La menorah: dallo storico “furto” alla scomparsa del candelabro ebraico, simbolo di un popolo e oggetto leggendario

Se si pensa alla religione ebraica, è naturale e immediato effettuare un’associazione simbolica con la menorah, il candelabro a 7 bracci. Un manufatto che porta con sé una storia complessa e molte leggende; un’opera che, trafugata in epoca imperiale, non venne mai realmente ritrovata. Possiamo parlare di “furto storico”? Non propriamente, anche se la dinamica è più o meno la stessa.

È il 70 d.C. Il popolo ebraico è in rivolta da anni, ormai dal 66 d.C., quando è scoppiata quella conosciuta come Prima Guerra Giudaica. La preoccupazione di Roma, da sempre aperta ad ogni culto, è principalmente quella di una instabilità politica.

Le truppe di Tito, dopo un lungo assedio, riescono ad entrare a Gerusalemme, catturano numerosi prigionieri e, nel mentre, distruggono e saccheggiano il tempio di Salomone, cuore della religione ebraica. All’interno di questo importantissimo e fondamentale luogo di culto, è conservata la menorah, uno dei manufatti simbolo dell’alleanza del popolo d’Israele con il Signore dell’Antico Testamento, Yaweh, fatta forgiare da Mosè proprio per volere della divinità. Sulla menorah ardevano delle lampade ad olio ed essa viene descritta nella Torah, Esodo 25,31:

«Farai un candelabro di oro puro; il candelabro, il suo piede e il suo fusto saranno lavorati a martello, i suoi calici, i suoi boccioli e i suoi fiori saranno tutti d’un pezzo con esso […]».

Un’ulteriore sua dettagliata descrizione viene fornita dallo storico, Giuseppe Flavio, nel III libro delle Antichità Giudaiche.

La menorah simboleggia la luce divina, per alcuni anche il roveto sul monte Horeb entro il quale Mosè udì il Signore. La forma e la decorazione del candelabro ricorda quella del mandorlo in fiore, simbolo di un annuncio di rinascita, di vita per l’ebraismo. E ancora, importantissimo è il numero dei bracci, 7. Quest’ultimo indica lo Shabbat (e la menorah potrebbe, dunque, essere pensata come un calendario rituale), così come anche i sette pianeti e quindi l’ordine cosmico.

Il bottino di guerra, comunque, giunge a Roma, in trionfo e la menorah è lì, insieme ad altri oggetti portati via dalla terra d’origine. Ma del candelabro a sette bracci, dopo l’arrivo nella capitale dell’Impero, non si saprà più nulla. Scomparirà, divenendo un oggetto che, al pari dell’Arca dell’Alleanza, sarà avvolto da una nube di mistero. È finito nel Tevere? Si è fuso durante l’incendio che colpì il Tempio della Pace nel 192 d.C., dove era custodita? Quello trafugato dalle truppe romane era un falso? La leggenda vuole che, di tanto in tanto, nel corso della storia, la menorah ricompaia: prima in possesso dei Vandali di Genserico (455 d.C.), poi giunge a Costantinopoli, infine sparisce per sempre.

Rilievo del trionfo sull’Arco di Tito. Si nota la menorah (AnonymousUnknown author, Public domain, via Wikimedia Commons)

Perché, ancor prima di venire trafugata dal secondo Tempio, la menorah era stata portata via dal primo, nel 586 a.C., quando Nabucodonosor distrusse l’edificio prendendo con sé anche l’Arca dell’Alleanza con le tavole della Legge e gli altri arredi sacri, destinandoli a Babilonia.

Tra gli studiosi c’è chi pensa che la menorah fosse stata fusa in quel particolare momento storico, chi invece ritiene che la sua esistenza fosse proseguita e che, sotto Ciro II, – nonostante non venga esplicitamente nominata – fosse stata riportata a Gerusalemme, nel nuovo tempio.

