Chiese non più chiese: riutilizzo di alcuni luoghi di culto nella città di Roma

Abbiamo già affrontato, tempo addietro (link), la tematica del riutilizzo degli edifici di culto cristiani, peraltro al centro di un dibattito nell’ambito di un convegno internazionale (Dio non abita più qui. Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici).

Addentrandoci nei vicoli di Roma, tra turisti che si muovono in corposi gruppi e abitanti che placidamente passeggiano immaginandosi proiettati in un altro tempo, immersi in quegli odori così familiari provenienti dai ristoranti e dalle taverne, incontriamo alcuni esempi – forse poco conosciuti – di riutilizzo di edifici religiosi.

Nel cuore di Trastevere, a pochi passi dall’omonima basilica dedicata alla Vergine, una fila di lucine che brillano tra i verdeggianti rami di glicine, punteggiati di un viola pastello, troviamo il ristorante “La Canonica”. I tavoli sono sempre affollati e i camerieri si muovono in una concitata “marcia” tra l’interno e l’esterno del locale, ma facendo qualche passo lungo Vicolo del Piede, proviamo ad alzare lo sguardo e ad osservare la facciata del ristorante. Si tratta di una chiesa per caso? In alto si scorge una struttura timpanata, due putti scolpiti che sorreggono delle tende aperte in stucco, un architrave su cui è riportata un’iscrizione: “VEN. ARCHI. SS. SACRAMENTI IN S. MARIA TRASTYB. ANNO IUBILEI MDCLXXV” (Alla Venerabile Arciconfraternita del Ss. Sacramento in S. Maria in Trastevere nell’Anno del Giubileo 1675).

La struttura, suddivisa in tre navate, conserva alcuni resti degli antichi affreschi, nonché  l’acquasantiera, le lampade e la porta d’ingresso.

Quello che oggi è un ristorante, un tempo fu la chiesa di S. Maria della Clemenza, concessa nel 1675 all’Arciconfraternita del SS. Sacramento di S. Maria in Trastevere, assumendo la denominazione di S. Maria della Clemenza. Un primo restauro risale agli inizi del Settecento, quando papa Clemente XI la fece ristrutturare, secondo quanto testimoniato da un’epigrafe interna alla chiesa. Infine, la struttura – dopo essere stata forzatamente chiusa post 1870 – venne restaurata e aperta nuovamente al culto. Lo spettro della Prima guerra Mondiale, però, si avvicinava e la chiesa venne sconsacrata, cadendo in disuso, a causa della cessata attività dell’Arciconfraternita. Attualmente, e già da qualche anno, è stata quindi riutilizzata, divenendo il ristorante “La Canonica”.

Spostandoci dall’area del Trastevere, attraversando Ponte Garibaldi e avvicinandoci a Campo de’ Fiori, imbocchiamo una delle traverse che da Piazza Farnese collega con via dei Banchi Vecchi. Ci troviamo a percorrere via di Monserrato, che trae il nome dalla chiesa dedicata a Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, soffermandoci all’incirca a metà della strada, poco prima di Piazza de’ Ricci. Una struttura, in mattoncini rossi, in cui è incastonato un portale sormontato da una lunetta e affiancato da due finestre quadrate con grate, è la nostra meta. Siamo di fronte alla chiesa di S. Giovanni in Ayno, la cui memoria è restituita alla luce grazie ai resti degli affreschi in facciata, all’iscrizione superiore e a quella del portale.

Prima di tutto, il nome “in ayno” deriva forse da agnello. Si ipotizza, infatti, che sulla stessa facciata dovesse essere dipinto un San Giovanni con l’agnello. La chiesa ha un’origine antica: tra il 1552 ed il 1571 fu sede dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte (la cui chiesa omonima è collocata su via Giulia, a poca distanza) che provvide a restaurarla. Tra il 1590 e il 1599 – come indicato dall’architrave, parzialmente danneggiato – la struttura venne ricostruita da Giusto Bonanni di S. Geminiano.

Antonio Muñoz ne parlava poi nel 1912. Narrava che la chiesa «già da tempo non più adibita al culto, e ridotta a magazzino di legname, era da molti anni pericolante e specialmente nella elegante facciatina presentava grevi lesioni. La scossa di terremoto dell’agosto 1909 contribuì a maggiormente danneggiarla, rendendo necessaria una immediata puntellatura».

