Alla scoperta delle VTS (Visual Thinking Strategies)

VTS (Visual Thinking Strategies), una sigla che non avevo mai sentito nominare prima di un annetto fa quando, effettuando una ricerca nel web per individuare le possibili applicazioni di metodi di lettura iconografica, mi sono imbattuta nel sito di VTS Italia – Strategie di pensiero visuale.

Le Visual Thinking Strategies (VTS) hanno origine negli Stati Uniti, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso e la loro applicazione giunge in Italia nel 2014. Consistono in un metodo di apprendimento, basato su una discussione di gruppo, guidata da un “facilitatore”, nei confronti di un’opera d’arte. Il procedimento si incardina su una serie di domande finalizzate a comprendere il significato dell’opera stessa (“Cosa sta accadendo in questa immagine? Quali sono gli elementi visivi che possono provare ciò che hai detto? Cos’altro possiamo vedere?”) e su alcuni step precisi (osservazione d’insieme; osservazione del dettaglio; processo di ragionamento; problem solving).

Non esistono risposte corrette o risposte sbagliate, ma interpretazioni che si avvicinano allo scopo comunicativo dell’immagine. Ed è forse proprio questo ad essere uno dei punti forza delle VTS: si discute in gruppo, si parla, si comunica, si socializza, ma non si viene mai giudicati, imparando così a rispettare il pensiero del prossimo. Ogni opinione contribuisce a individuare gli indizi che condurranno alla più comune lettura dell’immagine, senza per questo escludere ulteriori alternative. I vantaggi? Di certo sono molti: la VTS contribuisce sicuramente allo sviluppo delle capacità di osservazione, di dialogo, analisi e discussione; stimola il ragionamento, accrescendo competenze come quella del problem solving, del pensiero critico e quindi del confronto, del lavoro di gruppo, nonché dell’autostima e del coinvolgimento attivo di ogni membro. Ognuno è libero di partecipare o di ascoltare e, per esperienza personale, posso dire che in entrambi i casi si uscirà dalla “seduta” con un bagaglio sociale e culturale veramente importante.

Perché, diciamolo chiaramente, quanti di noi si soffermano mai davanti a un quadro osservandolo nei minimi dettagli e cercando di comprendere cosa venga realmente rappresentato, prima di spostare rapidamente lo sguardo sul cartellino – di solito minuscolo – con l’indicazione di autore, titolo e data? Sono sicura che pochi di noi lo fanno. Nel corso di visite a mostre temporanee o esposizioni permanenti l’immagine più frequente che si ripropone in ogni corridoio è quella del visitatore, con cellulare o macchina fotografica alla mano, che si sofferma non più di 2 minuti davanti l’opera, legge il cartellino, dà un’occhiata e prosegue; pochi sono quelli che ascoltano la guida registrata, annoiandosi e spegnendola dopo un po’; rari sono coloro che si soffermano davanti alle opere – fotografandole pure – ma analizzando in dettaglio e, di fatto, apprendendo. L’arte viene vista come un passatempo, a volte quasi come una “raccolta figurine” che si traduce in un album di foto, complice forse la costante fretta che impregna le nostre vite. La VTS, invece, rallenta il nostro tempo, lo plasma costruttivamente richiamando la capacità di concentrazione per poter analizzare ogni dettaglio, proprio come una metaforica “caccia al tesoro”, che condurrà verso una possibile soluzione.

Le VTS sono state applicate, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, anche nel campo della medicina, afferendo al settore delle Medical Humanities. Nello specifico, i medici sono coinvolti in quest’attività per poter implementare le capacità sopra citate, concentrandosi inoltre sulla diagnosi visiva, ma anche coltivando l’empatia verso il paziente. Da non dimenticare il potere psicologico dell’arte: quest’ultima, infatti, ha il vero e proprio pregio di rilassare una persona. Le VTS vengono usate nei casi di burnout lavorativo cui molte categorie professionali vanno incontro, medici e forze dell’ordine in prima linea.

In Italia il metodo VTS è utilizzato in ambito medico e sanitario dal 2014 con VTS Italia e la prof.ssa Vincenza Ferrara, responsabile del Laboratorio Arte e Medical Humanities presso la Facoltà Farmacia e Medicina – Sapienza Università di Roma dal 2017.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 16 marzo 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

Ulteriori informazioni sulle VTS:

Alcuni corsi VTS sono organizzati presso il Museo delle Civiltà (Roma, Eur). È possibile trovare informazioni a riguardo direttamente sul sito dell’ente museale (link).

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.