Nella visione di Zaccaria (4, 1-14), per esempio, la menorah fa la sua comparsa affiancata da due alberi di ulivo, come segno identitario di un popolo. È l’olio che alimenta la luce dei “rami” della menorah:

«Vedo un candelabro tutto d’oro; in cima ha un recipiente con sette lucerne e sette beccucci per le lucerne. Due olivi gli stanno vicino, uno a destra e uno a sinistra. […] Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra […] [gli olivi invece, n.d.A.] sono i due consacrati che assistono il dominatore di tutta la terra».

Rilievo con menorah dalla Eshtemoa Synagogue, III-IV secolo d.C. (Davidbena, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons)

Tornando, quindi, all’epoca imperiale, sull’arco di Tito al Foro Romano vediamo questo prezioso candelabro dorato portato in trionfo (Flavio Giuseppe, Guerra Giudaica, libro VII, cap. V, 124-162), mentre le truppe entrano a Roma sotto gli occhi di quel popolo eterogeneo, composto anche dagli stessi ebrei romani e di quei “proto cristiani”, interni alla comunità ebraica, che avevano però iniziato a seguire il filone di un certo “Cresto”, motivazione per cui erano stati espulsi dall’imperatore Claudio nel 49 d.C. – come riportò Svetonio nella Vita Claudii – e di cui Plinio il Giovane, legato per la Bitinia e il Ponto, scriverà molti anni dopo all’imperatore Traiano nel suo noto rescritto perché non sapeva come comportarsi nei loro confronti.

La menorah, insieme agli altri manufatti provenienti dal saccheggio del Tempio, furono quindi destinati al Tempio della Pace, fatto erigere da Vespasiano, nell’omonimo Foro. I rabbini, di passaggio nel Templum, la videro nel II secolo d.C., ma di questo oggetto non si seppe quasi più nulla, se non poche vicende di dubbia certezza, dopo l’incendio avvenuto durante il regno di Commodo.

La menorah si trasformò in un oggetto “mitologico”, un tesoro da ritrovare al pari del Santo Graal e degno di un’avventura alla Indiana Jones. Non si citerà in questa sede tutti gli ipotetici e leggendari viaggi compiuti dal candelabro, ma è molto probabile che esso non sia mai “sopravvissuto” all’incendio, che si sia salvato e poi fuso, o che comunque sia rimasto in ambito romano.

Necropoli di Korykos, menorah incisa su sarcofago (Ingeborg Simon, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons)

La Tabula Magna Lateranensis lo nomina addirittura tra gli oggetti e le reliquie custoditi nella Basilica di San Giovanni in Laterano e nel Sancta Sanctorum accessibile dalla Scala Santa, nonostante un’altra leggenda voglia che la menorah si trovi nelle fondamenta del primo tempio di Gerusalemme, in attesa che venga ricostruito il terzo.

La menorah, di fatto, diventa già in epoca antica uno dei simboli – se non il più importante – del popolo ebraico. Verso la metà del III secolo d.C. la ritroviamo nella magnifica e particolare sinagoga di Dura Europos in Siria per ben tre volte, ovvero in episodi che riguardano rispettivamente il sacrificio di Isacco, Aronne vicino al tabernacolo e Mosè vicino al pozzo miracoloso.

Nel IV secolo d.C. la ritroviamo raffigurata nelle catacombe ebraiche di Roma, quelle di Vigna Randanini e di Villa Torlonia; fa ancora la sua comparsa sui vetri dorati e viene scolpita sulle fronti dei sarcofagi, si ritrova incisa nella malta di chiusura dei loculi o sulle epigrafi funerarie a volte insieme ad altri simboli ebraici quali il lulav (ramo verde di palma), lo shofar (il corno di montone) e l’etrog (il cedro), o ancora modellata sulle lucerne. Il candelabro, inoltre, viene raffigurato singolarmente, oppure doppio ai lati dell’aron-ha-qodesh (l’armadio sacro in cui sono conservati i rotoli della Torah nel tempio).

