L’Affare Ventura: antiquari e collaborazionisti intorno alla Seconda guerra mondiale. Una ricerca ispirata ai documenti dell’Archivio Siviero (parte 3)

Rodolfo Siviero al Collecting Point

Doveroso è, a questo punto, concludere con questa terza e ultima parte dell’articolo, aprendo una parentesi su una vicenda collaterale all’Affare Ventura, ma non per questo meno importante. Nel giugno 1945 veniva pubblicato l’articolo Antiquariato e Collaborazionismo in La Nazione del Popolo. In esso era posta in luce la rete di relazioni che l’altro grande antiquario fiorentino, il Contini-Bonacossi, aveva tessuto con Göring e i suoi emissari, tanto da godere della protezione della Gestapo e delle S.S.
Secondo l’autore dell’articolo era stato proprio Ragghianti ad aver coperto e protetto il Contini; poco più tardi sarebbe scoppiato il caso Ventura.

Giustizia in pantofole (ancora sull’affare Goering-Ventura), in “L’Epoca”, 11 settembre 1945,
digitalizzazione dal quotidiano conservato presso il Museo di Casa Siviero.

Un altro giornale, L’Epoca, pubblicava, in data 11 settembre, l’articolo Giustizia in pantofole (Ancora sull’affare Goering-Ventura), in cui si accusava Ragghianti di aver tentato di fermare le indagini sullo scandalo Ventura. Portato in causa dallo stesso Ragghianti in una lettera a Repaci, direttore del quotidiano, Rodolfo Siviero, dal canto suo, dichiarava di aver fatto condurre l’indagine sull’Affare Ventura ai Carabinieri, i quali avevano poi interrogato lo stesso Ventura e altri testimoni, ma di non essere in alcun modo responsabile di quello che i giornali scrivevano.

Ragghianti non credette alla buona fede di Siviero. Da qui scoppiò lo scontro aperto fra i due, che condusse all’apertura di un’inchiesta parlamentare per poter verificare le accuse nei confronti di Ragghianti e sospendere temporaneamente Siviero dall’incarico di Capo Ufficio Recuperi. Ragghianti fu sollevato da ogni accusa e si ritenne, quindi, necessario rimuovere Siviero dal proprio incarico. D’altro canto, l’ancora mancata consegna delle opere impressioniste al Governo francese e la sospensione di Siviero, rischiavano di bloccare quel delicato gioco di rivalse su cui si basava l’intero meccanismo delle restituzioni. Ma fu senza dubbio la lettera inaspettata, datata 2 ottobre 1945, dell’Ammiraglio Ellery W. Stone inviata all’allora Presidente del Consiglio Ferruccio Parri, che “salvò” Siviero dalla brutta situazione in cui si era venuto a trovare in quel momento. Nel frattempo l’opinione pubblica continuava ad interessarsi alla vicenda e, così, fu pubblicato ancora un altro articolo di giornale: Antiquari all’assalto delle opere d’arte, comparso il 6 dicembre 1945 su Risorgimento Liberale.

Antiquari all’assalto delle opere d’arte, in “Risorgimento Liberale”, 06 dicembre 1945, digitalizzazione dal quotidiano conservato presso il Museo di Casa Siviero.

Il fatto che Ragghianti avesse, come segretario particolare, Sandrino, nipote del noto antiquario fiorentino, dette adito al giornalista di Risorgimento Liberale di affermare che oltre al Ventura, Ragghianti proteggesse anche il Contini. Ragghianti veniva, inoltre, deliberatamente e pubblicamente accusato di aver chiesto la soppressione dell’Ufficio Recuperi dopo lo scoppio dello scandalo Ventura. In realtà egli ne fece richiesta al Ministero della Pubblica Istruzione già il 6 agosto 1945; richiesta “motivata dalla scarsa efficienza del medesimo e dalla ingerenza del S.I.M. nel funzionamento degli uffici dipendenti da questo Ministero”. Ma il Ministro interruppe il processo di trasformazione dell’Ufficio Recuperi, nel momento in cui scoppiò il caso Ventura alla luce del decisivo ruolo che Siviero e il suo Ufficio ricoprirono proprio nello svolgimento delle indagini. La polemica, che altrimenti, con ogni probabilità, avrebbe avuto ulteriori strascichi, si concluse a seguito della caduta del Governo Parri e delle conseguenti dimissioni di Ragghianti. Così, nella primavera del 1946, Siviero, grazie a circostanze favorevoli che si erano venute a verificare in seguito all’insediamento del nuovo governo De Gasperi e di Enrico Molè al Ministero dell’Istruzione, venne ufficialmente designato quale capo dell’Ufficio recupero.

