Il teatro dei Pupi siciliani

Foto di Dennis Jarvis from Halifax, Canada, CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons

Il presente articolo nasce come approfondimento specifico del precedente, intitolato Teste di moro e pupi siciliani: la cultura e l’identità della Sicilia dietro i suoi souvenir (link).

Si vuole focalizzare l’attenzione su un bene immateriale che, nonostante il riconoscimento UNESCO, avvenuto nel 2001 (prima ancora che la stessa Istituzione creasse l’apposita lista di beni immateriali. L’iscrizione effettiva avvenne solo nel 2008), da diversi anni a questa parte sta vivendo un grave periodo di crisi. La speranza è quella di sensibilizzare quanta più gente possibile affinché detto patrimonio non venga disperso.

Ma che cos’è un pupo siciliano? Si tratta di una particolare forma di burattino. Vediamo allora, preliminarmente, la differenza tra burattino, marionetta e pupo. Il primo è un manichino ligneo di piccole dimensioni che viene manovrato dal burattinaio – da dietro le quinte – attraverso una serie di fili; la marionetta è invece un pupazzo che viene indossato come guanto su una mano e manovrato, sempre da dietro le quinte, ma in quest’ultimo caso chi manovra è inginocchiato dietro il teatrino. Il pupo, a sua volta, è un burattino in materiale ligneo, metallico e di stoffa (questi ultimi due materiali riguardano l’abbigliamento, in quanto i pupi siciliani raffigurano, per la maggior parte, i paladini di Francia) che viene mosso dal ‘puparo’ o dal maniante, sempre da dietro le quinte – ma a volte anche a vista – attraverso fili e un’asta metallica impiantata sulla testa del pupo stesso.

Chi si occupa della costruzione dei pupi siciliani è il ‘puparo’ che, oltre a possedere specifiche conoscenze artigiane, si occupa anche dei dialoghi e, più in generale, è il responsabile principale della rappresentazione. Viene affiancato in questa dai cosiddetti aiutanti, o manianti (dal siciliano maniàre = maneggiare); questi ultimi infatti assistono il ‘puparo’ muovendo altri pupi ma senza dire una parola.

Sempre da un punto di vista tecnico, in Sicilia esistono due ‘scuole’ di pupi, ognuna con proprie caratteristiche scenografiche e tecniche. Le caratteristiche tecniche hanno a che vedere proprio con le dimensioni dei pupi, il peso, la mobilità: i pupi palermitani, infatti, sono più bassi rispetto a quelli catanesi (da 80 cm a 1 m. d’altezza contro quelli catanesi che variano da 80 cm. fino a 130 cm); ne consegue che il pupo palermitano peserà meno rispetto ad uno catanese (8 kg contro 35 circa); i pupi palermitani hanno le articolazioni snodabili che consentono loro di inginocchiarsi, contrariamente a quelli etnei; quando rappresentano cavalieri, nei pupi palermitani la spada è estraibile mentre in quelli della città etnea è fissa in mano. Vi sono poi differenze riguardanti la modalità della comparsa in scena da parte dei ‘pupari’ e dei loro aiutanti.

Ma da dove viene la tradizione dei pupi siciliani? Perché è così famosa in Sicilia e per quale motivo vengono rappresentate le storie dei paladini di Francia?

Andando per ordine, si può dire che si tratta di una tradizione antichissima che, per come è conosciuta oggi in Sicilia, trova le sue origini nella prima metà dell’Ottocento. Stando agli studi fin qui effettuati, il teatro dell’opera dei pupi nasce dalla commistione tra il racconto orale delle storie dei paladini di Francia, che venivano narrate dai cantastorie – o cuntisti – di paese in paese, e il teatro delle marionette (a sua volta l’attività dei cantastorie si rifaceva ai racconti orali delle vicende dei paladini di Francia che, nel 1516, Ludovico Ariosto riprese mettendole per iscritto nel suo Orlando furioso). Le scene rappresentate derivano dunque dal ‘ciclo carolingio’ facente parte delle cosiddette Chanson de geste, componimenti epico-cavallereschi della letteratura francese dell’XI secolo. Si spiega così il fatto che i personaggi principali siano i vari Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, Angelica e così via.

Ancora, il teatro dell’opera dei pupi nasce in contrapposizione al teatro dell’opera lirica: mentre infatti, nell’Ottocento, la nobiltà e la borghesia usavano andare a teatro a vedere l’opera, il popolino ‘rispose’ con l’opra, da cui opera dei pupi.

