Tornano in Italia 750 reperti: il tesoro illecito di Robin Symes è stato presentato al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo

Hanno percorso una lunga strada da Londra a Roma: sono i 750 reperti che il Comando Carabinieri TPC è riuscito a riportare a casa, grazie alle incessanti attività di indagine che vanno avanti dal 2007. Ieri mattina, a Castel Sant’Angelo, sono stati presentati quei frammenti rubati di storia: i marmi bianchi e levigati, le tessere di mosaico splendenti nascoste sotto fili di polvere che parlano una lingua millenaria, vasi attici a figure nere, bronzetti, armi, bardature, fibule, monili, sarcofagi e tanto altro. Si tratta di un vero e proprio tesoro, composto da porzioni di una secolare identità di cui il nostro paese era stato privato.

«Si celebra il rimpatrio dei reperti grazie a un accordo tra il Ministro della Cultura e i liquidatori della Symes Ltd, sottoscritto l’11 maggio scorso. La società apparteneva a Robin Symes. È l’ultimo atto di complesse procedure che hanno visto il coinvolgimento di più organi dello Stato».

Il primo a intervenire è Mario Turetta, Segretario Generale del MiC, che ricorda l’importantissima attività del magistrato Paolo Giorgio Ferri, a lungo impegnato in quella che è stata definita “l’archeologia rubata”, che dall’Italia raggiungeva i mercati internazionali. Tra i tanti soggetti da lui perseguiti vi era proprio Robin Symes.

Nella stessa data, quella dell’11 maggio scorso, è stato sottoscritto un altro accordo, quello tra il Ministero della cultura della Repubblica Ellenica e la Symes Ltd, per il recupero di ulteriori reperti illecitamente esportati dalla Grecia. Il gruppo di frammenti in questione sarà studiato da archeologi italiani e greci per essere restituito ai rispettivi paesi. Intanto, però, il primo nucleo è tornato ed è costituito da circa 750 reperti di inestimabile bellezza e valore. Sono databili tra l’VIII secolo a.C. e l’epoca medievale, offrendo uno specifico spaccato storico, in particolare di Etruria e Magna Grecia.

Nonostante i contesti da cui provengono i reperti siano ormai quasi completamente perduti, con la loro restituzione è stato riparato un “torto” subito. Ma questo successo è frutto, oltre che delle incessanti indagini, anche di una buona prassi. Ha funzionato la c.d. diplomazia culturale, fondamentale per raggiungere lo scopo primario, ovvero quello di riportare in Italia i reperti, il tutto accompagnato da iniziative giudiziarie. Non si dimentichi – è Lorenzo D’Ascia, Avvocato dell’Avvocatura Generale dello Stato a parlare – che il primo step è stato costituito da un procedimento penale, seguito poi da uno civile. La situazione, che dura dal 2007, si è conclusa infine in via negoziale nel 2023.

Il lungo tragitto dei Carabinieri dell’arte inizia con il recupero di reperti ormai ampiamente noti: proprio nel 2007 tornano gli acroliti di Morgantina, poi la Venere di Morgantina dal Getty Museum e il famoso Volto d’avorio. Si tratta di attività – come spiega il Comandante del TPC, Gen. B. Vincenzo Molinese – frutto di investigazioni che i Carabinieri hanno condotto nei confronti di Robin Symes, il quale adottò degli “stratagemmi”: trasferì la sua residenza da Londra, dove aveva costituito proprio la Symes Ltd, in Svizzera, paese che era divenuto lo snodo dei traffici clandestini. Lo scopo? Far perdere le tracce, proseguendo a svolgere quelle attività illecite che portavano ad alimentare gli scavi clandestini in Italia.

Quando si parla di “archeomafie” viene in mente un sistema ben organizzato che dal tombarolo giunge al mercante internazionale fino ad importanti musei. Il risultato è stato comunque possibile grazie alla fondamentale collaborazione tra Carabinieri e funzionari del MiC, che hanno lavorato incessantemente sin dal primo momento in cui i liquidatori della Symes si sono offerti di restituire i reperti. Un risultato, è pur vero, arrivato “solo” 20 anni dopo l’inizio delle indagini.

«Le indagini sull’arte non finiscono mai perché l’arte italiana è stata depredata per anni e continua ad esserlo. Ciò che fa parte della nostra identità storico-culturale deve ritornare».

In questo quadro si inserisce la Grecia, altro paese danneggiato dal traffico illecito di beni culturali, rappresentata da Eleni Sourani, Ambasciatrice ellenica a Roma. Il rimpatrio degli antichi tesori in possesso della Symes Ltd ha dimostrato che la cooperazione nella lotta contro il traffico illecito è proprio la chiave per il successo. In Grecia ritornano 351 manufatti, dal periodo Neolitico all’epoca Bizantina; ancora si punta al fondamentale obiettivo della restituzione dei marmi del Partenone.

«Dobbiamo affermare il principio della legalità internazionale rispetto alle opere d’arte: non possono diventare oggetto di attività illecite, peggio ancora di archeomafie, e quindi il mercato illegale è un mercato che deve essere stroncato. Anche perché noi stiamo favorendo la circolazione legale delle opere attraverso le grandi mostre». È Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura, a concludere la conferenza stampa con un invito: quello di non chiudere nei depositi, già sovraffollati, ciò che viene recuperato, ma di musealizzare immediatamente quanto rimpatriato, affinché diventi fruibile, affindandolo a musei collaudati oppure esponendolo tramite eventi ad hoc.

Il patrimonio culturale parla di noi, è la nostra carta d’identità: ogni frammento, seppur apparentemente parziale, contribuisce a ricostruire quell’enorme puzzle di civiltà, dall’antichità fino al presente.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Scritto in data: 1 giugno 2023

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Video istituzionali:

MiC, Archeologia, presentati a Roma 750 reperti rientrati da Londra: https://www.youtube.com/watch?v=1BpqZVwBLtk

MiC, Conferenza stampa “Recupero reperti archeologici da Londra”, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, 31 maggio 2023: https://www.youtube.com/watch?v=0bXwr1LymQE

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.