Reporter per #LaTPC: I Quattro Canti di Palermo, o “Teatro del Sole”

Quattro Canti di Palermo (foto di Emanuele Riccobene)

Monumento: Quattro Canti (Teatro del Sole)

Luogo: Palermo

Descrizione: I Quattro Canti è il nome con cui è generalmente conosciuta Piazza Vigliena, nel centro storico di Palermo. Il nome Vigliena, a sua volta, deriva da quello del viceré Juan Fernandez Pacheco de Villena y Ascalon.

La piazza è di forma ottagonale e caratterizzata dalle quattro facciate concave degli edifici che la delimitano; prende inoltre il nome di “Teatro del Sole” in quanto ad ogni ora del giorno, una delle quattro facciate è sempre illuminata dal sole, elemento che contribuisce ad arricchire la teatralità del luogo.

La stessa piazza è costituita dalla croce di strade, secondo la tipica architettura barocca, che è possibile rilevare anche in tantissimi altri centri urbani di origine cinque-seicentesca sparsi per la Sicilia.

In questo caso i due assi principali che costituiscono la piazza sono il Cassaro (oggi via Vittorio Emanuele II) che sin dall’età punica tagliava la città in due parti, giungendo fino al mare, e la più recente via Maqueda, fatta costruire dal viceré omonimo (Bernardino de Cardenas y Portugal, duque de Maqueda) alla fine del Cinquecento nel più ampio progetto di riqualificazione urbana di Palermo capitale.

Da un punto di vista prettamente architettonico le facciate dei Canti presentano la medesima struttura: concave, tripartite e con, dal basso verso l’alto, una fontana sormontata da una statua personificante una delle quattro stagioni a sua volta affiancata da colonne in stile dorico; al secondo livello una nicchia con la statua di Carlo V o dei suoi successori – nicchia affiancata da due colonne in stile ionico – e all’ultimo livello un’ulteriore nicchia che accoglie la statua di una delle quattro sante compatrone di Palermo (S. Agata, S. Ninfa, S. Cristina e S. Oliva); anche quest’ultima nicchia è affiancata da colonne in stile corinzio. Accanto a ciascuna colonna, nella parte esterna della facciata, è presente una finestra. Chiude la composizione scenografica un’enorme scultura di un’aquila caricata, in corpo, dello stemma del Senato di Palermo.

Ogni Canto delimita un quartiere della Palermo storica – e il rispettivo mandamento –: il Canto sud chiude il quartiere Albergheria (mandamento Palazzo Reale) e le statue sono quelle, rispettivamente della Primavera, Carlo V e S. Cristina a protezione del rispettivo quartiere; il Canto ovest chiude il quartiere del Capo – o Seralcadio (mandamento Monte di Pietà) – e le statue sono quelle dell’Estate, Filippo II e S. Ninfa; il Canto nord chiude il quartiere della Loggia (mandamento Castellammare) e le statue sono quelle dell’Autunno, Filippo III e S. Oliva; per finire il Canto est che chiude il quartiere Kalsa (mandamento Tribunali) e le statue riportate sono quelle dell’Inverno, Filippo IV e S. Agata (proprio alle spalle di quest’ultimo Canto si apre la Piazza Pretoria, sede del Comune di Palermo).

Realizzati tra il 1608 e il 1620, i Quattro Canti rispondono esattamente a quel principio dell’architettura barocca siciliana che tendeva a riprogettare l’aspetto urbanistico delle città secondo vere e proprie scenografie che avevano il compito di meravigliare lo spettatore ma anche celebrare il potere dei dominatori spagnoli. Autori di detta scenografia urbana furono Giacomo Cerasolo, Giulio Lasso, Mariano Smiriglio – autore dell’urna argentea di Santa Rosalia, conservata in cattedrale – e lo scultore Nunzio La Mattina.

Poiché situati nel vero e proprio cuore di Palermo, i Quattro Canti sono sempre stati legati al Festino di Santa Rosalia. Tradizione vuole che nel 1624, in piena epidemia di peste che stava falciando la città, vennero ritrovate le ossa dell’eremita palermitana sul monte Pellegrino; dal momento in cui vennero fatte girare per la città la peste finì. L’anno dopo (1625) venne istituita una grande festa per celebrare l’evento (il Festino) che prevedeva il transito lungo il Cassaro dell’urna argentea contenente le ossa della Santa. Ai Quattro Canti vennero create ulteriori scenografie in legno, commissionate dal Senato palermitano, per celebrare la Santa. Da allora e fino ai nostri giorni il percorso del carro trionfale, che richiama la prima processione, si ferma sempre ai Quattro Canti affinché il popolo di Palermo renda omaggio alla sua Patrona (il sindaco sale sul carro e, dopo aver deposto un omaggio floreale, grida per ben tre volte “Viva Palermo e Santa Rosalia”).

Tutto ciò richiama ancora oggi le modalità celebrative delle feste barocche siciliane.

Bibliografia essenziale:

Testo e foto di Emanuele Riccobene. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autore e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

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About Emanuele Riccobene 21 Articles
Storico. Ha conseguito il master I° livello in "Esperti nella tutela del patrimonio culturale" presso l'Università "Roma Tre". Ha all'attivo pubblicazioni sulla storia politica, militare, economica e sociale della Sicilia. Sta inventariando il patrimonio culturale immateriale del Comune di Delia (CL).