Piazza delle Erbe a Verona: quella colonnina imbrattata e qualche personale riflessione

Piazza delle erbe, Verona (Orledio, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons)

Momento di pausa. Apro Facebook, ci navigo un po’. Solite notizie, alcune ansiogene, altre ironiche, poi ci sono le frasi a effetto, gli sfoghi di qualcuno, video… un po’ di tutto insomma. Non ho voglia di perdere tempo immersa in quel calderone di contenuti e mi dirigo verso gli aggiornamenti culturali.

Curo la pagina, rispondo ai commenti, leggo i messaggi, sorrido quando qualcuno si complimenta. E mi trovo poi, tra le notizie della home, un breve post con due immagini. Si tratta di un gruppo di restauro in cui è stato ri-condivisa una riflessione su Verona.

Pur essendo una delle mete inserita nella mia top ten di viaggi, non sono ancora riuscita a visitare la città di Romeo e Giulietta. Osservo perciò scatti di Piazza delle Erbe, al centro della città, che ospita alcune opere d’arte, come un’edicola scolpita con la raffigurazione settecentesca della Pietà, il più famoso palazzo medievale noto come domus Mercatorum, la fontana sormontata dalla Madonna, conosciuta come “Madonna Verona”… e potrei continuare, ma mi fermerò sull’oggetto di questa riflessione. Si tratta, infatti, di una colonnina votiva di fine Trecento-inizi Quattrocento, che sorregge un’edicola con le raffigurazioni della Vergine e dei SS. Zeno, Pietro martire e Cristoforo, prospiciente via Cappello. Ebbene, l’autrice delle foto zoomava sulla superficie di tale manufatto, parzialmente ricoperta di scritte a pennarello nero indelebile.

Cuori, nomi, frasi, semplici “ciao”, imbrattano la base e parte del fusto della colonnina. Non è street art evidentemente, ma un perfetto esempio di inciviltà, un atto vandalico perpetrato nel tempo. Non conosco le “popolari credenze contemporanee” dei cittadini di Verona, conosco però quelle di Roma e so bene che, dopo la lettura di un noto libro da cui è stato tratto un film, Ponte Milvio si è riempito di lucchetti (avevano pensato persino di musealizzare l’agglomerato…), e una volta che quest’ultimo era ormai sovraccarico, qualsiasi ringhiera, ponte, palo della luce veniva e viene utilizzato per appendere lucchetti con nomi, certi che quella promessa “d’amore” avvenuta gettando una chiave nel Tevere, o in luoghi limitrofi, possa valere per sempre.

Ma cosa spinge una persona a preferire un gesto di inciviltà, come quello di scrivere sulla superficie di un monumento, piuttosto che la conservazione, il rispetto e la valorizzazione dello stesso? Tutto sta in un discorso molto semplice: quello dell’educazione che non viene impartita a dovere. E non si tratta di rispetto esclusivo verso i beni culturali, ma verso qualsiasi cosa.

Porterò forse un esempio banale, ma efficace (spero). Quando ero bambina, adoravo disegnare, passione che è rimasta anche oggi e che proseguo a coltivare. Ebbene, avevo visto cartoni animati e film in cui vi erano delle mappe del tesoro, con tratteggi e crocette (primo fra tutti Indiana Jones… per noi archeologi è stata una folgorazione nella maggior parte dei casi, anche se molti non lo ammetteranno mai!) e, nella mia giovane mente fantasiosa, credevo di poter trovare gemme e monete in giro per casa. Mi occorreva però quella famosa mappa. Prendevo perciò i miei pastelli a cera e, di nascosto, disegnavo a terra, sul marmo, sotto le poltrone, sopra le porte tracciavo delle X. Una bambina, all’età di 5-6 anni, è semplicemente creativa, gioca sempre e in ogni dove. I miei genitori mi avevano sempre detto di disegnare sui fogli di carta, al massimo su cartoncini, ma il gesto proibito forse mi emozionava, finché i “grandi” si accorsero e mi sgridarono. Capii di non doverlo fare più, compresi il messaggio, venni educata al rispetto per le cose altrui, pur avendo sbagliato in principio.

Ovviamente il gesto creativo di una bambina non è paragonabile a uno di vandalismo, ma il concetto è sempre lo stesso: l’educazione al rispetto in genere che, molto spesso, manca. Una presa di coscienza, in questo caso specifico, verso l’importanza della storia e del patrimonio culturale collettivo che non esiste, o che viene dimenticata. Magari ci sarà stato anche chi, avendo visto uno degli autori di quelle scritte, non si sarà mosso, si sarà voltato dall’altra parte senza dire nulla e avrà proseguito per la propria strada, mentre un pennarello indelebile sfregiava la superficie della colonnina.

“Non è un monumento importante”. Perfetto. Nemmeno un singolo mattone dell’Anfiteatro Flavio lo è, ma immaginiamo se tutti i mattoni di questo stesso monumento, visitato da milioni di turisti e testimone di una storia secolare, fossero incisi, imbrattati, colorati a piacimento, cosa penseremmo?

Immaginiamo Pompei, affollata di turisti e ognuno di essi che ha l’abitudine di portarsi via un piccolo frammento di affresco (cosa peraltro già accaduta): avremmo la Pompei che oggi tutti noi possiamo ammirare? Evidentemente no. E ancora, pensiamo a Castel Sant’Angelo con ipotetiche opere di “street art” che si estendono alla sua base: cosa direste? Inciviltà. Ecco, quest’ultimo metro di valutazione non vale solo per le opere o i monumenti più conosciuti, ma per tutti.

La colonnina di Verona è un monumento importante, così come può esserlo un piccolo frammento di mosaico disperso in un qualsiasi sito archeologico, o una piccola moneta ritrovata (illegalmente) con il metal detector, tanto per citare fatti recentemente accaduti. La colonnina è una testimonianza storica e come tale deve essere tutelata, ma non solo ed esclusivamente dalle autorità preposte, bensì da NOI tutti. Quando si parla di patrimonio culturale dello Stato non si pensi a una proprietà dei governanti. Lo “Stato” siamo noi cittadini italiani. Quella colonnina appartiene tanto a me che sto scrivendo, quanto a un mio amico o conoscente, a uno sconosciuto, ma anche in senso più ampio al turista perché è testimonianza di storia e civiltà collettiva… appartiene persino all’incivile che ha deciso di imbrattarla. Ma quest’ultimo ha rovinato un bene che non è solo ed esclusivamente suo.

Ecco, dunque, che termino la mia riflessione per dire di non voltarsi mai dalla parte opposta. Un solo gesto di inciviltà può essere imitato da chi non è educato al rispetto e da lì scaturiscono reazioni a catena. A chi, invece, ha commentato sostenendo che sia inutile pulire perché “tanto replicheranno” dico di non arrendersi davanti a tutto ciò. La pulizia è necessaria per restituire un aspetto dignitoso al monumento, preservandolo tramite i mezzi che abbiamo a nostra disposizione: video sorveglianza e, perché no, anche tramite l’applicazione di specifici materiali conservativi. Ma la prima forma di tutela inizia da ognuno di noi, inizia dal non voltarsi dall’altra parte, inizia dal denunciare un fatto e dal non avere paura di farlo.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 25 febbraio 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

Ulteriori approfondimenti sulle edicole sacre e capitelli di Verona (link).

Foto di copertina: Piazza delle erbe, Verona (Orledio, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons)

Le immagini sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

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About Cristina Cumbo 116 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.