La nuova vita di quattro lastre etrusche in terracotta dipinta: recuperate dalle Fiamme Gialle, troveranno collocazione presso l’Antiquarium di Pyrgi

Volti millenari dagli occhi amigdaloidi, il sorriso arcaico famoso nell’Apollo di Veio, colori vivaci, dinamicità e il racconto di una storia, che sia questa legata al mito oppure ai rituali: sono alcuni degli aspetti dell’arte etrusca, riprodotta nelle quattro lastre recuperate dalla Guardia di Finanza, restaurate e studiate dalla Soprintendenza per l’Etruria meridionale.

I magnifici reperti sono stati presentati per la prima volta presso Palazzo Patrizi Clementi durante le Giornate Europee dell’Archeologia 2022, ma se ne è parlato anche nel corso dell’adunanza pubblica della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, presso il Palazzo della Cancelleria Apostolica, il 22 giugno scorso.

Era il 2019 quando le Fiamme Gialle, nel corso di un’attività d’indagine, sequestravano a Cerveteri quelle che, a prima vista, potevano sembrare tegole dipinte. Agli occhi dei funzionari di Soprintendenza i reperti si palesarono, invece, come lastre in terracotta dipinta, risalenti agli ultimi decenni del VI secolo a.C., danneggiate in parte da maldestri tentativi di restauro. Si conoscono quasi 500 esemplari appartenenti a questa tipologia di manufatti, tutti frammentari, eccezion fatta per le lastre Campana, conservate al Louvre, e per le Boccanera al British Museum.

A cosa servivano? Non erano oggetti con utilizzo funerario, bensì protettivo. Venivano infatti posti a copertura delle murature monumentali, di edifici civili, decorati in un secondo momento, ed erano aggettanti, fissati non solo tramite grappe, ma anche e soprattutto attraverso “binari”, che ne permettevano il loro incastro.

L’intervento di restauro, effettuato urgentemente, ha consentito di conoscere meglio la tecnica di realizzazione della pittura, ottenuta attraverso la cottura, mentre non sono stati trovati leganti organici. Preliminare a queste operazioni, sono state quelle diagnostiche, volte a verificare anche l’autenticità dei reperti attraverso la termoluminescenza.

Mentre tre delle lastre, considerata l’omogeneità di ripartizione dei campi e lo stile, sembrerebbero appartenere alla stessa bottega, forse anche al medesimo artista, la quarta lastra (che è stata denominata D) è differente, anche per tematica figurativa, seppur coeva.

La lastra A presenta la battaglia tra un guerriero – un oplita -, e un’amazzone. I confronti figurativi fanno intendere che si possa trattare dello scontro tra Achille e Pentesilea, immortalato nel momento precedente al tragico epilogo, più famoso e rappresentato, per esempio, nella ceramica attica.

Pentesilea, dettaglio (foto tratta da: https://sabapviterboetruria.beniculturali.it/)

La lastra B lascia ancora qualche dubbio aperto riguardo l’interpretazione. Si possono osservare due personaggi che corrono, inseguendosi: l’uomo, dalla carnagione più scura, con i capelli lunghi e biondi che scendono sulle spalle, impugna un ramo; la donna, lo precede voltandosi a guardarlo, ed è armata d’arco. Gli studiosi hanno ipotizzato si possa trattare di Apollo e Artemide, ma anche di Atalanta che gareggia con Melanione, suo futuro marito.

Melanione/Apollo (foto tratta da: https://sabapviterboetruria.beniculturali.it/)

La lastra C, purtroppo, è rovinata nella parte superiore relativa ai volti dei personaggi, la cui assenza ha determinato qualche incertezza. Si percepisce la presenza di una donna, in atto di togliersi il velo, e di una figura dalle ali policrome, che indossa particolari calzari e tiene in mano un oggetto, interpretato come un fulmine. Potrebbe trattarsi del messaggero degli dei, Hermes, l’etrusco Turms, che scorta una donna in atto di svelarsi, probabilmente in connessione con una scena più ampia che prevedeva l’episodio del giudizio di Paride.

Figura alata/Hermes, dettaglio (foto tratta da: https://sabapviterboetruria.beniculturali.it/)

Infine, vi è la lastra D che, diversamentre dalle altre, riguarda tematiche rituali e non mitologiche. Il sacerdote tiene in mano il lituo (bastone ricurvo) e punta il dito, in atto di dare direttive, così come si può osservare in altre raffigurazioni, per esempio nelle tombe dipinte di Tarquinia. La figura maschile sulla destra, invece, tiene un oggetto, la cui rappresentazione è quasi perduta, che potrebbe configurarsi come un ramo colmo di frutti e fiori. L’aruspice è stato ritratto mentre insegna l’arte divinatoria.

Aruspice (foto tratta da: https://sabapviterboetruria.beniculturali.it/)

Le quattro lastre, così come i beni culturali in generale sequestrati alla criminalità, sono decontestualizzate, quindi prive di importanti informazioni di carattere storico. Tuttavia, sappiamo che il centro di produzione di questa tipologia di manufatti era proprio Cerveteri. Il recupero di tali reperti ha contribuito ad arricchire la nostra conoscenza dell’arte etrusca e di un popolo affascinante che ha lasciato dietro di sé numerose testimonianze, spesso preda di tombaroli e di ladri d’arte.

Negli anni passati lastre dipinte, frutto di recuperi effettuati dal Comando Carabinieri TPC, di mecenatismo e di atti di diplomazia culturale, sono state esposte nell’ambito delle mostre svoltesi a Santa Severa (“Pittura di terracotta. Mito e immagine nelle lastre dipinte di Cerveteri”, 2018), a Roma (“Colori degli Etruschi. Tesori di terracotta alla Centrale Montemartini”, Musei Capitolini – Centrale Montemartini, 2019-2020) e a Venezia (“Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità”, Palazzo Franchetti, 2021).

Le lastre sequestrate dalla Guardia di Finanza troveranno collocazione presso l’Antiquarium di Pyrgi, nel Castello di Santa Severa (Santa Marinella, Roma), dove potranno essere conservate, ammirate e studiate, restituendo un tassello mancante alla nostra identità culturale.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Foto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale, inserite per puro scopo illustrativo e senza fini di lucro.

Scritto in data: 26 giugno 2022

Il comunicato stampa ufficiale della Soprintendenza è disponibile al seguente link.

La presentazione delle lastre, a cura della Soprintendente M. Eichberg, del Col. Franceschin della Guardia di Finanza, della dott.ssa R. Zaccagnigni, del dott. L. Bochicchio, del dott. Maras e del dott. Giglio sono disponibili sulla pagina Facebook ufficiale della Soprintendenza al seguente link.

About Cristina Cumbo 115 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.