Fu così che cadde il silenzio sull’intera vicenda, forse voluto dai suoi stessi protagonisti. Siviero, come a voler compiere una sorta di damnatio memoriae, non fece il minimo cenno esplicito a Ragghianti, così, quando, anche molto tempo più tardi, scrisse dello scambio Georing – Ventura, sia in L’Arte e il Nazismo che in Esodo e ritorno delle opere d’arte italiane asportate durante la Seconda Guerra Mondiale, non fece mai il nome del proprio “rivale”. Da parte sua, Ragghianti fece lo stesso, alludendo alla vicenda e ai personaggi, senza nominare Siviero, quasi a sottolineare l’inadeguatezza del ruolo che, nonostante tutto, questi si trovava a ricoprire. Si ricorda che Siviero non era uno storico dell’arte qualificato e il suo passato nel SIM sollevava, e solleva ancora, numerosi dubbi riguardo la sua assoluta “probità”.

Resta il fatto che, comunque, Siviero rimase a capo dell’Ufficio Recuperi fino alla sua morte, nonostante i numerosi tentativi volti a chiuderlo, in quanto per Ragghianti, non era idoneo a svolgere quel delicato compito e non rispondva ai requisiti necessari. Uno scontro quello tra Ragghianti e Siviero, che, alla fine dei conti, ha in realtà deviato il discorso verso problematiche non proprio attinenti a quella principale che, invece, il caso Ventura aveva realmente sollevato: come ottenere la restituzione di quelle opere che i nazisti, in particolare il maresciallo Göring, avevano illecitamente esportato dall’Italia per portarle in Germania, con la collaborazione e la compiacenza di quegli antiquari italiani, in particolare fiorentini, che avevano tratto un proficuo vantaggio dalle trattative con i nazisti e dagli scambi o compra-vendite di preziosi oggetti d’arte. Un problema, questo, che si trovava a prendere sempre più campo in un’Italia in cui le leggi di tutela del patrimonio culturale esistevano (pensiamo alle Leggi Bottai del 1939), ma che il regime fascista e la rispettiva corrotta macchina burocratica avevano permesso di raggirare (si veda in proposito il caso, eclatante, del Discobolo Lancillotti, recuperato proprio da Siviero nel 1948). Furono queste le dinamiche che permisero, negli anni intorno al secondo conflitto mondiale, un esodo di opere dal nostro Paese.

Vi è un nucleo di opere facenti parte dello scambio Goering-Ventura, che non sono state ancora restituite all’Italia. Si tratta di quelle stesse opere che già Giorgio Castelfranco, aveva elencato nel rapporto da egli stesso stilato in occasione del lavoro di censimento che svolse tra il ’46 e il ’47 presso il Collecting Point di Monaco, in qualità di membro della Delegazione Italiana in Germania (ne abbiamo parlato nel contributo precedente). Ritroviamo queste opere elencate e descritte, talvolta accompagnate anche da relativa immagine fotografica, in L’Opera da ritrovare (L’Opera da ritrovare: repertorio del patrimonio artistico italiano disperso all’epoca della seconda guerra mondiale, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1995):

n. 28, PAOLO VENEZIANO (m. entro il 1362), Madonna con Bambino, Tempera su tavola, proveniente da Firenze, Collezione privata. Il dipinto fa parte di un gruppo stilisticamente omogeneo riunito intorno alla ‘Incoronazione della Vergine’ di Washington, che oggi si tende a sottrarre al catalogo di Paolo e per il quale si suppone l’operato del fratello di lui Marco o del padre Martino. La tavola è ricordata da Muraro (1969) nel Museo nazionale di Belgrado; inoltre è stata esposta alla mostra di Zagabria del 1967. Esportata illecitamente nel 1943 da Firenze. Bibl.: ZLAMALIK, 1967, p. 20; MURARO, 1969, pp. 29, 105, tav. 4; LUCCO, 1992, II, p. 541.

N. 31, SPINELLO ARETINO (1346-1410 ?), Madonna con Bambino, Tempera su tavola, proveniente da Firenze, Collezione privata. Il dipinto, su fondo oro, sviluppa un tema inconsueto dell’iconografia della Madonna con Bambino in trono. Esportato illecitamente da Firenze nel 1943. Bibl.: Boskovits, 1975, p.436.

N. 40, PAOLO DI GIOVANNI FEI (1340 circa-1411), Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione, Crocifissione, Trittico, Tempera su tavola, proveniente da Firenze, Collezione privata. Negli sportelli laterali si riconoscono San Francesco, San Giovanni Battista, Sant’Ansano e San Cristoforo. Esportato illecitamente da Firenze nel 1943.

N. 71, PIETRO D’AGNOLO (not. 1391-1422), Angelo Annunziante, Statua, Legno policromo; h 164, proveniente da Firenze, Collezione privata. La statua presenta un preciso riscontro tipologico con la statua analoga dell’Annunciazione in Santa Maria di Benabbio in Val di Lima (Lucca). Nelle mani sono evidenti segni di restauro. Esportata illecitamente da Firenze nel 1943.

A pagina 97 del catalogo, tre opere sono indicate come di “Giovanni della Robbia (1469 – 1529)”:

N. 179, Busto femminile in una ghirlanda di frutta, Rilievo, Terracotta invetriata, Firenze, Collezione privata. Esportato illecitamente da Firenze nel 1943.

