Un archeologo e giornalista che voleva tutelare il patrimonio culturale e paesaggistico: Antonio Cederna

«In nome di un principio fondamentale: ossia che prioritaria, è la salvaguardia dei beni culturali, paesistici e naturali. Tutto il resto viene dopo e qualunque ipotesi di cambiamento o di sviluppo va rigorosamente subordinata a questi valori».

Antonio Cederna, un nome che tutti ricordano affiliato alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico. Ma chi era costui? Antonio Cederna, nato a Milano nel 1921, si laureò in Lettere a Pavia, scegliendo successivamente la specializzazione in Archeologia presso l’Università di Roma La Sapienza. Nonostante la sua formazione archeologica, abbandonò quasi immediatamente gli scavi, per dedicarsi invece al giornalismo condotto con passione nella redazione di articoli e inchieste ambientaliste e culturali.

Collabora dunque con numerosi quotidiani – Il Mondo di Pannunzio, Il Corriere della Sera, La Repubblica, L’Espresso – diventando autore anche di alcuni volumi, tra i quali si ricorda “Vandali in casa”, diretto contro lo sventramento di via Vittoria a Roma, oppure “Storia moderna dell’Appia Antica 1950-1996: dai gangster dell’Appia al parco di carta”, rivolto alla salvaguardia della Regina Viarum martoriata dall’edilizia di lusso.

Le sue azioni non si limitano a questo: porta avanti, infatti, battaglie ambientaliste e volte alla tutela del patrimonio culturale in prima linea, soprattutto insieme ad Italia Nostra, associazione nata nel 1955, di cui divenne consigliere nazionale. Indimenticabile è la mostra “Italia da salvare” promossa, a Milano nel 1967, dalla stessa Italia Nostra e dal Touring Club. Nel 1966 la rivista Pirelli ne pubblicherà, attraverso un articolo di Cederna, un primo anticipo. Il suo impegno lo condurrà fino al conferimento della medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte della Presidenza della Repubblica nel 1994.

Un archivio dedicato alla sua memoria è stato istituito presso il complesso di Capo di Bove, sulla via Appia Antica, dove sono conservati più di 2.500 articoli di cui Antonio Cederna è autore, documentazione fotografica e oltre 1700 fascicoli contenenti il suo materiale di lavoro.

Archivio Cederna a Capo di Bove (foto tratta da http://www.parcoarcheologicoappiaantica.it)

Ma cosa colpisce di Antonio Cederna? Il coraggio di esporre sempre la propria opinione, nonostante fosse contrastante con l’agire comune; la perseveranza nel condurre battaglie spesso date per perse sin dal principio, raggiungendo anche qualche importante vittoria; l’amore verso la storia, la cultura, l’ambiente e il paesaggio, frequentemente dimenticati proprio negli anni dell’urbanizzazione e dell’edilizia incontrollata.

«I principali problemi che ho affrontato sono stati la difesa dei centri storici dagli sventramenti, l’integrità della campagna della via Appia Antica, la tutela dei parchi nazionali e delle altre aree naturali manomesse dalla speculazione, l’indiscriminata cementificazione dei litorali, la prevenzione del dissesto idrogeologico, lo sperpero di pubblico denaro per la costruzione di strade e autostrade inutili e devastanti, le condizioni precarie in cui si trovano le aree archeologiche, i monumenti, i musei esposti a mutilazioni e furti».

A costo di essere ripetitivo, Cederna insiste sui tasti dolenti, arrivando a pungere i protagonisti delle vicende di cui si interessa, anche nomi importanti (si ricordano oltre che la questione dell’Appia Antica, anche quelle della Valtellina, del Parco Nazionale d’Abruzzo, oppure quella un po’ meno conosciuta del Parco Piccolomini a Roma), eseguendo ricerche, recandosi sul posto, raccogliendo ritagli di giornale, appunti e schemi che andranno ad arricchire i suoi fascicoli.

Visuale della Cupola di San Pietro dal Parco Piccolomini (foto tratta da: https://www.change.org/)

Antonio Cederna effettuò una scelta al principio della sua carriera: nonostante fosse meritevole, non si dedicò alla ricerca archeologica proseguendo nel mondo accademico, ma si rivolse in qualche modo a tematiche più ampie. Fu un archeologo che scese a livello del popolo, preferendo sensibilizzare verso la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, puntando in un certo senso a “educare” i lettori di quegli articoli che firmava. Conoscere per tutelare quindi, come traspare dalle sue stesse parole:

«Non si può conservare e difendere ciò che non si conosce: è questa ignoranza che favorisce la degradazione che ogni giorno lamentiamo del patrimonio storico, artistico e ambientale».

Un giornalista scomodo? Forse sì, per coloro che non volevano vedere l’evidenza di un mondo che stava lasciando spazio al cemento senza curarsi del passato emergente e del verde, tanto importante quanto spesso trascurato. Un giornalista e un archeologo che al giorno d’oggi avrebbe ancora molto da scrivere e denunciare; una persona di cui, anche attualmente, si avrebbe un disperato bisogno.

Sitografia e bibliografia essenziali:

M. Acanfora, Alla scoperta dell’archivio Cederna, padre nobile dell’ambientalismo, su Altraeconomia (01.02.2019): https://altreconomia.it/cederna/

V. De Lucia, Ritratto di Antonio Cederna, su Archivio Antonio Cederna: http://www.archiviocederna.it/cederna-web/info/antonio-cederna.html#n

T. Montanari, Antonio Cederna, l’instancabile, su Il Fatto Quotidiano (11.08.2012): https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/11/antonio-cederna-linstancabile/323592/

F. Pedrotti, Antonio Cederna, su Uomo e Natura: http://www.uomoenatura.it/project/antonio-cederna/

Un’Italia da salvare sulle pagine della Rivista Pirelli: https://www.fondazionepirelli.org/it/iniziative/unitalia-da-salvare-sulle-pagine-della-rivista-pirelli/

Per approfondire:

A. Cederna, I vandali in casa, 1956.

A. Cederna, Mirabilia Urbis, 1965.

A. Cederna, La distruzione della natura in Italia, 1975.

A. Cederna, Mussolini urbanista, 1975 (nuova edizione: 2006).

F. Erbani, Antonio Cederna. Una vita per la città, il paesaggio, la bellezza, 2012.

M. P. Guermandi, V. Cicala, Un italiano scomodo. Attualità e necessità di Antonio Cederna, 2007.

Autrice del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 15 gennaio 2021

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.