Palma Bucarelli e la salvaguardia del patrimonio artistico Italiano durante la Seconda Guerra Mondiale

Quando si parla o si scrive di salvaguardia delle opere d’arte e dei monumenti durante la Seconda Guerra Mondiale, generalmente tutti noi pensiamo ai cosiddetti Monuments Men. Al contrario di quanto il nome possa far pensare, molte furono le donne che vennero arruolate tra le fila dell’MFAA (Monuments, Fine Arts, and Archives) Program. Donne che hanno dato il loro preziosissimo contributo nella tutela del patrimonio culturale europeo durante l’ultimo conflitto mondiale. Palma Bucarelli (Roma, 1910 – 1998) non è annoverata negli elenchi ufficiali dei Monuments Men e Women, perché, in qualità di sovrintendente italiana, non faceva parte dell’esercito alleato. Ma anche la Bucarelli, come altri suoi colleghi uomini, forse più noti, quali Emilio Lavagnino, Pasquale Rotondi, Italo Vannutelli, Giulio Carlo Argan, Aldo De Rinaldis, Giorgio Castelfranco, ha contribuito in maniera di certo non trascurabile alla salvaguardia del patrimonio artistico italiano.

Laureatasi in storia dell’arte presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, col medievalista Pietro Toesca, Palma Bucarelli vinse il concorso indetto dal Ministero dell’Educazione Nazionale per ispettore alle Antichità e alle Belle Arti nel 1933. A soli ventitré anni entrò dunque nell’amministrazione delle Belle Arti e venne assegnata alla Galleria Borghese. Nel 1941 la Bucarelli prese il posto di Roberto Papini (richiamato alle armi nel 1940) nella direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Durante la guerra scelse, come rifugio per le opere della Galleria, Palazzo Farnese di Caprarola. La Bucarelli conosceva molto bene il luogo e gli spazi perché da adolescente vi aveva trascorso lunghe vacanze. Il Palazzo disponeva di spaziosi locali, asciutti e riparati. Nell’autunno del ‘40 gli operai della Galleria, aiutati dal pittore Giovanni Omiccioli, procedettero ai delicati lavori di imballaggio e di trasporto.

La sola scultura inamovibile era L’Ercole e Lica di Canova che, protetta da un’impalcatura di legno e da sacchetti di sabbia, rimase nel salone centrale della Galleria. Le altre vennero temporaneamente rimosse. Da tutte queste procedure la Bucarelli non distolse mai lo sguardo, convinta che «ogni opera d’arte è come un organismo che apparentemente è simile agli altri ma ha una sua particolare natura e reazioni diverse e richiede quindi un particolare trattamento».

Dall’ottobre del  ‘41 al giugno del ’43 si spostò tra Roma e Caprarola senza sosta per vigilare sulla collezione e prelevare le opere più piccole da esporre nelle mostre che la Galleria d’Arte Moderna continuava a organizzare anche in quei mesi di guerra. 

Dopo la caduta del fascismo il 25 luglio 1943, scrive la Bucarelli nel suo diario edito col titolo di Cronaca di sei mesi:

«Già come ‘amici’ prima e poi come ‘alleati’, i tedeschi non erano riusciti a nascondere la loro cupidigia, e sotto la protezione dell’immunità diplomatica, all’insaputa dei nostri uffici di Esportazione o per mezzo di dispotici interventi che annullavano i divieti, già molte opere d’arte erano andate, durante gli ultimi anni, a costituire il Museo di Linz, patria di Hitler, e ad arricchire la galleria privata di Goering».

Nel frattempo, infatti, la Repubblica Sociale, nata proprio dopo la caduta del fascismo, ordinò che le opere d’arte messe in sicurezza nei vari depositi di campagna, venissero trasportate nel nord Italia.

Ecco quindi come alla Bucarelli e a tutti gli altri funzionari e impiegati dell’amministrazione delle Belle Arti, allora diretti da Marino Lazzari, fu chiaro che ciò significava consegnare le opere nelle mani dei tedeschi: il loro trasporto avrebbe costituito l’occasione per organizzare ulteriori esportazioni illecite. Fortunatamente questi funzionari decisero di disobbedire all’autorità politica e a quanto da essa imposto.

Arrivò ai primi di novembre 1943 l’assenso dal Vaticano a mettere al sicuro le opere a Castel Sant’Angelo.

«Si cominciarono i trasporti – scriveva la Bucarelli in Opere d’arte alla macchia, scritto uscito nel 1944, sulla rivista “Mercurio”– ma gli automezzi mancavano, la burocrazia tedesca intralciava; paurosa era la responsabilità davanti alla nazione che domani avrebbe chiesto conto del nostro patrimonio d’arte. Questi trasporti avvenuti in clandestinità dovettero compiersi tra il 23 febbraio e il 6 marzo 1944, molto rapidamente, effettuati complessivamente con 7 autocarri carichi di opere d’arte della Galleria.

[…]

Quando arrivò a Roma l’ultima spedizione dalle Marche, alcune delle opere più insigni furono tolte dalle casse in una sala di Palazzo Venezia, per riscontrarne le condizioni prima di trasportarle in Vaticano. Non mi piace la retorica, ma debbo dire che eravamo commossi. Guardavamo le opere, finalmente al sicuro dopo tanto trepidare, come fossero ancora più nostre, la parte più viva di noi.

Arrivò in quel punto un fonogramma del Ministero di Padova, irritatissimo: deplorava che funzionari “non in attività di servizio” avessero trasportato “arbitrariamente” a Roma opere d’arte e li richiamava alla grave responsabilità da essi assunta. Ci guardammo sorridendo: era la più bella medaglia che si potesse appuntare al petto dei salvatori. Le opere erano lì, il resto non contava. Si continuò a fare i trasporti finché si poté, fino alla liberazione di Roma».

Palma Bucarelli con Rodolfo Siviero in occasione della mostra delle opere d’arte recuperate del 1954 (fonte immagine: Archivio fotografico del Museo Casa Rodolfo Siviero).

Bibliografia

P. Bucarelli, Opere d’arte alla macchia, in “Mercurio”, I, 1944, fasc. 4, pp. 148-151.

P. Bucarelli, L. Cantatore (a cura di), 1944. Cronaca di sei mesi, De Luca Editori d’Arte, 1997.

R. Ferrario, Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli, Mondadori, 2010.

Fonti archivistiche

ACBB (Archivio Castelfranco, Biblioteca Berenson), Serie Professional III. 07, Italo Vannutelli, Relazione sul lavoro svolto per la Protezione del Patrimonio Artistico, Roma, 2 ottobre 1944.

Sitografia

Sito web di Rai Cultura: https://www.raicultura.it/storia/accadde-oggi/Muore-Palma-Bucarelli-ec5ae900-a64f-470f-b9a6-b6f8ada97e01.html.

Sito web di Rai Play: https://www.raiplay.it/video/2018/09/Illuminate—Palma-Bucarelli-acd0109f-17e1-4ac0-9604-95ef9046aeb0.html.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Caterina Zaru

Scritto in data: 17 luglio 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

La Regione Toscana, proprietaria del Museo Casa Siviero e di tutte le opere e i documenti lì conservati, concede alla dott.ssa Caterina Zaru le immagini digitalizzate delle stampe fotografiche conservate a Casa Siviero per essere utilizzate a scopo illustrativo sul blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

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