur essendo spesso un elemento fondante del paesaggio storico culturale di un territorio, in alcuni casi costituiscono una problematica per le amministrazioni locali, in particolare sia dal punto di vista della difficile gestione, che della necessaria ricerca di una nuova funzione di strutture edilizie imponenti.

La proprietà militare o demaniale delle opere costituisce spesso il primo problema da risolvere: per iniziare un programma di recupero e valorizzazione, infatti, occorre prioritariamente acquisirne la stessa proprietà che, quasi sempre, è del Ministero della Difesa; spesso in tali condizioni si assiste ad un lento ed inesorabile processo di abbandono di installazioni che ormai sono ampiamente inadeguate per lo scopo cui erano state create, ma che possono costituire una risposta alle nuove esigenze del territorio.

«Le politiche di dismissione e valorizzazione di questi beni pongono dunque nuove responsabilità in capo ai soggetti pubblici, che sono chiamati a compiere scelte complesse che coinvolgono una pluralità di interessi pubblici e privati, in relazione alla migliore utilizzazione dei beni da valorizzare (o da dismettere) e tenendo conto delle caratteristiche dei beni  e del contesto nel quale essi si inseriscono [1]».

Una panoramica del forte che fa ben comprendere la gradezza degli spazi e la sua valenza paesaggistica (foto tratta da Wikipedia, Rosario Lepore, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons)

Da questo punto di vista, il complesso fortificato di Bard costituisce, senza dubbio, un esempio ante litteram di recupero, rifunzionalizzazione e valorizzazione di un’opera fortificata dalla grande valenza anche paesaggistica. Il forte, mirabile esempio di architettura fortificata di sbarramento di valle dei primi decenni dell’Ottocento, è stato oggetto fin dal lontano 1973 di un piano urbanistico regionale della Valle d’Aosta che lo individuava come «importante preesistenza da recuperare per la crescita economica della media e bassa valle»; solo due anni dopo, il complesso viene demilitarizzato e la sua proprietà passa dal Ministero della Difesa a quello delle Finanze in modo da poter iniziare il lungo percorso di recupero. La piazzaforte di Bard è composta da ben tre corpi di fabbrica che, complessivamente, coprono un dislivello di quasi 100 metri: l’Opera Ferdinando, in basso, e a seguire, salendo verso la quota maggiore, l’Opera Vittorio e l’Opera Carlo Alberto, per un totale di oltre 250 locali.

I grandi spazi occupati dal complesso e la sua edificazione per livelli sovrapposti rende palesi le difficoltà e la complessità degli interventi edilizi di restauro e consolidamento strutturale; a tale scopo, dopo aver ottenuto, nel 1992, finanziamenti pubblici di vario livello (comunitari, statali e regionali), sono stati elaborati uno “Studio di fattibilità e piano operativo per il recupero del forte e del borgo medievale di Bard” ed un “Piano dei percorsi di turismo culturale e ambientale”, attuati nei successivi anni grazie all’azione congiunta di diversi professionisti ed istituzioni.

Il forte visto dal borgo (foto di Simona Pons)

Da sottolineare, in questa fase progettuale come le amministrazioni locali abbiano agito in modo congiunto sia sul complesso monumentale fortificato sia sul borgo medievale sottostante: si tratta di due tipologie di bene molto diverse tra loro e, oltretutto, appartenenti ad epoche differenti, che, nelle intenzioni di valorizzazione e recupero, vengono considerate con una visione unitaria ed integrata allo scopo di evitare una scollatura tra il tessuto urbano “vissuto” dai residenti e l’attrattiva turistica.

I lavori di consolidamento e restauro saranno lunghi e si dovrà attendere il 2001 per vederne la conclusione; a partire dall’anno successivo si apre una nuova sfida: quella di stabilire la metodologia di gestione del complesso monumentale. Nel 2002 viene creata l’Associazione dedita a questo scopo e sono bandite le gare per la gestione dei servizi di progettazione ed allestimento museale. Solo due anni dopo, nel 2004, ha luogo il primo evento promozionale: il “marché au fort”, un mercatino di eccellenze artigiane ed enogastronomiche valdostane che si snoda tra le vie del borgo medievale e nei dintorni del forte.

Anche in questo caso, nella creazione di un evento volto alla promozione del bene monumentale recuperato non è stato trascurato il rapporto con il territorio e con gli altri elementi culturali del territorio che lo circonda. L’apertura definitiva del forte e l’inaugurazione del Museo delle Alpi arriva nel 2006 e, ad oggi, il complesso del Forte di Bard ospita cinque diversi spazi museali permanenti, progettati per «integrare la tradizione storica del museo con la finalità educativa che ne contraddistingue la missione, la vocazione innovativa del centro d’interpretazione, luogo di comunicazione e di decodificazione del territorio che rappresenta e la forza comunicativa del parco tematico, con la sua capacità di proporre un’esperienza coinvolgente [2]».

La suddivisione del complesso in diversi corpi di fabbrica ha permesso una suddivisione anche degli spazi museali: nell’Opera Carlo Alberto si trova il Museo delle Alpi, il Museo delle Fortificazioni è ospitato dall’Opera Ferdinando; mentre le “Alpi dei ragazzi” si trova nell’Opera Vittorio; nel corso degli anni sono poi state recuperate anche le prigioni nell’Opera Carlo Alberto che oggi ospitano un percorso che mostra l’evoluzione della rocca fortificata di Bard da castello medievale all’opera di sbarramento ottocentesca.

Ingresso dell’opera (foto di Simona Pons)

Visto nella sua completezza, oggi, il complesso fortificato di Bard risponde pienamente allo scopo del programma museografico: «fare dell’intero forte un grande parco a tema dove offrire ai visitatori la possibilità di vivere una vera e propria esperienza di scoperta e conoscenza delle Alpi, varia, gradevole, prolungata ed articolata su più musei-centri di interpretazione. [La scommessa di Bard è] riflettere il passato e  il presente delle Alpi per proiettarle nel loro futuro. Un museo delle Alpi ma soprattutto per le Alpi [3]».


[1] F. Gastaldi, F. Camerin, Aree militari dismesse e rigenerazione urbana. Potenzialità di valorizzazione del territorio, innovazioni legislative e di processo, Saggi IUAV, Lettera ventidue Edizioni, Venezia, 2019.

[2] Complesso monumentale – Forte di Bard

[3] D. Jalla, in Forte di Bard, storia di un’avventura, Musumeci, Quart (AO), 2005.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Simona Pons

Scritto in data: 28 febbraio 2021

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

Foto di Simona Pons, tranne dove diversamente indicato. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Foto di copertina: Forte di Bard, foto di Rosario Lepore, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

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About Simona Pons 14 Articles
Architetto; laureata in Beni Culturali (ambito di interesse: architettura fortificata )