“Vestigia restituta” all’Antiquarium Comunale di Nettuno: la storia di un territorio narrata attraverso i reperti recuperati dalle Forze dell’Ordine

Soffia una brezza leggiadra a Nettuno, un venticello caldo che porta con sé il sapore dell’estate appena passata e di un settembre che volge verso la fine.  In riva al mare, di un azzurro spettacolare, si nota qualche bagnante che si gode una mattinata in tutta tranquillità. Non c’è più la calca, non si sentono le grida scalmanate dei bambini, né le ritmiche musiche della top ten estiva che provengono dagli stabilimenti.

Superando la candida statua di Santa Maria Goretti e la chiesa di San Francesco, sulla destra si staglia il Forte Sangallo. Questa struttura, costruita nei primi anni del Cinquecento da Antonio da Sangallo per volere di Cesare Borgia, era un polo difensivo sul mare e si andava ad “inserire” in un sistema di torri litoranee, tra le quali ricordiamo Torre Astura, Tor Caldara, Tor San Lorenzo.

La mostra “Vestigia Restituta”, curata da Maria De Francesco e da Anastasia Zourou, si articola principalmente in due delle sale dell’Antiquarium Comunale, ospitando sia reperti recuperati dal Comando Carabinieri TPC, dal Nucleo Comando Carabinieri Polizia Militare U.T.T.A.T. (operante nell’area del Poligono Militare) e dalla Guardia di Finanza nel territorio del Comune di Nettuno, sia donazioni spontanee da parte di cittadini seppur in minor misura.

L’intento è soprattutto quello di rendere noti al pubblico non solo quei reperti già esposti all’interno dell’Antiquarium, ma in particolare quelli provenienti dai magazzini, che pur costituiscono frammenti sconosciuti del puzzle territoriale di Nettuno. E poi, si palesa la volontà di narrare una storia, quella dei manufatti in sé, che dal momento del ritrovamento occasionale oppure (purtroppo) organizzato attraverso scavi clandestini, passano nelle mani di varie figure, che li restaurano, li immettono sul mercato, li vendono, giungendo infine nei musei spesso esteri, o nelle dimore di privati, finendo per diventare meri soprammobili e oggetti decorativi; talvolta si ritrovano persino murati nelle case di campagna, per conferire alla struttura quell’aspetto rustico, echeggiante il gusto antiquario.

Mani che scavano spietatamente, che restaurano per fini illeciti, che commerciano illegalmente; mani che recuperano e infine che riportano la storia nel luogo d’origine. Questi reperti, oltre il loro passato riguardante la produzione e l’utilizzo, conservano in sé qualcosa di più recente, un vissuto che coinvolge il nostro tempo.

È così che l’esposizione inizia con uno stretto e indissolubile legame, quello tra il mare e la città di Nettuno. Le ancore, o meglio i loro ceppi rimasti e la contromarra, testimoniano la pratica della navigazione, rinviando a tempi lontani, a quelle navi che approdavano portando pesanti carichi a bordo, includendo in quest’ultima categoria le anfore. Molto spesso leggiamo di recuperi di simili oggetti in fondo al mare, oppure di sequestri di tali vasi biansati utilizzati soprattutto come elementi d’arredo da contemporanei “collezionisti”. Eppure, quelle stesse anfore – provenienti da varie parti dell’impero Romano – hanno solcato i mari, terminando talvolta il loro percorso sul fondale a causa di un naufragio. La loro superficie è ricoperta di patine e incrostature, che rimandano alle profondità marine e che i falsari, senza scoraggiarsi, sono stati persino in grado di emulare nel corso della storia. Presso l’Antiquarium, sono esposti questi grandi contenitori in terracotta, di forma e origine differente, che custodivano olio, vini pregiati, garum, sequestrati in gran parte dalla Guardia di Finanza.

Sicuramente interessanti risultano i 5 frammenti del coperchio di un dolium (un grande contenitore in terracotta per la conservazione di generi alimentari), sequestrati dal Nucleo Comando Carabinieri Polizia Militare U.T.T.A.T.; particolari e ancora legati al mare sono i 98 pesi in terracotta che erano, invece, utilizzati per le reti da pesca. Una vetrinetta è dedicata al materiale archeologico di epoca Paleolitica e Neolitica che include raschiatoi, punte, bulini recuperati dai Carabinieri del Comando TPC – Sezione archeologia del Reparto Operativo; un’altra alla ceramica, in cui spicca una oinochoe protocorinzia con scena di animali che si rincorrono; un’altra ancora ai bronzi d’ornamento e alle punte di lancia; ci sono poi i vetri e le tessere di mosaico; infine, un’ultima vetrina è dedicata alla terracotta architettonica e al mosaico, quali elementi decorativi, tra cui una lastra con scena figurata che, nonostante appaia di buona fattura, è ottocentesca, trattandosi quindi di una copia moderna.

