Il volto d’avorio

Volto di statua, appartenente a un gruppo crisoelefantino (ovvero in avorio ed oro)

Datazione: I secolo a.C.

Materiale: avorio

Dimensioni: 20,2 cm di altezza; 14,5 cm circa di larghezza

Il volto – ricavato da un’unica zanna di elefante – doveva appartenere a una statua alta quasi 2 m., raffigurante una divinità, con ogni probabilità Apollo oppure una dea. Gli altri frammenti rinvenuti in situ potrebbero essere attribuiti ad altre sculture che facevano parte di un gruppo. Si riscontra un accenno di capigliatura nella parte superiore del manufatto.

Il volto d’avorio venne ritrovato da un gruppo di tombaroli nel 1994, presso le rovine di una villa romana di I secolo a.C. nella campagna di Anguillara Sabazia, località Torre dei Venti.

I tombaroli contattarono un famoso ricettatore poiché l’opera non poteva essere facilmente posta in commercio. Le notizie, giunte anche presso il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, fecero sì che i militari potessero iniziare un’indagine.

Fu il capo dei tombaroli, Casasanta, ad autodenunciarsi (probabilmente per una sorta di rivalsa economica nei confronti dell’acquirente), consegnando alcuni frammenti in avorio – un orecchio e un ricciolo – e dichiarando di aver ritrovato inoltre altre opere in avorio e 4 statuette egizie. Casasanta rivelò di aver venduto la scultura a un trafficante italiano, a sua volta esportata prima in Germania, poi in Svizzera, divenuta proprietà di una collezionista. Quest’ultima, arrestata dalle autorità cipriote, confessò un’ulteriore vendita del volto a un trafficante internazionale attivo a Londra.

Grazie alle indagini e alle pressioni operate dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, il trafficante restituì l’opera nel 2003 attraverso il suo legale, consegnandolo all’Ambasciata Italiana a Londra.

Il reperto venne, quindi, affidato all’Istituto Centrale del Restauro. Attualmente è conservato presso il Museo Nazionale Romano, sede di Palazzo Massimo alle Terme.

Bibliografia essenziale:

Video:

Autore della scheda “Recuperi famosi” per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Foto tratte da: Il volto d’avorio. L’eccezionale recupero di un’opera trafugata, Roma 2003.

Le immagini sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

Scritto in data: 3 febbraio 2021

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About Cristina Cumbo 115 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.