Il salvataggio delle opere di Giorgio De Chirico

Il nome e il personaggio di Rodolfo Siviero sono principalmente legati all’azione di recupero delle opere d’arte trafugate o illegalmente esportate fuori dall’Italia intorno agli anni della Seconda Guerra Mondiale ma anche successivamente, fino agli anni ‘80 del Novecento. Per questo, a Siviero fu e viene ancora dato molto spesso l’appellativo di “007 dell’arte”. Ma il motivo risiede anche in quello che fu il suo modus operandi da agente segreto: istintivo, a volte anche un po’ rozzo e senza mezzi termini. Figlio di un carabiniere, quale fu Rodolfo Siviero, vocato per natura, quindi, all’azione, egli si lanciò spesso in missioni e recuperi a dir poco rocamboleschi.

Tra questi è sicuramente da ricordare il salvataggio delle opere di Giorgio De Chirico. Lo stesso Siviero racconta l’episodio ne La difesa delle opere d’arte: testimonianza su Bruno Becchi:

Una mattina di levata ci avvertirono [è noto che Siviero aveva una rete di informatori, anche nelle fila tedesche] che Giorgio De Chirico aveva lasciato in fretta la sua casa perché le SS stavano per arrestargli la moglie ebrea [Isabella Far]. Nostri amici lo avevano nascosto da un parroco ma aveva lasciato in casa le sue opere alla mercé della domestica spia, fidanzata di un sergente tedesco delle SS. De Chirico era coraggioso quando dipingeva i duelli a morte e i cavalieri galoppanti in riva al mare ma la realtà in quel momento era diversa. Ci fecero sapere che dovevamo salvargli i quadri. Per compiere l’operazione il capitano Francesco Ruiz ci mandò due carabinieri del nostro servizio e Savino Del Bene, un vecchio antifascista, fornì l’autocarro. Partimmo in quattro col camionista. Giunti alla casa di De Chirico, presso San Domenico [Fiesole], ci presentammo alla domestica, ormai padrona, come ufficiali di polizia che dovevano perquisire la casa abitata da ebrei antifascisti. Il carabiniere Enrico Ricucci piantonò la domestica e noi sgombrammo la casa dei dipinti del Maestro e delle altre cose che potemmo caricare. Prima di uscire presi la domestica da una parte con la scusa di interrogarla sui padroni, il tempo necessario perché Bècchi togliesse un pezzo interno dal ricevitore del telefono. I dipinti di De Chirico vennero consegnati alla Soprintendenza di Firenze e murati in un box delle scuderie di Palazzo Pitti.

Al di là di questo particolare episodio, che permise di mettere in salvo un cospicuo nucleo di dipinti del maestro della metafisica, anche altre opere di De Chirico sono legate in qualche modo a Siviero, che ne fu l’artefice di un salvataggio, diciamo, indiretto. Per spiegarlo occorre fare un piccolo salto indietro nel tempo.

Durante gli anni ’30 Siviero, frequentando i circoli intellettuali fiorentini, in particolare le Giubbe Rosse, aveva conosciuto Giorgio Castelfranco, importante storico dell’arte, funzionario di soprintendenza e mecenate di Giorgio De Chirico. Il pittore soggiornò proprio presso il villino sul lungarno Serristori a Firenze (oggi sede del Museo di Casa Siviero). I Castelfranco, Giorgio e sua moglie, Matilde Forti, dettero vitto e alloggio a De Chirico dal 1920 al 1924; in cambio ricevevano dal pittore le opere che egli realizzava ed è così che la collezione Castelfranco si arricchì di beni prestigiosi creati proprio dal grande maestro. Tra queste vi erano anche Le Muse Inquietanti, il celebre dipinto, che Castelfranco aveva acquistato quando era solo un giovane neo-laureato e che aveva appeso nel suo studio. Oltre a grandi capolavori, De Chirico realizzò per i Castelfranco, inoltre, opere dal valore sicuramente più affettivo: il Ritratto di Giorgio e Matilde Castelfranco e ritratti singoli dei due personaggi.

