Nasce il Museo dell’Arte Salvata: uno spazio espositivo unico per accogliere le opere recuperate

Alle ore 11.00 di questa mattina è stato inaugurato un nuovo spazio espositivo, che si va ad inserire nell’aula ottagona delle Terme di Diocleziano, conosciuta forse ai più come ex Planetario. Si tratta del Museo dell’Arte Salvata, dove trovano temporanea collocazione i reperti frutto di recuperi condotti dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC). Tali opere, infatti, faranno tappa qui prima di tornare nei territori di provenienza.

«Questa è una collezione che ruota, in un luogo centrale, forse ancora poco conosciuto e prossimo alla Stazione Termini dove transitano molte persone provenienti da ogni parte del mondo. Le opere resteranno qui alcuni mesi, prima di fare ritorno nei territori da cui provengono». Sono queste le parole del Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Ma c’era realmente bisogno di un nuovo museo in una Capitale che è ricca di storia, archeologia e, per l’appunto, di poli museali?

Il Generale di Brigata, Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri TPC, risponde al quesito: «Sì, ce n’era bisogno perché è un museo complementare. Bisogna proteggere l’arte per poi esporla. Chi preserva il passato, preserva il futuro». E ancora dichiara il Generale di Corpo d’Armata, Teo Luzi, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri: «Questi reperti sono stati salvati per tornare a casa. Si tratta dello Stato che dà un abbraccio protettivo a tali beni».

Una bellissima metafora quella dello Stato Italiano che, abbracciando la cultura, sta proteggendo tutti noi, la nostra memoria, la nostra identità.

(Ph. Renata Esposito)

L’aula ottagona è affollata, eppure i protagonisti di questo evento osservano tutti noi dalle vetrine: alcuni di loro hanno viaggiato molto, dalle piccole province italiane attraverso l’oceano, altri ancora sono stati frantumati dalle picconate e dalle mani degli avidi tombaroli, la cui intenzione era destinarli a musei e collezionisti internazionali. Il Direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphane Verger, lo definisce “un museo dell’arte ferita” ed è proprio questo che ci troviamo davanti: reperti con una storia mutila alle spalle, frammenti della nostra identità culturale privi di contesto che, nonostante tutto, ce l’hanno fatta. Sono, in un certo senso, sopravvissuti, sono stati appunto salvati grazie all’opera degli investigatori dell’arte e alla costante collaborazione delle Soprintendenze.

«Nasce un nuovo museo grazie a una rete di rapporti istituzionali» spiega Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei. «C’è ora una nuova sensibilità verso la legalità e deriva proprio da un grande lavoro che ha avuto inizio già alla fine degli anni Sessanta. Si sta camminando verso una tutela e una valorizzazione condivisa del nostro patrimonio».

Il Museo dell’Arte Salvata si propone, infatti, come una istituzione unica: dall’incessante recupero di opere d’arte, scaturirà un turnover dei reperti; mentre i pezzi esposti saranno collocati nei musei di pertinenza, nuove opere recuperate saranno esposte. Un aggiornamento continuo, così come il lavoro di recupero dei nostri Carabinieri dell’Arte.

La prima esposizione sarà, dunque, basata sui recenti recuperi effettuati dal Reparto Operativo TPC, rientrati dagli USA tra dicembre 2021 e la settimana scorsa. Sono reperti individuati e sequestrati presso direzioni museali, case d’asta e collezioni private statunitensi, esposti già, per qualche mese, presso il Consolato generale di New York.

Nonostante si tratti di opere molto diverse tra loro per cronologia e provenienza, si è cercato di seguire un criterio temporale di esposizione. Le opere più antiche risalgono all’epoca orientalizzante (VII sec. a.C.) e provengono in prevalenza dall’Etruria meridionale, ma anche dal Lazio. Seguono le anfore della seconda metà del VI secolo a.C. con scene figurate. Dalle necropoli etrusche proviene un’ingente quantità di materiale archeologico risalente al VI-V secolo a.C., come la Kylix attica a figure rosse con Dioniso (all’interno) e satiri con menadi (all’esterno). Non si dimentichino le ceramiche apule, nonché una particolare testa votiva policroma proveniente da un santuario non identificato dell’Etruria meridionale o del Lazio.

La prima mostra sarà visitabile dal 16 giugno fino al 15 ottobre 2022, con apertura martedì-domenica, ore 11.00-18.00.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

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Scritto in data: 15 giugno 2022

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About Cristina Cumbo 114 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il master annuale di II livello attivo presso il medesimo ateneo (2019).