I falsi Modigliani e l’indagine “Inganno Ducale”

Presso la sede del Reparto Operativo Carabinieri TPC in via Anicia 24, si è tenuta in data odierna la conferenza stampa riguardo l’indagine denominata “Inganno Ducale”

È il 13 luglio 2017 quando la Sezione Falsificazione e Arte Contemporanea del Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma pone sotto sequestro 21 opere in esposizione a Palazzo Ducale a Genova, in occasione della mostra dedicata all’artista Amedeo Modigliani.

Le operazioni prendono l’avvio dalla segnalazione dell’esperto d’arte Carlo Pepi, recatosi in visita alla mostra. Notando alcuni particolari non coincidenti con lo stile del famoso pittore contemporaneo – nello specifico si trattava dell’opera “Ritratto di Maria” – l’uomo aveva contattato il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. 

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Iniziano così gli accertamenti preliminari finalizzati alla verifica del reale fondamento della segnalazione. Gli uomini della Sezione Falsificazione si recano perciò a Genova per acquisire informazioni sui dipinti esposti, soprattutto riguardo la loro storia, ascoltando gli organizzatori, i promotori della mostra e i proprietari delle opere; intanto, viene coinvolto anche un consulente tecnico per un parere preliminare.

Raccolto il materiale necessario, si procede con l’avanzamento della richiesta alla Procura della Repubblica per il sequestro di 21 opere di Modigliani e Kisling ritenute false. È a questo punto che la mostra viene interrotta, nonostante fossero gli ultimi giorni di apertura, provocando un grande impatto internazionale. L’indagine prende il via nel senso più classico del termine, mediante intercettazioni telefoniche, osservazioni, pedinamenti e analisi di aspetti amministrativi ed economici (come la quotazione delle opere).

Si scopre in tal modo che gran parte delle opere appartengono a privati, tutti collocati in paesi lontani dall’Italia, nello specifico negli Stati Uniti, in Francia, Olanda, Svizzera e Israele, comportando necessariamente l’avvio di rogatorie internazionali.

Al termine dell’attività di verifica appare opportuno svolgere un ulteriore passo, superando tramite indagini scientifiche e, quindi, del tutto oggettive e inoppugnabili, le consulenze storico-artistiche. Si richiede perciò l’intervento dei Carabinieri del R.I.S. di Roma. Le indagini, avviate su ogni singola opera usando particolari tecniche non invasive e micro-invasive – dalla spettrografia Raman all’analisi dei pigmenti fino alla comparazione con quelli appartenenti a opere originali di Modigliani – rivelano numerose anomalie, tra cui le firme e lo stesso utilizzo di entrambe le parti di una delle tele.

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Oltre alla fase tecnica, si procede con ulteriori attività di investigazione, partendo dall’analisi della documentazione recuperata durante le perquisizioni. Questo passaggio conduce all’accertamento di una corrispondenza sospetta, assolutamente non congrua per una mostra come quella in oggetto. Uno dei prestatori, un collezionista proprietario di 2 dipinti, ma coinvolto in varie operazioni in qualità di intermediario per almeno altri 10 di essi, aveva espressamente richiesto una certificazione di immunità, ovvero una sorta di garanzia che permetteva l’immediata restituzione delle opere senza che queste potessero essere soggette in alcun modo a sequestro durante la mostra. Addirittura, a pochi giorni dall’apertura dell’evento a Palazzo Ducale, era apparso piuttosto insistente, inviando una specie di avvertimento: se non fosse stato fornito questo documento, lui non avrebbe portato le opere in mostra. Una tale documentazione non è infatti consentita in Italia, soprattutto se si tratta di oggetti d’arte appartenenti a privati, mentre è permessa per il prestito di opere da parte di istituzioni museali estere.

Ma la produzione di falsi non finisce qui. Si scopre infatti che l’attività di falsificazione ha interessato anche un documento rilasciato apparentemente dal Comune di Genova, con tanto di logo, usato per essere tradotto in lingua inglese e consentire la dichiarazione di immunità richiesta dal collezionista.

L’analisi viene effettuata anche sul catalogo della mostra in cui molte indicazioni presenti nelle schede non hanno riscontri oggettivi: si fa riferimento a precedenti esposizioni e numerose dichiarazioni non risultano veritiere. Alcune delle presunte opere false, inoltre, sembrano già essere state presentate in altre mostre, di certo non rilevanti nel panorama internazionale. 

Non da meno risulta l’aspetto più specificamente economico: il “Nudo disteso”, acquistato nel 1995 per $ 250.000 presso un porto franco a New York, è stato assicurato per $ 42.000.000.

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Per quel che riguarda, invece, un altro dipinto, la “Natura morta”, è stato attribuito sia a Moïse Kisling – pittore facente parte della comunità di Montparnasse – che all’amico Amedeo Modigliani, come fosse stata eseguito a “quattro mani”, evento del tutto raro. Il dipinto, infatti, è risultato oggetto di manipolazione, peraltro molto evidente: una parte del quadro, in un’epoca ovviamente successiva alla realizzazione, era stata cancellata per inserire altri dettagli. 

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Nonostante alcuni aspetti debbano ancora essere approfonditi, Palazzo Ducale sembrerebbe non avere responsabilità. L’ente culturale risulterebbe invece danneggiato nell’immagine, in quanto l’organizzazione della mostra era stata affidata a una società. Al momento sono 6 le persone a dover rispondere davanti all’autorità giudiziaria di truffa, ricettazione, messa in circolo di opere false/contraffatte, falso ideologico e materiale. Tra gli indagati un collezionista e gallerista americano, il Presidente di Mondo Mostre Skira e una dipendente della società. Permane il sequestro per 20 opere, mentre solo una è stata dichiarata originale e riconsegnata al proprietario.

Autrice dell’articolo e delle foto: Cristina Cumbo. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

Contributo precedentemente pubblicato su “The Journal of Cultural Heritage Crime” in data 13.03.2019 e disponibile al seguente link.  

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.