Un grande network ecologico come strumento dell’Unione Europea per la salvaguardia della biodiversità: la Rete Natura 2000

(Foto di Andrea Alfano)

Quando si parla di tutela del patrimonio culturale nel nostro paese, spesso si dimentica di sottolineare come tale patrimonio non faccia riferimento alle sole ricchezze storiche, artistiche e culturali, ma anche a quelle relative allo straordinario patrimonio ambientale e naturalistico, di cui l’Italia dispone in egual misura. In quest’ottica, un bel passo in avanti è stato fatto con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, che ha aggiunto ad esso un nuovo comma, volto a specificare che lo Stato tutela, oltre i beni storici ed artistici, anche l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, nell’interesse delle generazioni future.

Per questo motivo, ho pensato di inaugurare questo mio primo contributo con un argomento a molti, forse troppi, poco conosciuto, ovvero il principale strumento che l’Unione Europea ha deciso di adottare per salvaguardare le ricchezze naturalistiche dell’intero continente: la Rete Natura 2000.

Come suggerisce la parola stessa, si tratta di un vero e proprio “network” di aree protette, distribuite su tutto il territorio europeo, istituite dall’UE ai sensi di due basi normative:

  • la c.d. “Direttiva Uccelli” (dir. 79/409/CEE), approvata nel 1979, finalizzata alla protezione dell’avifauna o, per meglio dire, degli habitat delle specie ornitiche indicate nell’Allegato I di tale direttiva; ai sensi di essa, sono state istituite le Zone di Protezione Speciale (ZPS).
  • la c.d. “Direttiva Habitat” (dir. 92/43/CEE), approvata nel 1992, finalizzata alla conservazione di determinati habitat naturali e seminaturali e determinate specie faunistiche e floristiche elencati/e nei diversi allegati di questa direttiva; ai sensi di essa sono state istituite le Zone Speciali di Conservazione (ZSC).
Esempio di distribuzione dei siti Natura 2000 sul territorio dell’Emilia-Romagna (tratta da: https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/rete-natura-2000/siti)

In particolare, vengono inglobati all’interno delle Rete Natura 2000, quegli habitat definiti come habitat di interesse comunitario, ovvero che costituiscono esempi notevoli di una delle 9 regioni biogeografiche europee individuate dalla Direttiva Habitat e/o che hanno una distribuzione sul territorio europeo ridotta o in declino per determinati fattori.

Una definizione affine viene attribuita dalla Direttiva Habitat alle specie di interesse comunitario, ovvero quelle specie che sono endemiche o rappresentative di un habitat specifico, oppure rare e/o minacciate da fattori di origine antropica o naturale.

Gli habitat e le specie che risultano particolarmente rare o vulnerabili vengono definiti/e come prioritari e sono contrassegnate negli allegati della direttiva con un asterisco. La peculiarità della Rete Natura 2000 risiede nel fatto che l’individuazione e la perimetrazione geografica dei siti sono state effettuate con criteri puramente scientifici, piuttosto che sociopolitici come avviene spesso per l’istituzione degli Enti Parco. Ad esempio, nel caso del nostro paese, i luoghi dove istituire le ZSC e le ZPS sono stati scelti tramite il progetto BIOITALY, finanziato dalla CEE con il Programma LIFE, che diede a tutte le regioni il compito di individuare le aree caratterizzate dalla presenza di specie e habitat contenuti nelle due direttive. Le istituzioni si avvalsero della collaborazione di esperti del settore, in particolare della Società Botanica Italiana, dell’Unione Zoologica Italiana e della Società Italiana di Ecologia.

Esempio tipico di habitat prioritario in Italia: Faggeti degli Appennini con Abies alba (foto di Andrea Alfano)

L’individuazione dei siti che compongono la rete segue due procedimenti distinti, a seconda che siano stati designati ai sensi della Direttiva Habitat o della Direttiva Uccelli.

Per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), la Direttiva Habitat prevede un processo in tre fasi:

  1. Ogni stato membro individua una serie di siti denominati siti di importanza comunitaria proposti (pSIC), seguendo appositi criteri scientifici (indicati nell’Allegato III) ed avvalendosi di un apposito manuale di interpretazione redatto dalla CEE. In Italia, l’individuazione dei pSIC spetta alle Regioni ed alle Province autonome che trasmettono i dati relativi ad ogni sito al Ministero dell’Ambiente, il quale, previa verifica della completezza dei dati, procede all’invio degli stessi alla Commissione Europea.
  2. La Commissione Europea, esaminando le liste nazionali ed a seguito di un processo di consultazione con gli Stati membri redige la lista dei siti approvati, ovvero i siti di importanza comunitaria (SIC).
  3. Infine, ogni Stato membro deve certificare i siti come ZSC (con decreto ministeriale, in accordo con ciascuna regione/provincia autonoma), entro il termine massimo di 6 anni, dando priorità a quelli evidenziati come prioritari.

