L’ex chiesetta della Madonna del Bel Respiro al confine della Villa Doria Pamphilj: aspetti di riuso e degrado di uno spazio devozionale

Ex chiesetta della Madonna del Bel Respiro (foto di Cristina Cumbo)

All’incrocio tra via Vitellia e via Leone XIII, sulla piazzetta del Bel Respiro, nei miei ricordi di bambina degli anni Novanta del secolo scorso, in quella strana struttura illuminata e coperta da una tettoia, vi erano tanti anziani che ballavano, ridevano, giocavano a carte, semplicemente per trascorrere del tempo insieme. Li osservavo tornando in macchina verso casa, in quell’edificio al confine dell’immensa Villa Doria Pamphilj.

Ora che sono cresciuta e che ho deciso di diventare archeologa, quella struttura non mi appare più tanto “strana”, ma possiede una conformazione precisa: quella di una chiesetta di campagna, la cui entrata è sormontata da un timpano triangolare, mentre sul tetto – nascosto tra le fronde – vi è un piccolo campanile, senza campana, sulla cui cima si intravede una croce, ormai piegata.

Si tratta della cappella della Madonna del Bel Respiro dedicata alla Natività di Maria. Non esistono molte notizie in rete, quasi nessuna direi. Due anni fa, la curiosità e la volontà di intraprendere ulteriori ricerche, mi ha condotta a richiedere l’accesso all’interno della struttura, aperta raramente, in quanto sede della Banca del Tempo. In cosa consiste quest’ultima? Personalmente non ne ero a conoscenza, ma la signora Caterina ha iniziato pazientemente a spiegarmi: si tratta di lezioni tenute in cambio di altre lezioni per poter apprendere cose nuove e trascorrere del tempo in compagnia. Si dona, appunto, il proprio tempo, barattandolo con quello di qualcun altro.

Torniamo, però, al sopralluogo. Evidentemente la chiesetta venne sconsacrata in un periodo che, attualmente, non posso definire con certezza, forse dopo gli anni Sessanta del secolo scorso e vedremo perché. Questo ambiente di preghiera, di raccolta, di fede venne trasformato prima in un luogo di ritrovo per anziani, poi nella Banca del Tempo.

L’interno appare composto da una sala più o meno quadrata, intonacata interamente di un bianco quasi accecante; in realtà, il soffitto tradisce una doppia volta a crociera poggiata su due pilastri speculari. Sul lato destro, si notano quindi due arcate tamponate, ma in una di esse è stata aperta una porta che conduce all’interno di un piccolo stanzino utilizzato come magazzino, coperto invece da una volta a botte.

Dalla parte opposta, sono stati ricavati allo stesso modo una stanzetta e un piccolo bagno di servizio. A parte l’arredo funzionale alla Banca del Tempo, ciò che si nota immediatamente è una cornice rettangolare, probabilmente in stucco, con i volti di due puttini posizionati ai poli opposti, uno nell’estremità alta e uno in basso, accompagnati ad altri due più piccoli e inseriti lateralmente, tutti completamente verniciati di bianco. All’interno della cornice – forse risalente all’Ottocento – è facile immaginare un dipinto a tema sacro, di cui ormai non rimane alcuna traccia. Ai lati di essa, sono due nicchie rettangolari in cui sono posti attualmente vari oggettini.

Le scarse fonti storiche riportano, infatti, la presenza di un solo altare con un quadro raffigurante la Natività della Vergine Maria (veniamo ad apprenderlo grazie a una visita apostolica effettuata il 24 maggio 1824).

Nel 1844 il principe Filippo Andrea V ordina un restauro: saranno rinnovati il soffitto, le bussole, il confessionale, la porta e le parti in legno, ma anche le tabelle per voti e un dipinto della Madonna con il Bambino in braccio: «con colori ad olio il baldacchino della cappelletta in detta villa con Spirito Santo, nuvoli e splendori […], con olio di lino cotto e biacca fina ad olio color legno il soffitto, le bussole, il confessionale, gli inginocchiatori, la porta e le parti in legno […] (dopo) aver ammannato, disegnato e dipinto la Madonna SS.ma sedente col Bambino in braccio nella cappelletta, dato la vernice turchina e fatto le cornici gialle con giallo di croma a due tabellette per voti di detta cappella».