La notorietà e l’ampia diffusione del teatro dei pupi nasce dunque da due elementi: innanzitutto perché – come riferito da Rosario Perricone, direttore del Museo Internazionale delle Marionette “A. Pasqualino” di Palermo, – «nel raccontare le storie di Orlando e Rinaldo e della corte di Carlo Magno, raccontano le storie dei vinti e delle persone che cercano di vincere le battaglie della quotidianità. Ecco perché diventa un repertorio fondamentale per le classi popolari siciliane». In secondo luogo, anche per questi motivi, il teatro dei pupi costituiva luogo di aggregazione e intrattenimento della gente; quando, però, intorno agli anni Cinquanta del Novecento venne inventata la televisione, questa colpì gravemente il teatro dei pupi, privandolo del suo tradizionale pubblico (una prima crisi è attestata, infatti, intorno agli anni Settanta). Per sopravvivere il teatro dell’opera dei pupi dovette riadattarsi ai nuovi tempi, tanto è vero che, oggigiorno, gli spettacoli sono rivolti perlopiù al grande pubblico di turisti che affollano l’isola.

Tra gli artefici di questa ‘evoluzione’ si trova Mimmo Cuticchio, uno dei più noti ‘pupari’ siciliani operante a Palermo. Figlio d’arte (la tradizione dei pupi siciliani viene generalmente tramandata all’interno della famiglia), egli apprese tutto questo patrimonio dal padre che, a sua volta era ‘allievo’ della famiglia Greco, operante a Palermo già dagli anni Trenta dell’Ottocento. Altri esponenti del teatro dell’opera dei pupi operanti nel palermitano sono i membri della famiglia Mancuso, mentre nel catanese troviamo i Napoli, i Macrì (ad Acireale), i Puglisi (a Sortino, SR), i Russo attivi a Caltagirone (CT) dal 1918 al 1989.

Nonostante il riconoscimento UNESCO come bene immateriale, nel 2001, e il successivo ingresso nella lista nel 2008, il teatro dell’opera dei pupi continua a vivere un periodo di crisi, anche a causa della chiusura dei teatri imposta dall’emergenza coronavirus. Molte sono le iniziative volte a rilanciare questa tradizione, ma è altrettanto vero che ancora molto resta da fare per evitare la scomparsa di questa tradizione storica e culturale profondamente radicata nella vita del popolo siciliano, nonché nell’immaginario collettivo delle migliaia di persone che, quotidianamente, visitano l’isola. Perdere questo patrimonio non significherebbe soltanto perdere una manifestazione teatrale, ma anche secoli di storia, letteratura, cultura, saperi che si celano, più o meno consapevolmente, dietro i pupi siciliani.

Sitografia:

A. Napoli, Storia dei Pupi siciliani, sul sito del Comune di Catania (07.03.2009): https://www.comune.catania.it/la-citta/tradizioni/pupisiciliani/storia-dei-pupi-siciliani/

Opera dei Pupi, Sicilian puppet theatre, sul sito UNESCO: https://ich.unesco.org/en/RL/opera-dei-pupi-sicilian-puppet-theatre-00011

Opera dei Pupi siciliani, sul sito UNESCO: http://www.unesco.it/it/PatrimonioImmateriale/Detail/387

I Pupi siciliani e la loro storia, sul sito Lentinionline: http://www.lentinionline.it/sicilia/i_pupi_siciliani.htm

Virus, anche il teatro dei pupi in crisi: “Patrimonio che rischia di scomparire”, su Palermo Today (26.05.2020): https://www.palermotoday.it/attualita/coronavirus-crisi-economica-teatro-pupi.html

Video:

Mimmo Cuticchio, L’opera dei Pupi (03.07.20158: https://www.youtube.com/watch?v=wsXD9vUkduo

Treccani Channel, Patrimonio dell’UNESCO – Opera dei Pupi siciliani (16.07.2018): https://www.youtube.com/watch?v=1sF9TkJ2Wuw

Foto di copertina:

Foto di pupi siciliani: Dennis Jarvis from Halifax, Canada, CC BY-SA 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0, via Wikimedia Commons

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Emanuele Riccobene

Scritto in data: 17 novembre 2021

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About Emanuele Riccobene 21 Articles
Storico. Ha conseguito il master I° livello in "Esperti nella tutela del patrimonio culturale" presso l'Università "Roma Tre". Ha all'attivo pubblicazioni sulla storia politica, militare, economica e sociale della Sicilia. Sta inventariando il patrimonio culturale immateriale del Comune di Delia (CL).