Reporter per #LaTPC: Castello manfredonico chiaramontano di Mussomeli

Monumento: Castello manfredonico chiaramontano

Luogo: Mussomeli (CL)

Descrizione: Parlando di architetture fortificate nella Sicilia medievale non si può non fare riferimento al castello manfredonico chiaramontano di Mussomeli. Si tratta di uno dei castelli più belli e meglio conservati dell’intera provincia di Caltanissetta, anche grazie ai lavori di restauro compiuti dall’architetto Ernesto Armò agli inizi del Novecento e seguiti da ulteriori lavori, prima negli anni Settanta e poi nei primi anni Duemila.

La sua caratteristica principale è la collocazione su un picco di roccia calcarea (all’altezza di 778 m.), distante due km da Mussomeli. Per tale motivo viene anche appellato, talvolta, come “nido d’aquila”.

Il castello venne fatto edificare da Manfredi III Chiaramonte, conte di Modica, tra il 1364 e il 1375. Si pensa che detto castello sia stato edificato sui resti di una precedente struttura di età araba – tanto è vero che, ai primi del Novecento, alle pendici sudorientali del castello venne ritrovato un piccolo tesoretto costituito da 135 monete in oro coniate durante il periodo del califfo Al-Mustansir, oggi conservate presso il Museo Archeologico Regionale “P. Orsi” di Siracusa.

Corte interna del castello (foto: Pequod76, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons)

Le strutture più antiche appartenenti al castello si fanno risalire, tuttavia, all’età sveva (fine XII-prima metà del XIII secolo), tra queste la cappella posta nel secondo recinto del fortilizio. Nel 1374 il castello ospitò il re di Sicilia Federico III con la moglie e il seguito. Dopo la morte di Andrea Chiaramonte, nel 1392, la fortezza passò prima ai Moncada (con Guglielmo Raimondo Moncada, cui il re Martino il Giovane concesse tutti i territori appartenuti ai Chiaramonte), successivamente ai Prades, ai Castellar, ai Perapertusa, ai Ventimiglia, ai Campo fino ad arrivare ai Lanza, che elevano Mussomeli al rango di contea. Fu sotto i Castellar, all’inizio del XV secolo, che vennero eseguiti ulteriori lavori che portarono il castello alla struttura attuale. La fortezza fu adibita a carcere, agli inizi del XVII secolo, da parte di don Ottavio Lanza per poi essere definitivamente abbandonata. Ciò permise al castello di mantenersi immutato nelle forme fino ad oggi.

Il castello è costituito da due cinte murarie. Superata la prima si può trovare l’antica scuderia del castello, oggi adibita a chiesa. Proseguendo la salita e superato un altro portale – affiancato dallo stemma dei Castellar e sormontato da quello dei Campo, tutte scolpite nella pietra –, ci si immette in un secondo cortile dal quale si può accedere a diversi ambienti. Sopra detto portale si trova la cappella del castello; dal lato opposto, invece, gli ambienti residenziali.

Famosa è la “sala dei Baroni”, con il portale caratterizzato dalle zigzagature tipiche dello stile chiaramontano. Il nome della sala deriverebbe dalla riunione dei baroni convocata da Andrea Chiaramonte e che precedette il giuramento di Castronovo avvenuto, nel 1391. La riunione mussomelese e il giuramento avvennero al fine di contrastare lo sbarco dei Martini in Sicilia. Seguono la “sala del camino”, la “sala da pranzo” e la “camera da letto” tutte caratterizzate da elementi gotici e volte a crociera. Nei sotterranei invece è possibile visitare la sala d’armi e le carceri, con le relative botole. Un’altra camera particolare è la cosiddetta “camera delle tre donne” cui è legata la seguente leggenda: un giorno il conte del castello, dovendo partire per la guerra, essendo geloso delle tre sorelle che aveva, le fece murare vive in detta camera lasciando loro buone scorte di cibo. Al suo ritorno, che avvenne parecchio tempo dopo rispetto a quando previsto, trovò le tre donne morte soffocate con le suole delle scarpe in bocca.
La parte più alta del castello ospita, a sua volta, il cosiddetto “maschio”.

Altra leggenda legata al castello è quella del fantasma – don Guiscardo de la Portes – un nobile spagnolo che, nel 1391 giunse in Sicilia al seguito di re Martino il Giovane. Nell’isola si innamorò di una giovane donna – una tal Esmeralda – scatenando le gelosie di un certo don Martinez. Nel 1392, dopo l’uccisione a Palermo di Andrea Chiaramonte, mentre Guiscardo faceva ritorno verso Mussomeli, dalla sua Esmeralda – che aveva sposato e dalla quale aspettava un figlio – venne catturato dagli uomini di don Martinez e rinchiuso presso la fortezza mussomelese dove morì, imprecando contro Dio.
La leggenda viene raccontata dall’ex custode del castello, sig. P. Messina, che riferisce di averlo incontrato più volte, a partire dal 1975, presso una finestra bifora del secondo cortile.

Nel 2007 il castello è anche stato location della fiction RAI “La baronessa di Carini”.

Il castello è oggi visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì se non festivo, dalle ore 9:15 alle ore 12:45 (orario invernale); in estate invece tutti i giorni, tranne il lunedì se non festivo, dalle ore 9:15 alle ore 12:45 e dalle ore 15:15 alle ore 19:45.

Bibliografia essenziale:

M. A. Russo, Castello di Mussomeli, in G. F. Safonte (a cura di), Itinerari di pietra. Viaggio tra paesaggi e castelli al centro della Sicilia, Lussografica, Caltanissetta 2016, pp. 205-208.

M. Sorce Cocuzza, P. Marino, Mussomeli il castello manfredonico chiaramontano, Caltanissetta 1991.

Sitografia:

http://www.comunedimussomeli.it/luogo/2-castello-manfredonico.html

https://prolocomussomeli.com/?p=2167

http://prolocomussomeli.com/?p=2407

Foto e didascalie:

Foto di copertina: Castello di Mussomeli (Pcastiglione99, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons)

Testo di Emanuele Riccobene

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Pubblicato da Emanuele Riccobene

Storico. Ha conseguito il master I° livello in "Esperti nella tutela del patrimonio culturale" presso l'Università "Roma Tre". Ha all'attivo pubblicazioni sulla storia politica, militare, economica e sociale della Sicilia. Sta inventariando il patrimonio culturale immateriale del Comune di Delia (CL).