Le opere fortificate da proteggere e valorizzare. Il patrimonio architettonico fortificato verso l’integrazione nel concetto di patrimonio culturale

Le architetture fortificate molto spesso portano con sé memorie di conflitti e guerre e, forse per questa ragione, esse non vengono quasi mai ricomprese nel complesso di beni facenti parte del patrimonio culturale di un determinato territorio. Inoltre tali risorse, fino ad alcuni anni fa, non sempre venivano valorizzate e rese fruibili in qualità di luoghi turistici; tolti alcuni noti esempi di grande rilievo, quali potevano essere il Forte di Bard in Val d’Aosta o il complesso del Forte di Gavi o di Vinadio in Piemonte, spesso le opere cosiddette “minori”, di ogni epoca e fattura, giacevano dimenticate e senza manutenzione.

Nel corso degli ultimi due decenni, invece, si è potuta osservare l’evoluzione di una visione diversa in cui le opere fortificate, opportunamente restaurate, messe in sicurezza e, soprattutto, censite e studiate anche dal punto di vista archeologico, hanno iniziato ad essere elemento identitario per il territorio e le comunità che lo abitano.

In questo senso occorre sottolineare l’importanza dello sviluppo di una rinnovata coscienza civica che conduca alla protezione dei siti fortificati per far sì che non si trasformino in nuovi luoghi in cui svolgere scavi abusivi alla ricerca di reperti archeologici da immettere nel mercato clandestino.

Esempio di censimento di opere fortificate del Novecento effettuato su base fotografica e sul campo attuato in ambito alpino (Val Pellice – Piemonte) (tratto da https://atlante-operefortificate.blogspot.com/)

Questa problematica, spesso sottovalutata e difficile da contenere proprio a causa dell’ampia diffusione territoriale dei siti fortificati, è legata anche ad una questione di sicurezza: non di rado, infatti, i dintorni delle opere fortificate, soprattutto di epoca novecentesca, nascondono residuati bellici ancora funzionanti e potenzialmente distruttivi.

In secondo luogo, invece, è particolarmente apprezzabile lo sforzo di valorizzazione portato avanti dal mondo dell’arte contemporanea nel confronto dei siti fortificati: numerosissimi sono, infatti, i casi in cui questi ultimi sono diventati scenario e luogo prolifico di stimoli per installazioni artistiche. Per questa ragione è possibile affermare che tali siti stanno trovando il modo di attualizzare la propria identità diventando parte fondante della contemporaneità del territorio, della cittadinanza e della popolazione turistica.

Esempio di valorizzazione del sito fortificato attraverso l’installazione di opera d’arte contemporanea: la fortezza Priamar di Savona (Basilico, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons)

Infine, da punto di vista più strettamente fruitivo, è bene ricordare che le opere fortificate possono essere oggetto di interessanti progetti di sviluppo turistico, ospitando, per esempio, eventi o convegni oppure, nel caso di fortificazioni situate in aree extraurbane, diventando meta di percorsi escursionistici.

Il compito della società contemporanea, quindi, deve essere quello di proteggere il patrimonio fortificato da potenziali reati e di garantire una corretta informazione circa la storia di questi siti e della relativa evoluzione storica del territorio circostante, per far sì che l’opera fortificata sia considerata, a tutti gli effetti, un bene culturale.

Per approfondire:

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Simona Pons

Scritto in data: 30 ottobre 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

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About Simona Pons 14 Articles
Architetto; laureata in Beni Culturali (ambito di interesse: architettura fortificata )