Il recupero dei Pollaiolo

Le due tavolette, realizzate da Antonio Benci, detto il Pollaiolo, furono trafugate nel 1944 dal deposito (rifugio bellico) individuato presso la Villa Bossi-Pucci di Montagnana (Montespertoli) dove erano state collocate per tenerle al sicuro (o almeno, così si credeva) da possibili bombardamenti su Firenze, seguendo le varie misure di sicurezza emanate dal Ministero dell’Educazione Nazionale già nel 1940 e che saranno oggetto di approfondimenti futuri su questo blog.

Purtroppo, però, insieme ad altre opere degli Uffizi, le tavolette furono portate dai nazisti in Alto Adige. Molte di esse vennero ritrovate dagli alleati a San Leonardo di Passiria e Campo Tures, poi restituite a Firenze il 22 luglio 1945. Dei due Pollaiolo, invece, si persero le tracce.

I verbali di consegna delle opere da parte della R. Soprintendenza alle Gallerie per le provincie di Firenze, Arezzo e Pistoia diretti al Signor Bruno Pacini (che si faceva carico della custodia delle opere) e in particolare il verbale relativo alla consegna numero 3 del 15 maggio 1943, riporta, nell’elenco delle opere consegnate, le due tavolette del Pollaiolo, Ercole e Anteo (n. inventario 1890 – 1478) e Ercole e l’Idra (n. inventario 1890 – 8268).

Nel verbale di ritiro del 22 luglio 1946 le due tavolette risultavano mancanti dalla Villa Bossi-Pucci di Montagnana.

Il poco conosciuto Monuments Man italiano, Giorgio Castelfranco, nella sua “Relazione a S.E. il Ministro [della Pubblica Istruzione Guido De Ruggiero], datata 3 ottobre 1944, scriveva: «a Montagnana tutto asportato, fuorché 12 quadri e due casse».

Castelfranco era stato incaricato, insieme a Emilio Lavagnino, di affiancare gli ufficiali della Subcommissione M.F.A.A. (i cosiddetti Monuments Men), nei sopralluoghi ai depositi delle campagne toscane. Da quanto è possibile leggere nelle relazioni di coloro che parteciparono ai sopralluoghi, quindi non solo Castelfranco e Lavagnino, ma anche gli ufficiali alleati e in particolare Frederick Hartt, i danni al patrimonio artistico di Firenze si rivelarono essere di notevole portata.

Tornando alle vicende delle due tavolette del Pollaiolo, essendo di piccole dimensioni (16 x 9 cm), esse furono con molta probabilità e molta facilità nascoste da uno dei soldati tedeschi e così condotte fuori dai confini italiani.

Ercole e Anteo e Ercole e l’Idra riemersero nel 1962 a Pasadena, Los Angeles, dove – secondo quanto appreso da Siviero – i coniugi Meindl, tedeschi naturalizzati americani, che ne erano in possesso, stavano cercando di farle restaurare per poi venderle. 

Johann Meindl aveva fatto parte di quel drappello di soldati che aveva trasportato le opere in Alto Adige. Il recupero fu, però, ostacolato dalle difficoltà legali sollevate proprio dai due coniugi che tennero bloccate in banca le due opere, opponendosi così al sequestro conservativo. Il Meindl sosteneva che i dipinti gli erano stati donati da una signora di Monaco, Josephine Werkmann. Con l’aiuto del restauratore che era stato chiamato dai Meindl e che poi aveva segnalato i dipinti allo Stato italiano, le due tavolette vennero consegnate al Los Angeles County Museum che li mise temporaneamente in mostra. Seguì una lunga “battaglia” in sede legale. 

All’inizio, l’atteggiamento dei Meidl non fu dei più collaborativi. Erano disposti a cedere le due tavolette alla delegazione per la restituzione delle opere d’arte, al cui capo era Rodolfo Siviero, se lo Stato italiano le avesse acquistate direttamente da loro. Ovviamente Siviero, con i suoi consueti modi, talvolta rudi ma spesso efficaci, rispose semplicemente: «Ma neanche per sogno! Non potevamo comprare opere che erano state rubate! Eravamo decisi a non lasciare la California fino a che non avessimo riavuto indietro i due Pollaiolo! Anche perché, stando in America, avevamo aperto un’ ulteriore pista per il recupero di altre opere provenienti dagli Uffizi».

In questa operazione Siviero venne affiancato da Luisa Becherucci, allora direttrice della Galleria degli Uffizi, che accompagnò la delegazione negli Stati Uniti e seguì tutte le operazioni volte alla restituzione.

Lo Stato Italiano riuscì a farsi restituire le due tavolette, grazie ad un’arguzia dello stesso Siviero: egli, infatti, si appellò al cosiddetto “Patto di Famiglia”, vale a dire il testamento dell’ultima Medici, Anna Maria Luisa, l’Elettrice Palatina, la quale nel 1743 dispose che tutte le collezioni d’arte dei Medici venissero lasciate alla comunità di Firenze, con la condizione che esse non dovessero mai essere allontanate dalla città.

Di fronte a questa evidenza i Meindl dovettero arrendersi. Le opere vennero esposte a Los Angeles e prese in carico dalla delegazione per la restituzione alla chiusura della mostra nella serata del 20 gennaio 1963. La mattina successiva, Rodolfo Siviero, sempre accompagnato da Luisa Becherucci, prendeva il primo volo per Washington con i Pollaiolo custoditi nella borsa a mano. La complessa vicenda del recupero delle opere si concludeva con una cerimonia formale presso la National Gallery of Art di Washington, alla presenza del capo della Corte Suprema Earl Warren e dell’Attorney General Robert Kennedy. Prima di rientrare in Italia vennero esposte anche a New York

L’arrivo a Firenze il 23 febbraio 1963 fu accolto con grande fervore e risonanza da parte della stampa e opinione pubblica, come testimoniano i molti articoli pubblicati su quotidiani contemporanei alle vicende.

