La Riserva Naturale Regionale di Tor Caldara: salvaguardia o degrado?

Tor Caldara (foto di Valentina Angela Cumbo)

A circa 1 Km dal centro di Lavinio (Comune di Anzio – RM) sulla via Ardeatina, è possibile scorgere un’area boscata di modeste dimensioni. Si tratta della Riserva Naturale Regionale di Tor Caldara, ormai uno dei pochi lembi sopravvissuti di quella che un tempo era la Selva di Nettuno.

L’area, istituita come Riserva nel 1988, ha un’estensione di circa 44 ettari e custodisce al suo interno un patrimonio naturale e storico-archeologico di notevole importanza. Infatti, la vegetazione autoctona composta da varie specie di Quercus (soprattutto Q. suber e Q. ilex), lascia riflettere su come potesse apparire il paesaggio prima degli anni della bonifica, quando iniziò il disboscamento per favorire la nascita di aree agricole, che successivamente furono convertite in zone edificabili: una selva impenetrabile all’uomo e favorevole alla fauna. Inoltre, la presenza di solfatare rende la Riserva ancora più unica e particolare dal punto di vista geologico, garantendo così la salvezza della zona da ulteriori costruzioni.

Inoltrandosi verso il mare, dopo essersi imbattuti nei resti di alcune trincee della Seconda Guerra Mondiale, è possibile scorgere due importanti preesistenze storiche, appartenenti a periodi differenti: i resti della Villa di Mecenate, di epoca romana e la Torre delle Caldane, eretta in epoca medievale per difendersi dai pirati.

Tutti questi elementi rappresentano dei grandi attrattori turistici, che risultano essere però scarsamente valorizzati. Infatti, l’intera Riserva sembra in qualche modo abbandonata a se stessa, anche nella semplice manutenzione ordinaria dei percorsi esistenti. Sebbene la legge L.R. 26 agosto 1988, n. 50 (B.U.R.L. del 20 settembre 1988, n. 26) che ha permesso l’istituzione della Riserva non consenta grandi modifiche al suo interno, si percepisce un degrado dovuto all’assenza di manutenzione degli edifici, tra cui quelli che si affacciano sulla via Ardeatina, che si presentano come dei veri e propri ruderi, e la serra collocata nei pressi dell’ingresso.

È evidente inoltre come l’area sia pressoché inaccessibile ad un pubblico anziano e ai disabili, obbligati a percorrere il viale principale non potendosi godere appieno le bellezze che la Riserva ha da offrire. Spesso, infatti, i viali secondari sono invasi quasi totalmente dalla vegetazione, consentendo un difficile passaggio anche ai più giovani. Anche l’arredo – rimasto invariato, secondo il progetto originario – è in totale abbandono. I pannelli espositivi, peraltro non più impiantati perpendicolarmente al terreno, sono privi di colore a causa della costante esposizione al sole e agli agenti atmosferici. Sono assenti le sedute e manca un piccolo punto ristoro dove poter acquistare anche solo una bottiglia d’acqua durante le giornate afose dell’estate.

Un altro aspetto critico è l’assenza di valorizzazione delle evidenze architettoniche e archeologiche. La Torre è visibile solo dall’esterno e non è possibile accedervi. Non ci sono pannelli informativi né riguardanti la Torre, né la Villa di Mecenate. Tutto ciò è indice di abbandono che comporta un solo effetto: i turisti non rispettano il patrimonio presente sulla costa laziale, non ne conoscono la storia e danneggiano i ruderi portando via con sé laterizi come fossero souvenir. Bisognerebbe sicuramente investire nel montaggio di telecamere di sorveglianza, nonché nella fondamentale assunzione di personale che possa controllare costantemente le varie zone della Riserva.

Insomma, gli interventi da effettuare sarebbero veramente tanti. Ovviamente per manutenzione non si intende lo stravolgimento dell’esistente, quanto piuttosto una maggiore fruibilità, garantendo il microequilibrio che tiene in vita la Riserva. Attuare un programma di “restauro” sia dei percorsi che dell’edificato, coinvolgendo attivamente i cittadini e sensibilizzandoli verso le tematiche ambientali attuali (tenendo conto che alcuni volontari si preoccupano già da qualche anno di pulire la spiaggia dai rifiuti), sarebbe un buon punto di partenza per poter risollevare le sorti della Riserva e quelle turistiche di Lavinio, senza per questo dimenticare di estendere la fascia oraria di apertura consentendo ai visitatori di godersi un’intera giornata all’insegna della natura.

Bibliografia e sitografia essenziali:

FAI, Riserva di Tor Caldara: https://www.fondoambiente.it/luoghi/riserva-di-tor-caldara?ldc

ParchiLazio.it, Riserva Naturale Regionale Tor Caldara: https://www.parchilazio.it/torcaldara

Il Faro Online, Dopo tre mesi di chiusura riapre ai visitatori la Riserva Naturale di Tor Caldara (20.06.2020): https://www.ilfaroonline.it/2020/06/20/dopo-tre-mesi-di-chiusura-riapre-ai-visitatori-la-riserva-naturale-di-tor-caldara/346867/

Il Faro Online, Alternativa per Anzio: “La Riserva di Tor Caldara è a rischio. Dove sono i soldi?” (23.08.2020): https://www.ilfaroonline.it/2020/08/23/alternativa-per-anzio-la-riserva-di-tor-caldara-e-a-rischio-dove-sono-i-soldi/359402/

M. Catalucci, Anzio, Tor Caldara, un “paradiso” da salvaguardare dal degrado ambientale, su Meridiana Notizie (24.02.2020): https://www.meridiananotizie.it/2020/02/cronaca/anzio-tor-caldara-un-paradiso-da-salvaguardare-dal-degrado-ambientale/

L. Di Benedetto, Anzio, la spiaggia di Tor Caldara tra rifiuti e pericoli, su L’Eco del Litorale (02.08.2019): https://lecodellitorale.it/2019/08/02/anzio-la-spiaggia-tor-caldara-rifiuti-pericoli/

G. Caneva, C. M. Travaglini (a cura di), Atlante storico-ambientale. Anzio e Nettuno, De Luca Editori d’Arte, 2003.

Città di Anzio, Ufficio Ambiente, parchi e giardini, Piano di assetto, programma e regolamento di attuazione della Riserva Naturale di Tor Caldara (art. 6 legge regionale 26 agosto 1988, n. 50), parte I: piano di assetto, Roma, 1993.

Città di Anzio, Riserva Naturale Regionale Tor Caldara, Regione Lazio, Provincia di Roma, WWF, Tor Caldara. Dalla selva al bosco: un ambiente, la sua storia, i suoi abitanti, Roma 1995.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Valentina Angela Cumbo

Foto di Valentina Angela Cumbo. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

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Scritto in data: 7 ottobre 2020

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About Valentina Angela Cumbo 23 Articles
Architetto iunior e Paesaggista iscritta all'Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia; specialista in Beni Naturali e Territoriali.