Con il trascorrere dei secoli, la menorah viene raffigurata più o meno dettagliatamente, a volte con decorazioni “barocche”, nei manoscritti o per esempio sugli arazzi, frutto di ispirazione tratta dai commenti rabbinici sulla Torah; la ritroviamo anche negli stemmi di alcune famiglie ebraiche, soprattutto romane.

In epoca più moderna, tuttavia, fu il magen David – conosciuto come stella di David, o sigillo di Salomone, ovvero la stella a 6 punte – ad affermarsi come simbolo ebraico per eccellenza e a sostituire la menorah, di cui comunque non si è persa mai memoria, né speranza di ritrovarla.

Dettaglio con stella di David (nerissa’s ring, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0, via Wikimedia Commons)

Bibliografia e sitografia:

M. Giuliani, Lo shofar e la sua ricca simbologia che culmina a Kippur, su Riflessi Menorah (04.10.2022): https://riflessimenorah.com/lo-shofar-e-la-sua-ricca-simbologia-che-culmina-a-kippur/

La Menorah: storia e significato del candelabro ebraico, su Holyblog (13.06.2019): https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/la-menorah-storia-e-significato-del-candelabro-ebraico/

F. Leone (a cura di), Una “parte” per il “tutto”: la menorà tra realtà e mito dall’antichità a oggi, in La Menorah: culto, storia, mito (Braccio di Carlo Magno, Musei Vaticani – Museo Ebraico di Roma 15 maggio – 23 luglio 2017), Milano 2017, pp. 30-59.

Rav A. A. Locci, Sukkot 5782: il lulav e la sua simbologia, su Shalom (23.09.2021): https://www.shalom.it/blog/editoriali-bc9/sukkot-5782-il-lulav-e-la-sua-simbologia-b1101851

S. Rocca, All’ombra del Tempio: la raffigurazione della menorà nell’arte antica, in F. Leone (a cura di), La Menorah: culto, storia, mito (Braccio di Carlo Magno, Musei Vaticani – Museo Ebraico di Roma 15 maggio – 23 luglio 2017), Milano 2017, pp. 128-147.

S. Sabar, La menorà e il suo simbolismo nell’arte ebraica dei primi secoli, F. Leone (a cura di), La Menorah: culto, storia, mito (Braccio di Carlo Magno, Musei Vaticani – Museo Ebraico di Roma 15 maggio – 23 luglio 2017), Milano 2017, pp. 106-125.

A. Spagnoletto, La menorà: energia di un simbolo, F. Leone (a cura di), La Menorah: culto, storia, mito (Braccio di Carlo Magno, Musei Vaticani – Museo Ebraico di Roma 15 maggio – 23 luglio 2017), Milano 2017, pp. 60-69.

T. Verdon, I cristiani nella Roma del I secolo. Faccia a faccia con l’impero, su L’Osservatore Romano (22.09.2009): https://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/cultura/218q04b1.html

Abstract:

The menorah is the historic seven-branched candelabrum, symbol of the Jewish people. It has been taken away from the temple of Jerusalem in AD 70 by the Romans and, since then, it has never been found, despite the fact that numerous legends are known about the candelabrum. The menorah has an important significance for the Jewish people and it has always been represented during the centuries, since it was replaced by the David’s star as the most important symbol.

Keywords: menorah, candelabrum, Jews, Roman history, theft, archaeology, legend, symbolism

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 25 giugno 2023

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

La nostra attività sul blog e sui social viene effettuata volontariamente e gratuitamente. Se vuoi sostenerci, puoi fare una donazione. Anche un piccolo gesto per noi è importante.

Ti ringraziamo in anticipo!

Admin. Cristina Cumbo e #LaTPC team

Puoi inquadrare il QR-code tramite l’app di PayPal, oppure cliccare su:

Sostieni #LaTPC blog

Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.