Facciata puntellata (tratta da: A. Muñoz, Nelle chiese di Roma. Ritrovamenti e restauri, in Bollettino d’arte, 1912, pp. 383-395)

Fu la Sovrintendenza a invitare il Marchese Ricci-Paracciani, proprietario del palazzo vicino e della chiesa (sconsacrata nel 1895), a iniziare un restauro. Infine, lo stesso Marchese chiese di poter modificare la struttura, mantenendo solo la facciata.

Nell’archivio dei Marchesi, Muñoz aveva individuato anche due documenti in cui venivano mostrati il prospetto antico della chiesa e la planimetria. Dal prospetto si nota che la chiesa doveva essere sormontata da un timpano con croce sommitale, poi scomparso in epoca imprecisata; dalla planimetria, veniamo a conoscenza del fatto che la chiesetta dovesse essere mononave, con due nicchie laterali, due accessi – uno dalla facciata e uno sul lato destro – , tre ambienti nell’avancorpo, collegati tra loro, di cui quello a sinistra con scala a chiocciola e ingresso sulla casa parrocchiale.

Prospetto della chiesa di San Giovanni in Ayno e delle strutture ad essa adiacenti (tratta da: A. Muñoz, Nelle chiese di Roma. Ritrovamenti e restauri, in Bollettino d’arte, 1912, pp. 383-395)
Planimetria della chiesa di San Giovanni in Ayno e delle strutture ad essa adiacenti (tratta da: A. Muñoz, Nelle chiese di Roma. Ritrovamenti e restauri, in Bollettino d’arte, 1912, pp. 383-395)

Il tutto è confermato dall’Armellini: «Ha un’altra porta laterale nel muro della sua piazza. Ha tre sepolture comuni, una per li putti, due altre per gli adulti, queste due sono state fatte fare dal medesimo rettore l’anno 1634. Non ha cemeterio. Ha solamente una nave, è soffittata, ha il coro, ha il campanile con due campanae piccole, ha un’altra campanella nella porta della sagrestia. Ha un solo altare col tabernacolo ligneo dorato, dove si conserva continuamente il ss. Sagramento dell’Eucarestia. Nell’altare è l’imagine della b. Vergine Maria dipinta in mur, dal lato dell’Evangelio in una nicchia dipinta e in tela l’imagine del santo titolare s. Gio. Evangelista, dal lato dell’epistola l’imagine di s. Ludovico re di Francia parimente dipinto in tela in un’altra nicchia. Il pavimento è mattonato.

La chiesa ha la sua facciata alla strada maestra con due fenestre con le ferrate: il frontespizio fu fabricato l’anno 1590 da [. . .] Bonani, come appare dalla sua iscrizione a cap di esso frontespizio, sopra al quale nel muro vi sta dipinto Dio Padre e dal lato destro s. Gio. Battista, dal sinistro il santo protettore, e sopra la porta sta dipinta in muro di bellissima pittura la sacra imagine della beatissima Vergine madre di Cristo col suo Bambino in braccio».

Oggi, poco prima della magnifica piazza Ricci, il tempo sembra essersi fermato per la chiesetta di San Giovanni in Ayno, che ha trovato una seconda vita come sede romana della “Ayno videoconferenze”.

Al centro di Roma, nascoste tra le sue viuzze, la chiesa di Santa Maria della Clemenza e quella di San Giovanni in Ayno non sono sole. Non distanti tra loro, sono altre due chiese, o quel che ne rimane, forse più note, riutilizzate totalmente o in parte. Si tratta della chiesa di San Simeone Profeta (o in Posterula) in piazza Lancellotti e della chiesa di San Trifone (o di S. Salvatore in Primicerio), collocata nel vicolo omonimo, traversa di via dei Coronari.

La prima venne abbandonata nella prima metà del Novecento, quando crollò il tetto, quindi sconsacrata e, da poco tempo, è stata destinata ad uso abitativo; la seconda, riporta l’Armellini, venne chiusa nel 1694. Negli anni Trenta del Novecento si prese poi la decisione di demolirla in favore di alcune unità abitative, rifacendo l’edicola – il cui dipinto è stato distrutto/trafugato –, e riutilizzando il portale come ingresso del palazzetto.