Si prosegue nell’altra sala, dove i reperti si dispongono accanto al monumentale camino e al pianoforte, illuminati da una finestra che dà sul mare. Il bianco del marmo predomina e rimanda al mondo funerario: è qui che trova collocazione la lapide frammentaria della famiglia dei Larci (I secolo d.C.) di cui si è persa, ovviamente, conoscenza del luogo di provenienza. Di fronte, l’uno accanto all’altra, due frammenti di sarcofago parlano ancora dell’aldilà: una scena figurata potrebbe ricondurre al mito di Diana e Atteone, mentre una porzione di marmo con motivo strigilato indica quella tipologia comune di sarcofago riscontrabile in numerosi casi e, talvolta, reimpiegati come fontane.

Al piano superiore, in esposizione permanente, non si dimentichi il sarcofago recuperato dal Comando Carabinieri TPC – Sezione Archeologia del Reparto Operativo e sottratto al Forte Sangallo quando era collocato nella corte. La cassa marmorea presenta la raffigurazione di due eroti in volo che sorreggono un clipeo entro cui è rappresentato il defunto; alle estremità sono scolpiti due putti festosi, mentre in basso sono affrontate le figure di Oceano e Tellus.

Dal mondo funerario, ancora nella sala del camino, si passa a quello relativo alle decorazioni architettoniche e alle sculture, purtroppo frammentarie: una parte di labrum (una grande vasca di forma circolare) e quella di una vasca rettangolare, parte di capitello a canestro e di uno corinzio, un puteale cilindrico (elemento che veniva posto intorno al pozzo), una porzione di una gamba e del busto di un personaggio, probabilmente un satiro o un fauno.

Infine, c’è ancora qualcosa: nonostante siano presenti foto e descrizione, in esposizione manca la statua acefala di un togato, recuperata dal Comando Carabinieri TPC – Sezione Archeologia del Reparto Operativo in due frammenti discontinui e databile al periodo giulio-claudio, che necessita di opportuna pulitura e restauro per essere resa fruibile al pubblico. Speriamo di poter tornare all’Antiquarium per poterla osservare.

La visita alla mostra termina qui. Si è trattato di un breve viaggio, quasi un’immersione dato il luogo, nell’antico territorio di Nettuno, anche se la strada non è risultata semplice da percorrere: quei reperti esposti, talvolta frammentari, sono stati strappati dal contesto di provenienza. Per ricostruire ciò che è rimasto e che è racchiuso nei manufatti stessi, occorrono professionalità e passione, qualità queste in possesso degli archeologi che quotidianamente dedicano la propria vita al mantenimento della memoria dell’uomo.

La mostra “Vestigia restituta” è stata curata da Maria De Francesco e Anastasia Zourou.

I materiali sono stati analizzati e studiati da: Silvia Alfano, Arianna Ciarla, Maria De Francesco, Michelangelo La Rosa, Élise Marlière, Silvia Semenzin, Josep Torres Costa, Anastasia Zourou.

Riferimenti bibliografici:

M. De Francesco, A. Zourou (a cura di), Vestigia restituta. Materiali da sequestri e recuperi effettuati dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, dal Nucleo Comando dei Carabinieri Polizia Militare U.T.T.A.T. e dalla Guardia di Finanza nel territorio del Comune di Nettuno. I risultati dello studio dei materiali attraverso un’analisi stilistica, Nettuno 2023.

Ulteriori informazioni:

La mostra “Vestigia restituta” è visitabile, presso l’Antiquarium Comunale di Nettuno (RM)-Forte Sangallo, dal 23 settembre al 15 ottobre 2023, ore 09.30-12.30; 16.00-19.00 (lunedì chiuso).

Il video dell’inaugurazione della mostra è disponibile al seguente link.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 1 ottobre 2023

Foto di Cristina Cumbo. Si ringrazia l’Antiquarium Comunale di Nettuno per la gentile concessione relativa alla pubblicazione sul presente blog. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.