Recensione di “Vincent, mio fratello” di Elisabeth van Gogh

V. Van Gogh, Notte stellata (Vincent van Gogh, Public domain, via Wikimedia Commons)

Vincent Van Gogh, un uomo estroso, strambo, alcolizzato, purtroppo epilettico; si tagliò un orecchio, trascorse parte della sua vita in manicomio e morì forse suicida, con un colpo di pistola allo stomaco.

Eppure Vincent Van Gogh è l’artista della magnifica notte stellata, dei girasoli, dei campi di iris e delle immense distese di grano in cui si percepisce un amore viscerale per la natura, luogo in cui perdersi e ritrovare se stessi; è quell’uomo, acuto osservatore, che ritraeva le scene di vita quotidiana nelle miniere del Borinage belga, e la dura esistenza nei campi, dove i contadini lavoravano la terra e ne mangiavano i frutti (celebre è il quadro “I mangiatori di patate”).

Scheda del libro

Autore: Elisabeth van Gogh
Titolo: Vincent, mio fratello
Editore: Skira
Anno di pubblicazione: 2010
Pagine: 91

Trama: Scritti da Elisabeth van Gogh, la sorella minore del pittore, questi ricordi aprono uno spiraglio sull’adolescenza e la prima maturità del giovane Vincent, un ragazzo dalla sensibilità fuori dal comune, amante della natura e della vita solitaria. Elisabeth ripercorre i molti tentativi del fratello di trovare un ruolo nella società del tempo, tutti irrimediabilmente falliti: libraio, assistente di un mercante d’arte, insegnante di francese, predicatore evangelico. E tratteggia il ritratto di un giovane dalla religiosità tormentata, capace di assistere gli ammalati durante un’epidemia di tifo e di condurre un’esistenza spartana, ai limite del fanatismo. Uno sguardo privilegiato sulle ossessioni, le manie e le stranezze di un genio alla ricerca di se stesso. Il testo, pubblicato in Olanda nel 1910, fu subito tradotto in tedesco e in inglese.

Recensione: Sono poche pagine quelle del libro “Vincent, mio fratello”, in cui si susseguono ricordi velati di dolcezza e romanticismo espressi attraverso le parole di sua sorella, Elisabeth, che narra di un ragazzo di 27/28 anni sensibile, geniale, spesso incompreso. Veniamo a conoscenza di un Vincent, primogenito della numerosa famiglia di un pastore calvinista, dal profondo sguardo azzurro, quasi più vecchio di quanto in realtà non fosse; un ragazzo dai mille interessi, quello verso lo studio delle Sacre Scritture, generoso e onesto più di ogni altro, curioso collezionista di insetti e di nidi abbandonati di uccelli, solitario e amante di quella natura selvaggia che sembrava chiamarlo, che voleva essere ritratta. Il solo modo di incanalare tutte quelle forti passioni era prendere una tela, un pennello, intingerlo nei colori, prima grigi e poi brillanti, dando vita alle sue riflessioni, alle sue idee, alle lunghe osservazioni effettuate nel corso delle passeggiate nella campagna olandese.

Un carattere, quello di Van Gogh, troppo difficile per riuscire a tenersi un qualsiasi lavoro: era onesto per poter essere impiegato presso la casa d’arte Goupil e non era fatto per poter predicare. Lui era un artista. I suoi genitori, affranti per questo primogenito problematico che veniva giudicato da tutti i conoscenti, alla fine lo appoggiarono nella sua vocazione, sostituiti da Theo – fratello di Vincent – quando il capofamiglia venne improvvisamente a mancare.
Vincent viaggiò in Belgio, in Inghilterra, approdò in Francia e perfezionò il suo stile, conoscendo persone e proseguendo incessantemente a osservare, descrivendo la sua vita attraverso pennellate di colore. E divenendo il pittore che prosegue a farci sognare con i suoi capolavori.

“Alla fine, come un fiume supera tutti gli ostacoli scavando un letto nella sua corsa verso l’oceano, così il genio di Van Gogh sfociò nella pittura”.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 24 marzo 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al sito del Van Gogh Museum.

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About Cristina Cumbo 115 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.