Recensione di “La bottega delle reliquie. Viaggio tra i corpi sacri del mondo” di Peter Manseau

Athar, letteralmente in arabo vuol dire “traccia”, ma indica anche “reliquia”, resto di una persona, oggetto che genera un ricordo e anche venerazione. Le reliquie uniscono vari culti religiosi, dal cattolicesimo in primis, al buddhismo, all’islam e varie alte correnti, per così dire, “secondarie”, spesso di derivazione cristiana.

Il loro culto può essere fatto risalire alla seconda metà del IV secolo d.C. quando papa Damaso, per affermare e ribadire il primato della chiesa di Roma, iniziò a monumentalizzare i sepolcri dei martiri presenti nelle catacombe romane. Venivano creati veri e propri percorsi per i fedeli, affinché questi ultimi potessero recarsi sulla tomba del santo, dire una preghiera e chiedere l’intercessione per la propria anima. Ma non solo: proprio in questo periodo nacquero le reliquie ex contactu, pezzi di stoffa (chiamati brandea) posti a contatto con il sepolcro martiriale, senza dimenticare le ampolline contenenti l’olio delle sacre lampade (si veda la Notula Oleorum).

Abbiamo però notizia della traslazione di reliquie, intese come resti corporei, nel 609 d.C.: papa Bonifacio IV, per consacrare la chiesa di Santa Maria ad Martyrum, ovvero il Pantheon, fece trasportare tali reliquie provenienti dalle catacombe tramite 18 carri.

La storia è ricca di aneddoti riguardanti le reliquie. Il loro culto è vivo ancora oggi e, se da una parte appare come una pratica piuttosto “macabra”, dall’altra serve soprattutto a mantenere vivo il ricordo di persone la cui esistenza è stata d’esempio per una comunità o per l’umanità intera, facendo sì che il corpo stesso divenga un simbolo.

Ecco, perciò, che Peter Manseau narra le sue avventure per il mondo alla ricerca di reliquie da studiare, per scoprirne la storia e, di conseguenza, i gruppi religiosi che ora le custodiscono, venerandole. Veniamo così a conoscenza dell’esistenza della cappella di St. Anthony a Pittsburgh contenente addirittura più di 5000 reliquie provenienti da tutta Europa; della lingua di Sant’Antonio conservata nell’omonima basilica di Padova; del dito di San Francesco Saverio custodito niente di meno che a Goa; della gamba del Lama ridotta in pietruzze colorate che gira il mondo in tournée; del sacro (e leggendario) prepuzio di Gesù, considerata la più ebraica delle reliquie dai cristiani stessi; delle costole (affumicate) di Giovanna d’Arco; della mano di Elisabetta Feodorovna Romanova; del pelo di barba e dei capelli del profeta Maometto; infine, dei denti del Buddha.

Il libro di Manseau è un racconto di viaggio, ma al contempo un approfondimento all’interno di culture diverse che rendono variegato e affascinante questo mondo, da Washington, all’Italia, passando per Israele, l’India e il Pakistan, la Francia, la Siria e lo Sri Lanka. È una storia composta in primis di persone: persone che hanno condotto una determinata esistenza, che sono morte, per essere poi venerate e il cui corpo è stato talvolta smembrato; persone che hanno traslato le reliquie, usandole per cause di potere e devozione; persone che le custodiscono o che le hanno rubate, generando addirittura sanguinose battaglie.

Nonostante il carattere divulgativo, “La bottega delle reliquie. Viaggio tra i corpi sacri del mondo” non è affatto un libro superficiale. Manseau riesce abilmente a incastrare elementi scientifici, tradizioni e viaggi entusiasmanti fino ai confini del mondo, usando un tono divertente e accessibile al più vasto pubblico.

«La fede non s’interessa solo di ciò che invisibile, dello spirituale e del sovrannaturale. Non è facilmente delimitabile come l’ultraterreno. Se la fede non riguardasse la cruda realtà della vita – la morte, i corpi e l’inevitabile fine di tutto ciò che conosciamo – cosa avrebbe da offrirci? A me sembra che le reliquie ammettano che, sì, finché la nostra vita ha una dimensione spirituale, siamo anche carne sotto la lente di chi ci circonda. La nostra vita e la nostra morte avvengono sotto gli occhi degli altri, e il significato della nostra vita per loro è al di là del nostro controllo. Siamo nello stesso tempo esseri che necessitano di simboli per sopravvivere, e noi stessi siamo simboli. Il nostro corpo […] ha la capacità di narrare storie che non possiamo neanche immaginare».

Autrice del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 17 dicembre 2020

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.