Riflessioni sull’iconoclastia: passato e presente a confronto

La furia iconoclasta si abbatté sulle immagini sacre agli inizi dell’VIII secolo, durando circa 100 anni. Un salto indietro nel tempo ci riporta all’epoca dell’Impero Bizantino, sotto Leone III Isaurico: si combatte contro l’idolatria. Il cristianesimo si divide in due fazioni, quella degli iconoduli e quella degli iconoclasti. Dopo dure battaglie, in cui elementi di stampo religioso si confondono con altri di carattere politico precipitando in una persecuzione, cui conseguirono migrazioni soprattutto verso l’Italia meridionale, la crisi cessò, lasciando dietro di sé una scia di distruzione delle testimonianze artistiche.

Dipinti, avori, miniature erano perduti per sempre, in favore di una conquista “ideologica”, filosofica e religiosa: la distinzione tra venerazione e adorazione delle immagini sacre (a tal riguardo, si rimanda soprattutto all’opera di Giovanni Damasceno “Difese delle immagini sacre”). Ma la celebre crisi iconoclasta dell’VIII secolo non fu di certo la prima manifestazione di questo tipo che si ricordi nella storia dell’umanità: nella Bibbia, infatti, troviamo Mosè alle prese con gli israeliti che, durante la sua assenza dovuta alla scalata verso il Monte Sinai dove ricevette le Tavole della Legge, avevano intanto creato il vitello d’oro da adorare come un dio (Esodo 32, 1-20). Mosè spaccò, quindi, i Dieci Comandamenti gettandoli a terra e distruggendo il vitello. Nell’Antico Testamento si legge ancora: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra (Deuteronomio 5, 8-9)».

Recentemente il fenomeno dell’iconoclastia è riapparso, non per scongiurare il pericolo dell’idolatria, ma per eliminare il ricordo di alcuni specifici personaggi storici. Abbiamo assistito alla distruzione, rimozione o ad estremi atti vandalici rivolti contro i monumenti di uomini legati al passato coloniale, da Cristoforo Colombo, ad Hans Sloane, fino ad Indro Montanelli.

Milano, statua di Indro Montanelli (foto tratta da Il Fatto Quotidiano)

Il movimento, avviatosi negli USA in seguito all’omicidio di George Floyd, si è espanso a macchia d’olio in ogni dove, giungendo fino in Europa. Si lotta ora contro il razzismo, chiedendo un indiscutibile cambiamento collettivo di mentalità, ma in cosa è sfociata questa rivolta? Si è avuta spesso l’impressione che, dietro la più elevata motivazione sociale, fossero invece celati veri e propri atti di inciviltà e vandalismo, una sorta di odio e furia repressa da manifestare apertamente, cogliendo un’occasione come quella che si è presentata, rivelando però una profonda ignoranza storica e culturale. Quel che non si è capito e che, con ogni probabilità, si proseguirà a non comprendere, è il fatto che abbattere un monumento non riporterà indietro il tempo, non riscriverà le azioni dell’uomo. La distruzione di una statua non eliminerà automaticamente il potere evocativo del ricordo legato a quella stessa persona e “racchiusa” nell’immagine.

Poniamoci allora qualche domanda, per certi versi banale, ma utile a rendere l’idea.

Ci siamo mai chiesti cosa sarebbe stata Roma senza il Colosseo che rappresenta un simbolo della città, ma anche della stessa Italia? Eppure all’interno di questo svettante monumento si consumarono uccisioni tra gladiatori per puro divertimento e, sembra anche, barbari crimini contro i cristiani perseguitati. Dovremmo quindi demolirlo per dimenticare ciò che in passato siamo stati?

La celebre colonna di Traiano è totalmente scolpita con le immagini della campagna dell’imperatore in Dacia (attuale Romania) volta alla sua conquista e alla sottomissione di quel popolo. Le statue dei prigionieri Daci erano addirittura poste sull’attico del Foro di Traiano, a coronamento di quest’ultimo. Dovremmo cancellare i rilievi, abbattere la colonna e frantumare le statue?

Ci spostiamo all’EUR, i cui edifici risalgono a un’epoca decisamente più recente rispetto al passato romano. Il quartiere, previsto per l’Esposizione Universale del 1942, mai tenutasi, venne costruito seguendo la volontà di Benito Mussolini: il Palazzo della Civiltà Italiana (noto come Colosseo quadrato), il Palazzo dei Congressi, il Museo della Civiltà Romana (chiuso da qualche anno), l’attuale Museo delle Civiltà (ex Luigi Pigorini), la chiesa dei SS. Pietro e Paolo e così via per ogni angolo del quartiere che, seppur terminato in epoca successiva al movimento fascista, riporta alla mente l’architettura razionalista e ispirata all’impero che il dittatore voleva ricostituire. Per non parlare dell’obelisco del Foro Italico (o Foro Mussolini) con l’iscrizione “Mussolini Dux” che torna periodicamente a costituire motivo di discordia tra i conservatori della memoria storica e coloro che vorrebbero invece eliminarla.

