Ripensando al crollo del tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami

30 agosto 2018: sono le ore 14.45 di un placido pomeriggio estivo nella Capitale, quando un frastuono assordante echeggia al Foro Romano.

Nessuno si spiega cosa possa essere accaduto, finché il polverone che si alza dalla chiesa di San Giuseppe dei Falegnami non lascia spazio a dubbi: è crollata una buona porzione del tetto di quella struttura ecclesiastica sorta sopra il Carcere Mamertino, sito devozionale, oltre che storico-archeologico.

Lo stupore, lascia rapidamente spazio allo sconcerto e alla presa di coscienza. Si pensa alle vittime, ma fortunatamente la tragedia umana è stata scongiurata. Il parroco, infatti, assicura che la chiesa era chiusa al momento del disastro. Un brivido percorre la schiena, però, quando si apprende che nella mattinata del sabato successivo vi sarebbe stato celebrato un matrimonio. Da poco è accaduto lo sconvolgente fatto del Ponte Morandi a Genova e l’Italia è di nuovo sotto il mirino della stampa internazionale. Appare impossibile non collegare i due avvenimenti. Si tratta di un’Italia che si sgretola, un paese d’effetto che nasconde crepe profonde.

Il tetto ligneo della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami era del Cinquecento e non mostrava segni di cedimento della capriata. Eppure, è venuto completamente giù in maniera del tutto inaspettata. Fortuna ha voluto che le opere d’arte conservate all’interno della chiesa si fossero salvate senza riportare alcun danno.

Crollo del tetto (foto: Arma dei Carabinieri)

Cominciano quindi le domande riguardo le competenze: era compito del Vicariato o dello Stato Italiano vigilare sullo stato di conservazione della chiesa? San Giuseppe dei Falegnami, infatti, pur essendo di proprietà del Vicariato, per gli effetti dell’accordo siglato il 26 gennaio 2005 tra CEI – nella persona dell’allora presidente Card. Camillo Ruini – e Ministero dei Beni Culturali – nella persona dell’allora Ministro on. Giuliano Urbani – vede una gestione congiunta: tutti gli interventi relativi alla conservazione dei beni culturali devono essere effettuati da personale qualificato e programmati «previo accordo tra gli organi ministeriali e quelli ecclesiastici territorialmente competenti».

Vi è quindi un’intesa tra le due parti, si dovrebbe agire in maniera congiunta, ma di chiunque sia la vera responsabilità – su cui indagherà la Magistratura e chi di dovere – sorgono inevitabilmente alcune domande: quanto è sicuro al giorno d’oggi visitare un sito, un museo, un monumento, una chiesa?

Purtroppo la risposta non è confortante perché l’importantissimo concetto di manutenzione sembra non essere percepito dalle istituzioni. Siamo tutti pienamente consapevoli del deperimento generale dei materiali, tanto più se si tratta di strutture antiche. Nulla è eterno, lo sappiamo benissimo, eppure proseguiamo a far finta di niente mettendo a rischio la vita delle persone e la nostra storia.

Nonostante le denunce, solo ora – dopo la sfiorata tragedia – viene dato risalto a un patrimonio diffuso osservato, fotografato, ammirato dai milioni di turisti, oggetto di vanto ma mai curato, se non in casi eccezionali, quando giungono quei rari finanziamenti per i restauri, spesso da parte di privati. La chiesa di S. Maria della Scala, ad esempio, nel rione Trastevere, presenta una profonda e preoccupante crepa che spacca il catino absidale, permettendo che l’acqua piovana si infiltri. Un faro si era acceso su di lei grazie a un articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo già nel 2016, ma a tutt’oggi la situazione sembra ancora critica. Nuove segnalazioni appaiono, per paura che si ripeta una seconda puntata relativa a un crollo nelle chiese romane, quando la cupola da ormai tre mesi ha cominciato a cedere, presentando un lanternino del tutto inclinato e sgretolato.

Una passeggiata sul colle Aventino condurrà, invece, oltre che nella più nota basilica di S. Sabina, nella vicina chiesa dei SS. Alessio e Bonifacio che ricade sotto l’amministrazione del FEC (Fondo Edifici di Culto) del Ministero dell’Interno. Ebbene, basti osservare la parte bassa delle pareti perimetrali per scorgere allarmanti risalite di umidità, senza contare le ripetitive crepe che si aprono nella cupola. Purtroppo questa è una situazione che procede da anni ormai, senza che nessuno intervenga. Ma di esempi se ne potrebbero elencare a centinaia in tutta Italia, non solo a Roma. Si ricorda, a tal proposito, l’incidente mortale avvenuto a Firenze nella Basilica di Santa Croce, che costò la vita a un turista spagnolo. In quel caso fu un pezzo di capitello a stroncare la vittima.

Per proteggerci da eventuali crolli dovremmo allora evitare di visitare le nostre chiese? Di conoscere la nostra storia e di apprendere nuove nozioni studiando l’immenso patrimonio ecclesiastico? I devoti dovranno fare a meno di recarsi al loro interno per recitare anche solo una preghiera?

