Percorrendo la via Aurelia Antica: l’acquedotto Traiano-Paolo

Arco di Paolo V (foto di Cristina Cumbo)

Uscendo da Porta San Pancrazio, la via Aurelia Antica si inabissa quasi all’interno di un tunnel in penombra, creato dagli alti alberi che fuoriescono dalla villa Doria Pamphilj e dalla villa Abamelek, proseguendo e oltrepassando il c.d. arco Tiradiavoli, dove antiche mura – composte di laterizi, tufelli, frammenti marmorei, basoli ed epigrafi riutilizzate – costeggiano la strada. Ci troviamo nella porzione ovest di Roma, tra il quartiere Monteverde e l’Aurelio, in una zona caratterizzata fortemente dal verde che scende fino a Gregorio VII con l’estensione del Parco Piccolomini, laddove emerge in lontananza la cupola di San Pietro.

Ebbene, proprio in questo frangente abbiamo citato delle antiche mura, appartenenti all’acquedotto Traiano-Paolo. Seppur non famoso come il più evidente Claudio che domina il celebre parco sull’Appia, e spesso confuso con l’Alsietino, il nostro acquedotto ancora funzionante venne costruito dall’imperatore Traiano per alimentare la zona del Trastevere, attingendo dalle acque del lago di Bracciano.

Avendo subito vari danni nel corso dei secoli, fu papa Paolo V Borghese (1600-1620) a restaurarlo, modificandone parzialmente il tracciato, e facendo erigere la magnifica mostra al Gianicolo (il c.d. Fontanone). È lo stesso acquedotto ad alimentare le fontane del Vaticano.

Arcate dell’acquedotto in prossimità dell’entrata di Villa Doria Pamphilj, civico n. 183 (foto di Cristina Cumbo)

In quali punti è, quindi, possibile vederlo? Percorrendo la via Aurelia Antica da porta San Pancrazio verso il Casale di San Pio V, le arcate dell’acquedotto si manifesteranno sulla sinistra, subito oltre un tratto di terreno ancora verde; l’arco di Paolo V o Tiradiavoli – così chiamato perché, secondo le leggende popolari, il fantasma di Donna Olimpia Maidalchini, cognata di papa Innocenzo X, si manifesterebbe nelle notti di plenilunio sulla sua carrozza trainata da quattro cavalli, lasciando dietro di sé una scia di fuoco – venne posto a sostegno dell’acquedotto che “scavalca” dall’altro lato della strada, delimitando la proprietà del santuario di Schoenstatt, l’adiacente proprietà CONSEA posta a coronamento del Parco Piccolomini, villa Piccolomini, per riapparire improvvisamente sul lato sinistro, delimitando villa Doria Pamphilj. In questo zigzag sotterraneo, l’acquedotto è nuovamente visibile sulla destra, percorrendo via Aurelia Antica oltre il ponticello che, in quel tratto, diventa già via del Casale di San Pio V, e internamente a quest’ultimo, ora sede della Link Campus University.

Nel suo nuovo percorso risalente a Paolo V, invece, è visibile sulla via Aurelia Nuova, all’incrocio con via Agostino Richelmy, dove si inabissa anche in questo caso all’interno di aree di proprietà privata.

Tratto dell’acquedotto Traiano-Paolo sulla via Aurelia Nuova (foto di Cristina Cumbo)

L’acquedotto, però, già da molti anni manifesta segni di copiose infiltrazioni e di cedimenti strutturali: dal 2015 erano apparsi alcuni segnali di pericolo nei pressi degli archi che recintano la proprietà CONSEA, seguiti successivamente da un crollo che aveva condotto alla chiusura della strada e, a partire dal 2018, da alcuni puntelli che tentano ancora di sostenere le arcate.

Arcate dell’acquedotto puntellate (foto di Google Street View)

Proseguendo, nel gennaio 2019 una parte dell’acquedotto era crollata all’interno di villa Pamphilj, ma già nel 2016 erano state denunciate infiltrazioni in prossimità del Casale dei Cedrati.

La situazione dell’acquedotto sembra stazionaria, ma grave, complici anche le piogge torrenziali: come un paziente che non viene curato adeguatamente, così i resti archeologici se privi di manutenzione e di interventi conservativi, si deteriorano, con il rischio di essere perduti per sempre. In tal caso altri due rischi interessano l’acquedotto: quello di interruzione del flusso idrico; quello di incolumità delle persone. Perché se è vero che un intervento diretto degli enti preposti alla gestione delle acque nella Capitale potrebbe, in extremis, essere risolutivo, dall’altra parte invece il crollo di un monumento su una strada carrabile potrebbe danneggiare seriamente chi percorre la via Aurelia Antica, in macchina o a piedi. Senza dimenticare che nel 2020 sono stati posti sostegni esterni volti a sorreggere il peso della muratura di delimitazione della villa Piccolomini i quali sembrano però inclinarsi sempre più verso la strada.

Muro della Fondazione Piccolomini (foto di Google Street View)

Con riguardo specifico all’acquedotto, è sicuramente meritevole il progetto della Sovrintendenza Capitolina volto a studiarlo nel tratto prossimo al Lago di Bracciano, ma a fronte dell’emergenza costituita dal tratto urbano bisognerebbe preoccuparsi non con interventi di messa in sicurezza random effettuati solo successivamente al danno avvenuto, bensì preventivamente. L’acquedotto necessita di essere restaurato e rinforzato. Ma sappiamo anche che si tratta di un problema generale di tutta l’area, di quel degrado e di quell’incuria che si registrano così prepotentemente nella Villa Pamphilj, in una zona che, dal punto di vista storico e monumentale, nulla ha da invidiare alla via Appia Antica.

Vincenzo Galassi, Battaglia del 30 aprile 1849 (tratta da Comitato Gianicolo: https://comitatogianicolo.it/)

Sulla via Aurelia Antica (o vetus), infatti, si svolsero le battaglie garibaldine e, in tempi meno recenti, si sviluppò una vera e propria città dei morti sia pagana che cristiana. È forse più noto il colombario di Scribonio Menofilo, situato nei pressi del Casino Algardi, ma la zona è ricca di cunicoli ipogei, alcuni dei quali cimiteriali, esplorati parzialmente. Si ricorderà il cimitero di San Pancrazio, posto sotto l’omonima basilica, e il già noto cimitero di Calepodio, sviluppatosi sotto l’Istituto delle Suore di San Giovanni Battista. Le fonti ci parlano, però, anche di altre due catacombe, quelle di Processo e Martiniano e dei Due Felici, mai ritrovate.

Numerosi sono i resti archeologici, numerose le tracce del passato che emergono, eppure la via Aurelia Antica sembra passare sempre inosservata, in secondo piano rispetto a tanto altro. E l’acquedotto che, ha visto trascorrere tanti secoli, si sta ormai arrendendo all’opera mancata dell’uomo.

Bibliografia essenziale:

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G. M. D Rossi, P. G. Di Domenico, L. Quilici, La via Aurelia da Roma a Civitavecchia, in La via Aurelia da Roma a Forum Aureli, Roma 1968, pp. 13-74.

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Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano, Acquedotti: https://www.parcobracciano.it/vivere-il-parco/acquedotti/

Presidenza del Consiglio dei Ministri, Casino del Bel Respiro: la storia: http://www.governo.it/it/visitare-i-palazzi-istituzionali/villa-algardi-il-percorso-la-storia/2941

Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Acquedotto Traiano: http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/acquedotto_traiano

Autrice del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 10 marzo 2021

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About Cristina Cumbo 115 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.