Reporter per #LaTPC: il Pozzo della Cava di Orvieto

Ingresso al Pozzo della Cava (foto di Cristina Cumbo)

Monumento/sito: Pozzo della Cava

Luogo: Orvieto (TR), via della Cava

Funzionalità e descrizione: Il “Pozzo della Cava” è un sito pluristratificato, scavato all’interno del tufo, caratteristico di Orvieto, città fondata su questa roccia vulcanica. Una prima fase del pozzo risale all’epoca etrusca (V-IV secolo a.C.), in cui venne scavato con il fine di raggiungere la falda acquifera e gli altri cunicoli.

A partire dal Duecento fino al Cinquecento un locale del percorso sotterraneo viene utilizzato come fornace per la lavorazione della ceramica. Proprio qui sono stati ritrovati, infatti, molti materiali di scarto che, insieme agli oggetti depositati nei “butti”, consentono di ricostruire dettagliatamente i prodotti artigianali dell’epoca.

Nel Medioevo una delle stanze sotterranee viene trasformata in cantina. Sono ancora visibili i tipici “scendibotte”, ovvero due scivoli laterali che consentono, come dice il nome, lo scivolamento delle botti di vino.

E ancora, si riscontra la presenza di una cisterna, così come di una tomba etrusca probabilmente riutilizzata nel Medioevo come follonica, ossia come ambiente per la tintura delle vesti di lana. Il reimpiego degli spazi si osserva, inoltre, in altri due stanzoni dove sono presenti tracce di tombe rupestri.

La fase rinascimentale è sicuramente quella più nota, in quanto il pozzo viene “monumentalizzato”: accanto al piccolo pozzo etrusco, venne effettuato uno scavo per consentire di attingere più agevolmente l’acqua direttamente dalla strada. Nel 1646 il pozzo viene, però, chiuso, forse per motivazioni difensive in periodo di guerra.

Gli stessi ambienti sotterranei vengono “abitati” durante la Seconda Guerra Mondiale, divenendo rifugio antiaereo.

Solo nel 1984 il pozzo viene riaperto da Tersilio Sciarra, proprietario di una casa nel quartiere medievale di Orvieto, durante l’esplorazione dei sotterranei. Da quel momento in poi iniziano tutte le procedure per riportare alla luce il sito e renderlo fruibile.

Nel 2023 il Complesso Archeologico del Pozzo della Cava è stato incluso nella Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco.

Vicinissimo al Pozzo della Cava, si trova il Santuario barocco della Madonna della Cava, le cui mura esterne rimandano alla precedente struttura devozionale medievale dedicata a Sant’Eligio.

Bibliografia essenziale di riferimento:

M. Sciarra, Il pozzo e la cava. Viaggio nel cuore del quartiere medievale di Orvieto, Orvieto 2011.

Ulteriori informazioni:

Sito ufficiale del Pozzo della Cava: https://www.pozzodellacava.it/

Portale turistico del Comune di Orvieto: https://liveorvieto.com/

Testo di Cristina Cumbo.

Le foto del Complesso Archeologico del Pozzo della Cava sono tratte dal sito ufficiale del Pozzo della Cava, liberamente utilizzabili per la promozione del complesso archeologico (https://www.pozzodellacava.it/download/).

La foto di copertina, scattata all’esterno del Complesso, è di Cristina Cumbo, così come quelle del Santuario della Madonna della Cava. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

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About Cristina Cumbo 115 Articles
Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.