Roma, Palazzo della Civiltà Italiana, conosciuto come Colosseo quadrato (foto tratta da Wikipedia)

Abbiamo sempre avversato i terroristi dell’IS e i talebani che, più per motivi ideologici (distruzione dell’identità dei popoli “conquistati”) che per reali motivi religiosi, si sono scagliati duramente contro i monumenti della Siria, dell’Iraq, della Libia, dell’Afghanistan (link).

Perché l’occidente sta effettuando la stessa operazione di cancellazione? Cosa rimarrà della nostra storia, seppur costellata da ombre, se ognuno di noi comincerà a distruggerne un tassello? A cosa servirà la damnatio memoriae se non a dimenticare completamente? Ecco che il ruolo della cultura diventa fondamentale: ricordare sempre per non ripetere mai più.

Cristoforo Colombo, il più bersagliato in assoluto ormai da anni, non era razzista (come spesso e impropriamente si è sentito ripetere): era un esploratore, semplicemente figlio del suo tempo, come tutti gli uomini rappresentati in quei monumenti che sono stati abbattuti o imbrattati nei mesi passati. La distruzione non riporterà, purtroppo, in vita George Floyd, né tutte le persone che a causa della propria provenienza, religione o cultura hanno subito angherie nel corso della storia. Ma è proprio il loro ricordo e il ricordo delle azioni compiute contro di esse che potrà impedire per sempre il ripetersi di atti criminali. In alternativa, si arriverà alla condizione paradossale in cui i nostri figli, nipoti e pronipoti studieranno la scoperta dell’America, senza sapere chi ne fu l’artefice; se per caso sentiranno, poi, il nome di Colombo, non riusciranno a trovare nessun elemento che possa chiarir loro le idee.

Foto di Stephen Maturen, Getty Images (tratta da Il Post)

È allora forse più opportuno fermarsi a riflettere, abbattere il velo della rabbia e ragionare, tutelando diritti e monumenti, apponendo accanto a questi ultimi una spiegazione ben chiara che evochi fatti positivi e negativi e accompagnando il tutto allo studio della storia. Facciamo sì che una nobile battaglia sociale non si trasformi, invece, in una vasta operazione di ignoranza e inciviltà che, come un tornado, lascia dietro di sé polvere, frammenti e vuoto.

Bibliografia essenziale:

Angelo Pernice, s.v. Iconoclastia, su Treccani.it (1933): https://www.treccani.it/enciclopedia/iconoclastia-o-iconoclasmo_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Giuliano Antonello, L’iconoclastia, su Prospettiva Filosofica blog (10.04.2016): https://giulianoantonello.wordpress.com/2016/04/10/liconoclastia/

Martina Cecco, Da Cristoforo Colombo a Indro Montanelli, iconoclastia da psicosi, su Secolo Trentino (14.06.2020): https://secolo-trentino.com/2020/06/14/da-cristoforo-colombo-a-indro-montanelli-iconoclastia-da-psicosi/

Giuditta Giardini, Il trionfo dell’iconoclastia antirazzista, su Il Sole 24 Ore (15.06.2020): https://www.ilsole24ore.com/art/il-trionfo-dell-iconoclastia-antirazzista-ADJrI3X?refresh_ce=1

Katia Riccardi, Usa, la guerra delle statue: decapitato busto di Colombo a New York. L.A. abolisce il Columbus Day, su Repubblica (01.09.2017): https://www.repubblica.it/esteri/2017/09/01/news/columbus_day_abolizione_usa-174350125/

Simone Sabbatini, Statue Usa, Colombo abbattuto come Saddam: dove porta il paragone?, su Il Corriere della Sera (05.07.2020): https://www.corriere.it/esteri/20_luglio_05/statue-usa-colombo-abbattuto-come-saddam-dove-porta-paragone-b0d2d556-beaf-11ea-8284-a1c7a3d7e6e0.shtml

Boldrini: «Cancellare la scritta Dux dall’obelisco di Mussolini». Bufera sulla presidente della Camera, su Il Corriere della Sera (17.04.2015): https://roma.corriere.it/notizie/politica/15_aprile_17/ripulire-l-obelisco-mussolini-bufera-parole-boldrini-079c8ae4-e50d-11e4-845e-5bcd794907be.shtml

Il British Museum rimuove il busto del fondatore per i suoi legami con lo schiavismo, su Finestre sull’Arte (28.08.2020): https://www.finestresullarte.info/musei/british-museum-rimuove-busto-del-fondatore?fbclid=IwAR3-abthkPc8rTYY74Mx3JUe9vwkkzYJ0liEciz5KzMfIdmXxtPx35dgAak

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 27 settembre 2020

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.