N. 180, Busto maschile in una ghirlanda di frutta, Rilievo, Terracotta invetriata, Firenze, Collezione privata. Esportato illecitamente da Firenze nel 1943.

N. 181, Ghirlanda di frutta, Rilievo, Terracotta invetriata, Firenze, Collezione privata. Esportato illecitamente da Firenze nel 1943.

E ancora:

N. 339, ARTE TIROLESE, sec. XVII, Angioletto inginocchiato, Statua, Legno intagliato, Firenze, Collezione privata. Esportato illecitamente da Firenze nel 1943.

Alla luce di quanto riportato a proposito delle opere di provenienza Ventura e considerando il fatto che queste non sono che un piccolo nucleo rispetto a tutte le opere catalogate come da recuperare, L’Opera da ritrovare risulta essere l’emblema e la dimostrazione di quanto lavoro ci sia ancora da fare per ricostituire il nostro patrimonio culturale, in larga parte mutilato in tempo di guerra, grazie purtroppo alla collaborazione di antiquari italiani, come Eugenio Ventura e altri. Lavoro che, quando portato a buon fine, ci permette di ammirare opere tornate a far parte di quel tessuto culturale che le ha prodotte, di cui esse sono testimonianza e dove è giusto, da un punto di vista storico-artistico e documentario, che esse siano conservate e opportunamente tutelate.

Bibliografia essenziale:

  • Eike Schmidt, Fabrizio Paolucci, Daniela Parenti, Francesca De Luca (a cura di), La Tutela Tricolore. I custodi dell’identità culturale, catalogo della mostra, (Firenze, Gallerie degli Uffizi, Aula Magliabechiana, dal 20 dicembre 2016 al 14 febbraio 2017), Sillabe, 2016
  • Commission des archives diplomatiques, Le Catalogue Goering, Edition Flammarion, 2015
  • Corinne Bouchoux, Rose Valland: resistance at the museum, Laurel Publishing, LLC, 2013
  • Francesca Bottari, Rodolfo Siviero, Castelvecchi editore, 2013
  • Monica Naldi, Emanuele Pellegrini (a cura di), Carlo Ludovico Ragghianti: il valore del patrimonio culturale. Scritti dal 1935 al 1987, prefazione di Donata Levi, Felici editore, 2010
  • Federica Rovati, Il recupero delle opere d’arte trafugate dai tedeschi, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, volume LVIII, fascicolo III, Settembre – Dicembre 2005, pp. 266 – 291
  • Ministero degli Affari Esteri, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, L’Opera da Ritrovare, Repertorio del Patrimonio Artistico italiano disperso all’epoca della Seconda guerra mondiale, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1995
  • Beatrice Paolozzi Strozzi, Fiorenza Scalia (a cura di) L’opera ritrovata: omaggio a Rodolfo Siviero, Firenze, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Vecchio, dal 29 giugno 1984), Cantini Edizioni d’arte, 1984
  • Rodolfo Siviero, L’arte e il Nazismo, Firenze, Cantini editore, 1984

Oltre ai testi sopra citati, si è fatto riferimento all’ampia documentazione prodotta in seguito allo scoppiare del caso Ventura e attualmente conservata nei seguenti fondi archivistici:

  • Archivio Siviero, Museo di Casa Siviero, Firenze, Fondo Stampa quotidiana e riviste periodiche
  • Archivio Siviero, Roma, Busta 35, Pratica 3/427
  • Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, Archivio Ragghianti, Lucca, Busta Sottosegretariato Reparto calunnie 1945-1965 (Siviero), Fascicoli Reparto Calunnie I e Reparto Calunnie II
  • Archivio Centrale dello Stato, Roma, Fondo della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, Divisione III, 1929-60, Busta n. 147, 1938/55, Classifica 4 Firenze, Mostre e Recuperi: Firenze, Quadri Francesi Recuperati presso l’antiquario Eugenio Ventura, Busta n. 178, 1940/50, Classifica 4 Roma, Mostre: Roma 1946 1947 1948, Palazzo Venezia, Mostra d’arte Francese
  • Archivio del Ministero degli Affari Esteri, Parigi, Base Spoliations, Carton 377.98, Cote P8 Italie, recherche d’oeuvres d’art d’origine française, 1940-1950, Fascicoli “Italie – Affaire Ventura. Correspondance” 1945-1948 e “Italie – Exposition à Rome – 9 tableaux impressionnistes nascosti da Ventura” 1946-1947.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Caterina Zaru

Scritto in data: 17 aprile 2020

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.

La Regione Toscana, proprietaria del Museo Casa Siviero e di tutte le opere e i documenti lì conservati, concede alla dott.ssa Caterina Zaru le immagini digitalizzate delle stampe fotografiche conservate a Casa Siviero per essere utilizzate a scopo illustrativo sul blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

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