    Per le Zone di Protezione Speciale (ZPS), istituite dalla Direttiva Uccelli, la procedura risulta più semplice e breve:

    1. Gli Stati membri classificano direttamente come ZPS le aree considerate idonee alla conservazione delle specie protette della direttiva stessa. Poiché la direttiva non fornisce criteri precisi per l’individuazione dei siti, la Commissione ha richiesto alla BirdLife International di redigere un inventario dei siti europei importanti per la conservazione delle specie elencate, chiamato IBA (Important Bird Areas), che costituisce tuttora il punto di riferimento per la designazione delle ZPS. Anche in questo caso, l’individuazione delle ZPS spetta alle Regioni e Province autonome, che inoltrano successivamente i dati al Ministero dell’Ambiente.
    2. Il Ministero trasmette alla Commissione tutte le informazioni utili sui siti e la Commissione valuta se i siti designati siano sufficienti o meno a formare una rete coerente per la protezione delle specie dell’avifauna. Al momento della trasmissione dal Ministero alla Commissione, le ZPS si intendono già designate.

    Ogni sito Natura 2000 viene descritto mediante una specifica scheda nota come Formulario Standard, in cui vengono riportati gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti all’interno di quel sito, oltre che alcune informazioni su di esse come la rappresentatività ed il grado di conservazione in quel contesto.

    A titolo di esempio, possiamo citare uno dei siti più noti del patrimonio italiano per importanza storica e paesaggistica, ovvero la proprietà demaniale “Foresta del Cansiglio” (codice IT3310006), nella cui scheda sono riportati habitat importanti come Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli (codice 5130), Faggeti dell’Asperulo-Fagetum (codice 9130), Foreste illiriche di Fagus sylvatica (codice 91K0) Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine (codice 6170), Foreste acidofile montane e alpine di Picea (codice 9410)ecc. 

    Tra le specie animali di maggior interesse possiamo trovare il lupo (Canis lupus), l’orso bruno (Ursus arctos), la lince (Lynx lynx), il grifone (Gyps fulvus) l’aquila reale (Aquila chrysaetos), ma anche alcuni invertebrati, ecologicamente molto importanti, come il cerambice del faggio (Rosalia alpina) ed il cervo volante (Lucanus cervus). Sempre all’interno della stessa scheda, sono presenti una breve descrizione del sito (con relativa cartografia), la bibliografia di riferimento ed un elenco di potenziali pressioni e minacce antropiche, aventi un possibile impatto negativo su di esso.

    Esempio di specie protetta dalla Direttiva Habitat: Rosalia alpina (foto di Andrea Alfano)

    Per perseguire gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000, ogni Regione italiana predispone specifiche misure di conservazione per ogni sito ricadente nel proprio territorio. Esse consistono in una serie di disposizioni volte a regolamentare le attività umane all’interno dei siti stessi, limitando così qualsiasi potenziale impatto negativo sulla conservazione degli habitat e delle specie presenti.  Talvolta, l’Ente gestore può ritenere necessario predisporre, oltre alle citate misure, anche specifici Piani di Gestione che descrivono in modo ancora più dettagliato le caratteristiche di un determinato sito e, soprattutto, individuano gli obiettivi e le strategie di conservazione degli habitat e delle specie in esso presenti.

    In conclusione, si ritiene opportuno sottolineare come questa forma di tutela della biodiversità sia del tutto peculiare rispetto a quella che viene esercitata mediante l’istituzione dei Parchi Nazionali (gestiti dal Ministero dell’Ambiente) e dei Parchi Regionali/Naturali (gestiti dalle Regioni). Essa, basandosi interamente su criteri scientifici, risulta la più indicata per una corretta gestione del patrimonio naturale, in armonia con gli interessi socioeconomici dell’uomo; difatti, la Direttiva Habitat non si contrappone a priori alle attività umane, anzi, esplicita come la conservazione della biodiversità debba avvenire tenendo conto del contesto socioeconomico di un territorio.

    Alla luce di tutto questo, una migliore divulgazione di questo strumento risulta proposito imprescindibile verso cui mirare per una maggiore sensibilizzazione del comune cittadino.

    Il fruitore di uno spazio pubblico naturale, escursionista o semplice visitatore che sia, dovrebbe poter essere informato della valenza del luogo in cui si trova (magari tramite apposita cartellonistica) cosicché possa prenderne a cuore gli obiettivi per cui il sito è stato istituito e contribuire a salvaguardarne l’integrità.

    Si auspica che, anche da parte degli amministratori locali, cresca finalmente la consapevolezza di quale patrimonio di inestimabile valore venga talvolta gestito, promuovendo così maggiori iniziative divulgative e di dialogo con tutti i soggetti potenzialmente coinvolti, affinché aumentino le possibilità di investimenti volti al monitoraggio dello stato di questi siti, talvolta oggetto di una scarsa considerazione.

    Sitografia essenziale:

    https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/rete-natura-2000

    https://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/faq_it.htm

    https://www.mase.gov.it/pagina/rete-natura-2000

    Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Andrea Alfano

    Foto di Andrea Alfano, tranne dove diversamente indicato. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autore e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

    Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

    Scritto in data: 26 febbraio 2023

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    About Andrea Alfano 1 Article
    Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Forestali e Ambientali presso l'Università degli Studi di Firenze. Ha intrapreso la sua carriera lavorativa nella ricerca universitaria, collaborando all'interno di progetti europei riguardanti la biodiversità, le foreste e la bioeconomia. Ѐ abilitato all'esercizio della professione di Dottore Agronomo/Forestale. Attualmente svolge principalmente attività di consulenza e pianificazione nel settore forestale e naturalistico, per conto di enti sia pubblici che privati.