I reperti sequestrati raccontano la propria storia al Liceo classico statale “Torquato Tasso” di Roma nel corso della mostra “Il ritmo della vita degli uomini”

È il pomeriggio di un caldo venerdì 12 aprile 2024 e, nella deserta via Sicilia, i portoni del Liceo classico statale “Torquato Tasso” sono aperti. Ho prenotato la visita alla mostra “Il ritmo della vita degli uomini” per le 17.00. Varco l’uscio, salgo le sale e, pur non conoscendo questa scuola, mi sembra di esserci già stata. È forse questo l’effetto che fa ad ogni visitatore, quello di tornare indietro in un passato più o meno prossimo, quando con lo zaino in spalla e l’ansia da interrogazione, si attraversavano i corridoi diretti alle proprie aule.

Torno al presente. L’addetta mi fa accomodare in una stanza dove una parete è interamente occupata da un murales raffigurante un tasso, realizzato durante una delle numerose occupazioni scolastiche, accompagnato da una scritta in greco. Segno di ribellione, di protesta, di qualcosa che non va nella società in cui i ragazzi si trovano, atto vandalico anche, ma che in qualche modo, nelle sue sfumature bluastre, assume quasi i contorni di un’opera d’arte. Su questa tematica potrei ormai soffermarmi all’infinito, ma preferisco seguire il gruppo che si avvia lungo le scale, arrivando al primo piano, dove ci sono una ragazza e un ragazzo ad attenderci. Avranno 16/17 anni, ci osservano con un misto di curiosità e incertezza, mentre ci fanno accomodare all’interno dell’aula magna.

La mostra, che prevede l’esposizione di alcuni reperti recuperati dal Comando Carabinieri TPC nel corso delle continue attività di indagine, è stata organizzata dalla Direzione Generale Musei e dallo stesso Liceo. Il progetto, unico e direi primo nel suo genere, vede il coinvolgimento diretto dei ragazzi. È in questo che si esplica il principio di valorizzazione riportato all’art. 6, comma 1 del Codice dei beni culturali e del paesaggio:

«La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, anche da parte delle persone diversamente abili, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. […]».

I reperti, la cui datazione si inquadra tra il VII secolo a.C. e il III secolo a.C. (eccezion fatta per il busto di Venere e di Ercole, databili all’età imperiale, I-II secolo d.C.), sono decontestualizzati essendo stati scavati illecitamente, commerciati in modo altrettanto illegale e recuperati infine dai militari dell’Arma. Non conosciamo la loro storia, ma è possibile datarli sia su base stilistica, sia grazie ai confronti con altri reperti scavati, invece, in maniera stratigrafica, cui si aggiungono le importantissime fonti storiche. È qui che volevo arrivare. Sarete sicuramente entrati in un museo archeologico (e se non lo avete fatto, lo farete almeno una volta nella vostra vita), ma potrei dire che è raro, anzi, rarissimo trovare un collegamento con le fonti storiche e letterarie, come se fossero totalmente avulse dal contesto archeologico. Eppure, è proprio questo che gli archeologi fanno: scavano è vero, fanno ricerca sul campo, ma consultano le fonti, cercano corrispondenze tra di esse e i reperti materiali, si basano sulle stesse per comprendere se, per esempio, quel sito archeologico si trovava proprio lì, in quell’area, piuttosto che in un’altra.

L’innovazione di questa mostra consiste anche in questo dettaglio: le fonti letterarie vengono collegate ai reperti, dal punto di vista della funzione o del programma iconografico. Le fonti scritte e quelle materiali non sono più due realtà separate.

Abbiamo, quindi, il culto di Dioniso con il rituale bacchico, di cui si parla infinite volte nella produzione letteraria, il simposio cui sono legate le ceramiche in esposizione (per esempio i crateri a colonnette, uno skyphos, l’olpe), la battaglia narrata dai due guerrieri sull’anfora in fondo all’aula magna, il corteo nuziale.

I reperti sono accompagnati da alcuni brani tratti dai testi di Esiodo, Anacreonte, Pindaro, Saffo, Omero, Eschilo, Alcmane, Sofocle, Euripide e altri autori che sembrano quasi rivivere attraverso la ceramica, il bronzo, la pasta vitrea dell’unica testa di produzione punica e la terracotta di quei volti che compongono un donario votivo, provenienti da un santuario dell’Etruria meridionale. Gli sguardi, di chi ci ha preceduto, sono lì a osservarci dalle vetrine, i tratti del viso estremamente realistici arricchiti da acconciature elaborate, oppure da pettinature a ciocche. E i reperti parlano, dopo tanti secoli hanno finalmente una voce.

La visita è guidata dai ragazzi, come ho anticipato, e li vedo emozionati mentre espongono quel che è stato anche il loro lavoro perché i versi, riportati nelle didascalie dei reperti, sono stati scelti dagli allievi del liceo.

I reperti archeologici diventano così un vero e proprio strumento didattico e comunicativo, un “mezzo” per unire scuola, istituzioni e pubblico.

Infine, nella biblioteca è allestita l’ultima parte della mostra, quella multimediale, in cui i versi di autori greci e latini scorrono sul pavimento, mentre in alto sulla parete sono presenti piccole animazioni. È emozionante sentir leggere quelle parole in metrica e sono i ragazzi stessi a farlo.

C’è ancora quella me adolescente che osserva e ascolta tutto questo e vorrebbe tanto tornare indietro, insistere per poter studiare in un liceo classico invece che in uno scientifico, ma la vita ha preso un’altra piega, che mi ha ricondotta all’archeologia in un modo o nell’altro.

Chissà cosa sceglieranno di studiare questi ragazzi, mi chiedo uscendo dal liceo. Qualcuno diventerà forse un collega, qualcun altro probabilmente no, ma una cosa è certa: sarà stata un’esperienza volta a far amare il nostro patrimonio culturale e a comprenderne l’importanza anche al giorno d’oggi, in un presente in cui la tecnologia è, talvolta, appannaggio di tutta la bellezza che ci circonda.

Informazioni:

Mostra: “Il ritmo della vita degli uomini”

Luogo: Liceo classico statale “Torquato Tasso” – via Sicilia, 168, Roma

Date: 16 marzo – 19 maggio 2024

Prenotazione obbligatoria con ingresso gratuito: https://mostratasso.csy.it/booking/

Sito ufficiale della mostra: https://mostratasso.csy.it/site/

Autore dell’articolo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 21 aprile 2024

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.