La cappella della Madonna del Bel Respiro in una foto del 1916 (tratta da: C. Benocci (a cura di), Le nuove serre, la vaccheria ed il vicino fienile, la Cascina Floridi, in Villa Doria Pamphilj, Roma 2005)

Fino ai primi anni del Novecento, la cappella della Natività di Maria (denominata anche cappella Rossini) ha proseguito a svolgere la sua funzione religiosa e sociale; con i lavori effettuati per la via Olimpica/Leone XIII, la cappella è stata in parte demolita in fretta e furia, senza rispettare il Piano Regolatore, e spostata dove possiamo vederla oggi. Era il 1960.

Dieci anni dopo, in una foto d’epoca risalente al 1970, la campana non c’è più: si può pensare fosse caduta in disuso e, successivamente o contestualmente, sconsacrata.

Chiesetta del Bel Respiro, 1970 (tratta da: Dipartimento Tutela Ambientale – Comune di Roma, Riqualificazioni viali Villa Doria Pamphilj. Relazione storica: viale Selma Lagerlöf in Villa Pamphilj)
Chiesetta del Bel Respiro, 1970 (tratta da: Dipartimento Tutela Ambientale – Comune di Roma, Riqualificazioni viali Villa Doria Pamphilj. Relazione storica: viale Selma Lagerlöf in Villa Pamphilj)

Tracce di interventi moderni sono rivelate, infatti, dalla muratura composta di grossi blocchi di tufo con alcuni ricorsi di mattoni, visibile sia attraverso la caduta di intonaco relativo alla scala d’ingresso, sia sulla parete esterna sinistra.

Saluto la signora Caterina che intanto ha scambiato qualche chiacchiera con me, mentre documento e fotografo ogni angolo come è in mio stile, uscendo dalla chiesetta ed entrando all’interno della Villa Pamphilj per poter osservare l’esterno.

Noto altri archi, finestre aperte in una tamponatura poi comunque murate (e corrispondenti alle nicchie interne laterali alla cornice), una porta chiusa, un risarcimento di un muro, anche questo tamponato. La chiesa era forse più grande prima dell’Ottocento, ma si può anche pensare che presentasse varie fasi costruttive, ormai quasi del tutto nascoste dietro pesanti strati di vernice e perdute a causa della demolizione e ricostruzione/spostamento.

Gli atti vandalici, purtroppo, come in tutta la villa, non hanno risparmiato la struttura: vistosi “graffiti” imbrattano la parete da cui si diparte lo spazio piastrellato che può definirsi quasi “absidato”.

Della chiesetta, a parte l’aspetto a tratti mascherato, si è quasi persa la memoria. I problemi che affliggono Villa Doria Pamphilj sono molteplici e molto gravi; questo si configura, forse, come uno dei minori, eppure con il trascorrere del tempo della cappella della Madonna del Bel Respiro cosa rimarrà?

Ripensare alla villa non solo come spazio ricreativo, ma anche come luogo culturale potrebbe trovare nella struttura una tappa su cui soffermarsi in un percorso di visita ben ideato, valorizzandola e riportando all’attenzione del più vasto pubblico un tassello storico relativo a ben due quartieri, Monteverde e Aurelio.

Bibliografia essenziale:

C. Benocci (a cura di), Il contesto territoriale dal Medio Evo all’Ottocento: la villa preesistente di Giovanni Rotoli, lo sviluppo secentesco pamphiliano e gli ampliamenti successivi, in Villa Doria Pamphilj, Roma 2005, p. 64: https://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Villa_Doria_Pamphilj_1.pdf

C. Benocci (a cura di), Le nuove serre, la vaccheria ed il vicino fienile, la Cascina Floridi, in Villa Doria Pamphilj, Roma 2005, p. 179: https://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Villa_Doria_Pamphilj_3.pdf

A. Cederna, Distruggiamo le chiese. Il turco a Bologna, su Il Mondo (20.02.1962), p. 7.

Dipartimento Tutela Ambientale – Comune di Roma, Riqualificazioni viali Villa Doria Pamphilj. Relazione storica: viale Selma Lagerlöf in Villa Pamphilj: https://www.comune.roma.it/web-resources/cms/documents/RELAZIONE_STORICA_8159955FDF.pdf

R. Gonnelli, Si ricuce villa Pamphilj. L’Olimpica in tunnel, il parco torna intero, su L’Unità (28.12.1996).

Autrice del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

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Scritto in data: 12 febbraio 2021

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About Cristina Cumbo 117 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.