Demolizioni in area vaticana: la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Porta Angelica

Siamo ormai abituati a una Roma affollata di turisti, sciami di persone che si muovono in gruppo soprattutto in prossimità di musei e monumenti rilevanti. Eppure, solo all’inizio del secolo scorso, Roma era ancora una città in divenire, a metà tra la Capitale che si stava adeguando ad accogliere una popolazione più numerosa e un dedalo di stradine, botteghe, orti che richiamavano quella vita placida e campestre condotta fino a pochi anni prima anche nel centro urbano.

L’area ovest di Roma, oltre il Tevere, aveva – e ha attualmente – come polo monumentale principale la basilica di San Pietro in Vaticano, luogo di culto, nonché sede del Pontefice, per non dimenticare gli annessi Musei Vaticani. La strada che, in linea retta, collega idealmente e fisicamente lo Stato Italiano con quello Vaticano è denominata, come ben sappiamo, via della Conciliazione, a ricordare appunto quei Patti Lateranensi firmati l’11 febbraio 1929 che sancirono la riapertura dei rapporti tra Regno d’Italia e Santa Sede interrotti nel 1870.

L’apertura di via della Conciliazione comportò una delle maggiori distruzioni e perdite della storia di Roma: la completa demolizione della spina di Borgo, con i suoi palazzi storici, le sue chiese, le sue fontane, le botteghe artigianali e le case medievali, a partire dal 1936. Alcuni edifici vennero risparmiati, altri oggetti furono salvati, spostati oppure portati nei depositi della Sovrintendenza Capitolina (ex Governatorato di Roma) al Bastione Ardeatino, ma quell’inconfondibile spicchio di città che conferiva ancora quel sapore antico a uno dei più caratteristici quartieri di Roma era scomparso per sempre.

Un po’ defilata rispetto alla Conciliazione e spostata verso Porta Angelica – anche quest’ultima demolita, di cui rimangono alcuni frammenti murati nella recinzione dello Stato Città del Vaticano su piazza Risorgimento –, si collocava la chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Poco più avanti dell’odierna Porta Sant’Anna, accesso principale in Vaticano, all’incrocio con Borgo Angelico, troviamo un’edicola contenente un mosaico con una Madonna con Bambino, sormontata dall’iscrizione “Ave Maria Gratia Plena”. Sottostante l’immagine, vi è un’altra iscrizione che riporta alla mente del devoto o del passante un frammento di storia passata: “Salutate in questa immagine la Beata Vergine Maria delle Grazie portata nell’anno 1587 da Gerusalemme a Roma dall’eremita Frate Albenzio de Rossi. L’originale già esposto qui nel santuario demolito per ragioni di pubblica utilità si venera ora nella nuova chiesa al piazzale Francesco Morosini che la munifica pietà dei pontefici Pio XI e Pio XII ricostruì e dedicò A. D. MCMXLI”.

Edicola in via di Porta Angelica (foto di Valentina Angela Cumbo)

Ma dov’era stata portata quell’immagine? Non dobbiamo pensare che il mosaico, incastonato nel palazzone degli anni ’40, sia l’icona originale! L’immagine, cui l’iscrizione fa riferimento, si trova attualmente nella chiesa di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, nell’abside sinistra. Ma per quale motivo?

Come dicevamo, le demolizioni non si limitarono solo alla Spina di Borgo, ma anche all’area limitrofa e alla stessa Città del Vaticano, quest’ultima completamente ricostruita dall’ing. Leone Castelli e dalla sua ditta con la collaborazione dell’ing. arch. Giuseppe Momo.

A Porta Angelica, quindi, vi era una chiesa cinquecentesca, fondata sotto il pontificato di Sisto V, dedicata alla Madonna delle Grazie. L’edificio presentava un portico d’ingresso su tre arcate protette da una cancellata; internamente era diviso, attraverso dieci pilastri, in tre navate, terminanti a loro volta con tre altari di cui i laterali dedicati rispettivamente all’Ascensione e a San Francesco e il maggiore che accoglieva l’icona.

Sono poche le testimonianze che riguardano la chiesa e, più che altro, è attestato materiale documentario conservato negli archivi, soprattutto quello del FEC (Fondo Edifici di Culto), del Vicariato di Roma e l’Archivio Apostolico Vaticano (ex Archivio Segreto Vaticano).

La chiesa, inserita tra gli edifici da demolire nel 1936, venne abbattuta nell’agosto 1939 mentre, qualche anno prima, nel 1935, papa Pio XI sopprimeva l’Ordine della Penitenza cui era stata affidata la chiesa.