Nencini F., Di nuovo a Firenze i due Pollaiolo dopo 19 anni di avventuroso esilio, in “Nazione Sera”, 22 febbraio 1963, prima pagina.
Digitalizzazione del quotidiano conservato presso il Museo Casa Rodolfo Siviero.
Il ritorno dei Pollaiolo, in “Nazione Sera”, 22 febbraio 1963, prima pagina, edizione notte.
Digitalizzazione del quotidiano conservato presso il Museo Casa Rodolfo Siviero.
L. P., I capolavori del Pollaiolo sono tornati agli Uffizi, in “Corriere della Sera”, 22 febbraio 1963, prima pagina. Digitalizzazione del quotidiano conservato presso il
Museo Casa Rodolfo Siviero.

Lo stato di conservazione delle opere, d’altronde, risultò essere pessimo. I Meindl, infatti, li avevano prima fatti ritoccare impropriamente in occasione di un restauro improvvisato, poi li avevano chiusi in banca in una cassetta di sicurezza, senza il minimo accorgimento nel controllo dell’umidità e della temperatura. Le due tavolette, su cui il Pollaiolo dipinse, sono in legno di pioppo: quest’ultimo, dilatandosi o ritirandosi a seconda dell’umidità, aveva fatto increspare in maniera preoccupante la superficie pittorica. Per questo, prima di restituirle definitivamente alla Galleria degli Uffizi – restituzione che avvenne solo nel 1975 – si procedette ad un laborioso restauro.

L’autore, Antonio del Pollaiolo, fu geniale interprete del primo rinascimento fiorentino. Orafo, pittore, scultore e architetto, insieme a Verrocchio e Luca della Robbia, fece parte della commissione incaricata di collocare l’enorme palla sulla lanterna della cupola del Duomo.

Le due tavolette, anche se di piccole dimensioni, sono assolutamente complete nella loro esecuzione. Erano state realizzate dal celebre pittore con ogni probabilità in preparazione delle tre grandi teli raffiguranti Le Fatiche di Ercole commissionate da Piero de’ Medici intorno al 1460 e purtroppo andate perdute.

Bibliografia

Ritrovati i due celebri dipinti del Pollaiolo, in “Giornale del Mattino”, 02 gennaio 1963, prima pagina.

Le fatiche d’Ercole del Pollaiolo sarebbero state ritrovate in America, in “La Nazione”, 02 gennaio 1963, prima pagina.

Nessun dubbio sull’ autenticità dei due Pollaiolo, in “Il Resto del Carlino, 03 gennaio 1963, p. 7.

 Esposte a Washington le tavole del Pollaiolo, in “La Nazione”, 03 gennaio 1963, p. 3.

Siviero spera di riportare presto i quadri del Pollaiolo a Firenze, in “La Nazione”, 05 gennaio 1963, p. 2.

Memorandum italiano per i due Pollaiolo, in “La Nazione”, 06 gennaio 1963, p.11 .

Forse con i pollaiolo altre tele rubate dai nazisti, in “Corriere della Sera”, 12 gennaio 1963, prima pagina.

Tornano in Italia i Pollaiolo, in “Avanti!”, 15 gennaio 1963, p. 7.

Restituiti i due Pollaiolo, in “Il Resto del Carlino”, 15 gennaio 1963, prima pagina.

F. N., Altri cinque capolavori degli Uffizi rintracciati a Monaco di Baviera, in “La Nazione”, 19 febbraio 1963, p. 3.

L. P., I capolavori del Pollaiolo sono tornati agli Uffizi, in “Corriere della Sera”, 22 febbraio 1963, prima pagina.

Nencini F., Di nuovo a Firenze i due Pollaiolo dopo 19 anni di avventuroso esilio, in “Nazione Sera”, 22 febbraio 1963, prima pagina.

Il ritorno dei Pollaiolo, in “Nazione Sera”, 22 febbraio 1963, prima pagina, edizione notte.

F. Bottari, Rodolfo Siviero. Avventure e recuperi del più grande agente segreto dell’arte, Castelvecchi, Roma, 2013.

A. Castellani. F, Cavarocchi, A. Cecconi (a cura di), Giorgio Castelfranco un monument men poco conosciuto, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, Firenze, 2015.

Sitografia

Sito web delle Gallerie degli Uffizi, fotoinventari.uffizi.it.

Sito web della Monuments Men Foundation for the Preservation of Art, www.monumentsmenfoundation.org/hartt-lt-frederick.

Sito web del Museo Casa Rodolfo Siviero: www.museocasasiviero.it/ww4_siviero/applications/webwork/site_siviero/local/portlet/wp_scroll_gallery.jsp?&gallId=100&fileId=126&PTID=20&pageId=7&width=630&ajax=yes.

Sito web Ufficio ricerche, Centro di documentazione dell’ex Polo Museale Fiorentino: www.polomuseale.firenze.it/inv1890/inventario.asp.

Fonti archivistiche

Archivio Siviero, Museo Casa Rodolfo Siviero, Firenze, Fondo Stampa quotidiana e riviste periodiche.

Archivio Storico Gallerie Fiorentine, Firenze, fasc. 1943, Periodo Bellico.

Autore della scheda “Recuperi famosi” per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Caterina Zaru

Scritto in data: 19 giugno 2020

La Regione Toscana, proprietaria del Museo Casa Siviero e di tutte le opere e i documenti lì conservati, concede alla dott.ssa Caterina Zaru le immagini digitalizzate delle stampe fotografiche conservate a Casa Siviero per essere utilizzate a scopo illustrativo sul blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”.

Le immagini sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

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