Il problema è grave, più di quanto si immagini. Perché se è ormai chiara l’assenza di manutenzione, spesso per una mancanza di fondi che affligge paradossalmente sempre il settore culturale, non vi è solo quel dilemma. Nelle chiese scarseggia anche la sorveglianza e non è un caso che esse si collochino al primo posto nella classifica dei furti di opere d’arte e oggetti devozionali adoperati al loro interno.

Chiese senza manutenzione e senza sorveglianza; un patrimonio che si sgretola e una memoria che si perde per sempre. Possiamo proseguire a denunciarlo, a indignarci, ma sarebbe ora di agire. Se davvero teniamo ai tesori che la nostra penisola ha l’onore di accogliere, è anche nostro dovere custodirli e tramandarli ai nostri successori. Il crollo di un tetto fa emergere una catena di problematiche, quelle stesse che l’Italia non è stata capace (o non ha voluto) affrontare negli anni passati. Non sono infatti solo le chiese ad essere abbandonate al loro triste destino. Moltissimi siti archeologici sono oggetto di scavo, a volte di parziale musealizzazione, dopodiché vengono lasciati alla deriva, non visitabili e in preda all’incuria.

È avvilente dover nuovamente constatare, tra le altre cose, come un rilevante peso sia costituito dalla totale mancanza di assunzioni nel campo culturale. I professionisti ci sono, pronti a prendere servizio da anni, a vedere finalmente il loro sogno che si realizza dopo una vita di studio e sacrifici… eppure non vi è l’ombra di concorsi periodici (totalmente sconosciuti e invocati più volte dal prof. Giuliano Volpe), eccezion fatta per quello del 2016, comunque insufficiente per le gravissime carenze che il paese presenta. Anche lo storico dell’arte Tomaso Montanari non si è risparmiato su questo argomento, esprimendo il suo forte disappunto, amareggiato da quanto avvenuto. Solo in questi ultimi giorni, il Ministro Alberto Bonisoli ha dato notizia di voler risollevare il Mibac indicendo concorsi volti a maxi assunzioni di personale tra il 2019 e il 2020.

Cosa faremo dunque? Abbiamo preso consapevolezza della gravità della situazione? Oppure, come sempre, faremo  risuonare le parole sui giornali per poi voltarci dalla parte opposta e proseguire nell’ignavia, lamentandoci di tanto in tanto e aspettando che qualche nuova tragedia ci risvegli dal torpore?

Mentre il Ministro ha fatto intendere di voler avviare una mappatura delle chiese e dei monumenti per preservarli e metterli in sicurezza e ha reso operativa l’Unità per la Sicurezza del Patrimonio Culturale, fondata nel 2017 ma mai diventata operativa, prosegue a martellare un’insistente domanda: perché arrivare a questo punto prima di intraprendere simili interventi, quando invece la manutenzione dovrebbe, di norma, essere un’attività costante?

Intanto i falegnami, pur di restituire integrità a un luogo storico importante per tutta la città e per la loro stessa professione, si sono proposti di ricostruire gratuitamente il soffitto a cassettoni della Chiesa di San Giuseppe al Foro Romano, reperendo e lavorando le lunghissime travi lignee danneggiate dal crollo. E pur apprezzando l’atto caritatevole e di cuore, non possiamo fare a meno di sottolineare, per l’ennesima volta, che l’Italia non potrà più basarsi esclusivamente sulla beneficienza e il volontariato per sopperire alle gravi mancanze che si registrano, ormai da troppo tempo, soprattutto nel campo dei beni culturali.

Comunicato Mibac del 30/08/2018: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_1022965937.html

La Stampa: pericolo per la cupola di S. Maria della Scala a Trastevere: http://www.lastampa.it/2018/09/01/roma/allarme-per-unaltra-chiesa-romana-santa-maria-della-scala-a-trastevere-potrebbe-crollare-da-un-momento-allaltro-KCO6hnjiBlNvht7SLZV5jO/pagina.html

Il Messaggero: video incidente a Firenze nella basilica di S. Croce: https://video.ilmessaggero.it/cronaca/firenze_turista_spagnolo_ucciso_da_un_pezzo_di_capitello-3312489.html

Corriere della Sera: Bonisoli, necessaria mappatura del patrimonio a rischio: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_settembre_01/patrimoni-d-arte-rischio-subito-test-anti-crolliper-chiese-monumenti-88ba9fcc-ad4a-11e8-aed0-106e9275cc0a.shtml

AgCult: resa operativa l’Unità per la Sicurezza del Patrimonio Culturale: https://agcult.it/2018/09/04/mibac-istituita-unita-per-la-sicurezza-del-patrimonio-culturale/amp/

Corriere della Sera: falegnami si propongono di restituire il tetto alla chiesa: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_agosto_31/crollo-chiesa-falegnami-roma-sono-pronti-rifare-tetto-cassonetti-0132f4fc-ad3e-11e8-aed0-106e9275cc0a.shtml

Autrice dell’articolo: Cristina Cumbo

Le immagini sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

Contributo precedentemente pubblicato su “The Journal of Cultural Heritage Crime” in data 02.10.2018 e disponibile al seguente link.    

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.