R. Moscioni, Chiesa di S. Salvatore de Primicerio o di S. Trifone, 1900, in P. Becchetti (a cura di), Roma nelle fotografie della Fondazione Marco Besso: 1850-1920, Roma 1993

In conclusione, vi sarà capitato di passeggiare in via Belsiana, una delle stradine collocate tra via del Corso e piazza di Spagna. Proprio qui è collocata un’altra chiesetta sconsacrata, riconoscibile per aspetto e iscrizione che si riferisce all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di San Lorenzo in Lucina, denominata “Oratorio del Santissimo Sacramento“. Sembra che, all’interno, fosse ospitato un altare con una tela raffigurante il martirio di San Lorenzo. A partire dalla fine del XIX secolo divenne luogo di riunione di associazioni, sala adibita ad attività musicale e, dal 1971, venne ceduto definitivamente a privati. Attualmente ospita l’atelier “Maria Fiorello”, dove al secondo piano è possibile osservare il soffitto del Settecento con dipinti sacri originali.

Si viene così a prospettare una storia pluristratificata, una persistenza strutturale con destinazioni d’uso differenti, che delinea il profilo di una Roma uguale a se stessa, eppure sempre in divenire.

Bibliografia e siti consultati:

R. Moscioni, Roma, Chiesa di San Salvatore de Primecerio o di S. Trifone, circa 1900 (fig. 124, p. 142), in P. Becchetti (a cura di), Roma nelle fotografie della Fondazione Marco Besso: 1850-1920, Roma 1993.

A. Muñoz, Nelle chiese di Roma. Ritrovamenti e restauri, in Bollettino d’arte, 1912, pp. 383-395.

C. Rendina, Le chiese di Roma, Roma 2007, s.v. Giovanni in Ayno, San, pp. 138-139.

C. Rendina, Le chiese di Roma, Roma 2007, s.v. Maria della Clemenza, Santa, pp. 208-209.

C. Rendina, Le chiese di Roma, Roma 2007, s.v. Simeone profeta, San, p. 345.

C. Rendina, Le chiese di Roma, Roma 2007, s.v. Trifone, San, pp. 361-362. C. Rendina, Le chiese di Roma, Roma 2007, s.v. Sacramento di San Lorenzo in Lucina, Santissimo, p. 331.

https://www.ayno.it/it/chi-siamo/

http://www.borgato.be/MISCELLANEA/ROMA_REGOLA-M-R/html/ayno-chiesa.html

https://mariafiorello.com/atelier/

https://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Armellini/ARMCHI*/2/Regola.html

https://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Armellini/ARMCHI*/2/Ponte.html

https://www.romasegreta.it/regola/via-di-monserrato.html

https://www.rerumromanarum.com/2016/12/oratorio-del-santissimo-sacramento-via.html

https://www.rerumromanarum.com/2014/05/la-chiesa-di-san-trifone.html

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Cristina Cumbo

Foto di Cristina Cumbo, tranne dove diversamente indicato. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell’autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente articolo.

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Scritto in data: 26 settembre 2022

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Pubblicato da Cristina Cumbo

Archeologa e ricercatrice; Dottore di ricerca in Archeologia Cristiana; amministratrice, fondatrice e responsabile del blog #LaTPC, nonché della pagina Facebook "La Tutela del Patrimonio Culturale". Ha frequentato il primo corso di perfezionamento in tutela del patrimonio culturale in collaborazione con il Comando Carabinieri TPC presso l'Università di Roma Tre (2013) e il Master annuale di II livello in “Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale” attivo presso il medesimo ateneo (2019). Dal mese di gennaio 2022 al marzo 2024 ha collaborato con l'Institutum Carmelitanum di Roma conducendo ricerche su alcune chiese Carmelitane demolite e ricostruendone la storia. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'ISPC - CNR, dove si occupa di analizzare storicamente il fenomeno del vandalismo sul patrimonio naturale e culturale in Italia per la redazione di linee guida funzionali alla mitigazione del rischio.