Giorgio De Chirico, Le Muse Inquietanti, 1916-1918, olio su tela, cm 97×66. Fonte foto: A. Tori, Per un catalogo della raccolta Castelfranco, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, 2010
Giorgio De Chirico, Ritratto di Giorgio e Matilde Castelfranco, 1924, tecnica e misure ignote. Fonte foto: Archivio Castelfranco, Biblioteca Berenson, Villa i Tatti, Fiesole (FI)
Giorgio De Chirico, Ritratto di Giorgio Castelfranco, 1923-1924, tempera su cartone, cm 45×31.
Fonte foto: A. Tori, Per un catalogo della raccolta Castelfranco, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, 2010

La fortuna del clima culturale che si era venuto a creare all’interno del Villino Serristori, purtroppo, cambiò radicalmente rotta con l’avvento delle leggi razziali. I Castelfranco, infatti, erano di origine ebraica. Giorgio, lungimirante, prima ancora che quelle terribili leggi venissero promulgate ufficialmente, iniziò alcune trattative per vendere la collezione di De Chirico. Con i soldi ricavati dalla vendita, permise ai figli di mettersi in salvo, lasciare l’Italia e andare negli Stati Uniti. La splendida collezione, però, subì un’inevitabile dispersione.

Se, invece, oggi a Casa Siviero possiamo ancora ammirare opere di De Chirico, come il ritratto di Matilde, è grazie all’aiuto che Siviero fornì ai coniugi Castelfranco. Rodolfo, infatti, li aiutò a riparare nelle Marche e, quindi, a scampare alle persecuzioni razziali. In segno di riconoscenza i Castelfranco gli fecero dono di alcuni dipinti di De Chirico ancora in loro possesso.

Così oggi quelle opere trovano collocazione nel loro contesto di origine, quel luogo in cui vennero commissionate e realizzate, rappresentando in tal modo la testimonianza materiale di una parte della nostra storia culturale.  

Rodolfo Siviero con il pittore Giorgio De Chirico e il ministro degli Esteri Gaetano Martino in visita alla mostra delle opere recuperate (Museo di Villa Borghese, 8 aprile 1954).
Fonte foto: Archivio fotografico di Casa Siviero

Bibliografia essenziale:

  • R. Siviero, La difesa delle opere d’arte: testimonianza su Bruno Becchi, Accademia delle Arti di disegno, Firenze, 1976.
  • A. Tori, Per un catalogo della raccolta Castelfranco, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, Firenze, 2010.
  • E. Greco, F. Guarducci, A. Tori (a cura di), La «Rivista di Firenze». Una pagina della cultura toscana del Novecento, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, Firenze, 2015.
  • A. Castellani. F, Cavarocchi, A. Cecconi (a cura di), Giorgio Castelfranco un monument men poco conosciuto, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, Firenze, 2015.
  • E. Accorsi (a cura di), Arte e fotografie negli archivi di Giorgio Castelfranco e Rodolfo Siviero, Centro Stampa Giunta Regione Toscana, Firenze, 2017.

Sitografia:

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Caterina Zaru

Scritto in data: 24 aprile 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

La Regione Toscana, proprietaria del Museo Casa Siviero e di tutte le opere e i documenti lì conservati, concede alla dott.ssa Caterina Zaru le immagini digitalizzate delle stampe fotografiche conservate a Casa Siviero per essere utilizzate a scopo illustrativo sul blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

La nostra attività sul blog e sui social viene effettuata volontariamente e gratuitamente. Se vuoi sostenerci, puoi fare una donazione. Anche un piccolo gesto per noi è importante.

Ti ringraziamo in anticipo!

Admin. Cristina Cumbo e #LaTPC team

Puoi inquadrare il QR-code tramite l’app di PayPal, oppure cliccare su:

Sostieni #LaTPC blog