La nuova chiesa fu eretta nel quartiere Trionfale, nel 1941, su progetto di Tullio Rossi, nell’odierna piazza Santa Maria delle Grazie, ex piazza Morosini, in fondo a via Candia e a pochi passi dalla stazione metro A Cipro.

La facciata in laterizi presenta lo stemma di papa Pio XII (la colomba con il ramo d’ulivo sui tre monti), che si ripropone internamente sul soffitto. Probabilmente echeggiando l’antica chiesa, la nuova si divide in tre navate, anch’esse terminanti con tre altari. Ma quali altari?

Ebbene, come si può immaginare, gli arredi liturgici della chiesa demolita furono portati via. Della gran parte non si conosce la collocazione, ma alcuni si possono ritrovare nel nuovo edificio di culto. L’altare sinistro della chiesa attuale, infatti, è quello maggiore dell’antica chiesa e racchiude l’icona gerosolimitana. Inoltre, una curiosità: è possibile leggere un’iscrizione che riporta in italiano popolare “Facemo bene adesso c’havemo tempo” (ovvero “Facciamo bene adesso che abbiamo tempo”).

Nella navata destra, si aprono inoltre due cappelle: la prima contiene delle tabelle con i nomi dei defunti da commemorare, ma all’entrata sono murate le targhette marmoree antiche per le offerte; la seconda cappella contiene il fonte battesimale sormontato da un gruppo scultoreo composto da San Giovannino con l’agnello.

Anche l’altro altare laterale, al termine della navata destra, appartiene alla chiesa antica, inclusa la raggiera e la cornice con angeli, mentre l’ovale con il Sacro Cuore di Gesù è un’aggiunta contemporanea. Tale altare era quello dell’Ascensione.

Nella navata destra si trova, inoltre, un’iscrizione murata del 1729, riferita al pontificato di Benedetto XIII: “Benedictus XIII Pont. Max. Ordinis Praedicatorum altare hoc consecravit die VI febraurij MDCCXXIX”.

Nel corridoio che conduce alla sacrestia sono murate alcune lapidi commemorative, tra cui quella di fra’ Albenzio de Rossi e, nella canonica, è conservata la tela di Biagio Puccini raffigurante la Vergine con il Bambino e San Francesco d’Assisi.

Infine, la cancellata esiste ancora ed è stata riutilizzata in una chiesa di Monteverde, quella dedicata a Maria Regina Pacis in via Anton Giulio Barrili.

Dove sono le altre opere? La complessa ricerca, ancora da effettuare, si snoda attraverso i documenti d’archivio e la ricognizione delle nuove chiese edificate, nelle quali gli arredi sono sicuramente confluiti, seguendo una prassi nota.

Le trasformazioni urbanistiche di una città comportano inevitabilmente distruzioni. Si tratta di un processo evolutivo, di miglioramenti che coinvolgono tutti i luoghi, tanto più quelli maggiormente stratificati come Roma. È importante, però, tenerne traccia. La documentazione archivistica e fotografica si pone così a tutela della memoria, affinché quest’ultima rimanga ad evocare epoche passate che, in tal modo, non scompaiono mai per sempre.

Bibliografia e sitografia essenziali:

F. R. Sinagra, La chiesa di Santa Maria delle Grazie a Porta Angelica, in C. Parisi Presicce, L. Petacco (a cura di), La Spina: dall’Agro Vaticano a via della Conciliazione, Roma 2016, pp. 149-154.

https://www.diocesidiroma.it/pagine-di-storia-religiosa-la-madonna-delle-grazie-a-porta-angelica-oggi-al-trionfale/

https://santamariadellegraziealtrionfale.wordpress.com/storia/

https://www.turismoroma.it/it/luoghi/santuario-santa-maria-delle-grazie-al-trionfale

Abstract:

The demolitions of the so-called “Spina di Borgo” also led to destruction in the surrounding area. The church of Santa Maria delle Grazie near Porta Angelica was one of the Sixteenth century monuments which were pulled down. Its memory has been preserved in the archivial documents, in the few liturgical furnishings now in the new church in the Trionfale district and in a sacred aedicula.

Keywords: Church of Santa Maria delle Grazie, Porta Angelica, demolitions, history, archive, liturgical furnishings.

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Foto di Cristina Cumbo e Valentina Angela Cumbo. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso delle autrici e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Scritto in data: 17 marzo 2024

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.