Santi e serpenti: San Domenico Abate e la processione di Cocullo

Nel concetto di “beni culturali” non dobbiamo includere soltanto quelli “materiali” – statuaria di vario genere, reperti archeologici, dipinti, monumenti, etc. -, ma anche quelli intangibili, “immateriali”, che costituiscono le nostre tradizioni, trasmesse dai parenti più anziani tramite i racconti, oppure le arti dello spettacolo, l’artigianato locale, i riti e le feste, lo stesso linguaggio con le sue particolari sfumature dialettali. Tutto questo compone, così, l’identità di un popolo.

Spesso le tradizioni si mescolano, perciò, alle festività religiose, andando a recuperare elementi radicati nel lontano passato. A Cocullo, in provincia dell’Aquila (Abruzzo), il 1° maggio è il giorno della celebrazione di San Domenico Abate, conosciuta come la “Festa dei Serpari”. San Domenico è anche noto come “di Foligno”, luogo in cui nacque, oppure “di Sora”, dove morì.

A mezzogiorno, la statua di San Domenico viene portata a braccia in processione per le vie del paese, attesa dai cosiddetti serpari e ricoperta di 27 serpenti, non velenosi (ovvero il cervone, il biacco, la biscia dal collare, il saettone), da essi catturati e liberati alla fine della giornata. Solo il viso della statua deve rimanere scoperto. A seconda di come le serpi avvolgono San Domenico, gli abitanti traggono buoni o cattivi auspici per il prossimo futuro. Sembra quasi un ritorno al paganesimo, ma in realtà vi è una precisa storia che spiega la presenza di questi animali, da sempre considerati malvagi.

Plinio il Vecchio tramanda che i Marsi – popolo discendente da Marso, figlio di Circe – riuscivano a incantare i serpenti, nonché a curarne i morsi, ma anche ad estrarre il veleno dai denti dei rettili creando così degli antidoti. Ricordiamo, inoltre, il culto pagano della Dea Angizia, cui erano offerti serpenti come atti propiziatori, in quanto protettrice dai veleni.

La festa di San Domenico sembrerebbe essere stata introdotta intorno all’anno 1000, riprendeva elementi leggendari, sostituendo i culti pagani: il santo, infatti, viene ancora oggi invocato contro la febbre e la tempesta dagli abitanti del basso Lazio, mentre per quelli dell’Abruzzo centrale costituisce una garanzia contro il mal di denti, i morsi di serpenti, cani idrofobi e lupi.

Perché mai a San Domenico Abate si attribuiscono queste qualità? Il santo, secondo alcune cronache medievali, riusciva a guarire dal morso dei serpenti, effettuando quindi miracoli. Ed ecco come la tradizione si fonde con la storia, la leggenda e il territorio. Non si dimentichi, inoltre, che San Domenico fu fondatore di molti monasteri tra Lazio e Abruzzo, riformando la vita monastica.

Del santo esistono due reliquie, ovvero un dente molare e il ferro della sua mula, conservate nella chiesa di Cocullo, donati dallo stesso Domenico agli abitanti. Il primo si trova all’interno di un reliquiario appeso a una catenella e, secondo la tradizione, viene baciato o posto sulla parte del corpo che necessita di guarigione. Alla fine della processione, quando la statua torna al santuario, si compie il rito della campanella: i fedeli stringono con i denti la corda della campanella, collocata vicino alla cappella, tirandola, per mantenere sana la propria dentatura e preservarla da ogni male, terminando con la raccolta della terra benedetta, che sarà sparsa nei campi.

La “Festa dei Serpari”, proprio per la sua particolarità e per il fatto di costituire elemento identitario e tradizionale, è candidata al riconoscimento UNESCO.

La figura del serpente, sin dalle origini, è stata demonizzata, eppure eccola abbinata a quella di un santo, un monaco, che per il Centro Italia ha scritto qualche pagina di storia. Quei rettili, tra le mani degli uomini durante la celebrazione, toccati persino dai pellegrini prima della processione,perdono l’aura di “malvagità”, tornando così ad essere semplici creature del sottobosco, tanto importanti per l’ambiente e le nostre tradizioni.

Sitografia:

F. Biagioli, Festa dei serpari: il 1° maggio serpenti prelevati dalla natura saranno esposti a Cocullo, “grave danno per la biodiversità”, su Greenme (30.04.2022)

A. Borrelli, San Domenico di Sora Abate, su Santi e Beati (30.05.2002)

Circa diecimila persone alla festa dei serpari di Cocullo, su ANSA (02.05.2022)

Comune di Cocullo, La Festa di San Domenico Abate – il Rito dei Serpari

Festa dei serpari – Cocullo (AQ), su Abruzzo. Made in nature, made in Italy

I serpari di Cocullo, su Abruzzo. Made in nature, made in Italy (21.04.2020)

La festa dei serpari a Cocullo, su D’Abruzzo (30.04.2014)

Origine storica della processione dei serpari, su Pro loco Cocullo (05.01.2018)

Patrimonio culturale immateriale, su UNESCO. Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO (17.12.2021)

San Domenico a Cocullo, su Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (06.05.2020)

San Domenico e serpari: curiosità e tradizioni, su Strade dei Parchi SPA (26.04.2019)

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Le immagini, tratte dai siti indicati come consultati, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

In copertina: foto di Ewa hermanowicz, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Scritto in data: 22 maggio 2022

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.