Reporter per #LaTPC: il Castello di Donnafugata (RG) e il MuDeCo

Monumento: Castello di Donnafugata e Museo Del Costume (MuDeCo)

Luogo: Donnafugata (RG)

Descrizione: Nel cuore della provincia di Ragusa si erge, quasi solitario, un castello sicuramente noto agli appassionati della fiction di Rai Uno “Il commissario Montalbano”, poiché più volte comparso come ambientazione di alcune scene; ma oltre alla celebre fiction, il castello è stato set cinematografico delle seguenti produzioni: “Kaos” dei fratelli Taviani (1984), “I Viceré” di Roberto Faenza (2007), fino al più recente “Andiamo a quel paese” di Ficarra e Picone (2014). Stiamo parlando del castello di Donnafugata.

Castello di Donnafugata – corridoio panoramico, vista da torre (Madmax72, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons)
Terrazza castello Donnafugata (Tailduck, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons)

Si tratta di una struttura di antichissima origine – sembra infatti che il nucleo originario, una torre, risalga all’anno Mille circa –, ma fortemente riadattata nel corso dei secoli. Nel 1628 Giovanni Arezzo acquistò il castello originario, insieme al feudo circostante, dai Cabrera. All’inizio dell’Ottocento venne trasformato in casina di villeggiatura, ma fu con i lavori iniziati dal barone Corrado Arezzo (1824-1895) che il castello diventerà quello attuale. Corrado era una delle personalità più influenti della Ragusa del tempo: inizialmente deputato regionale, poi deputato e senatore del neonato Regno d’Italia, la sua influenza sul territorio fu tale che, nel 1890, riuscì a far deviare il tragitto della linea ferroviaria Siracusa-Gela-Canicattì per avere una fermata, ancora attiva, nei pressi del castello. Esso passò agli eredi fino al 1982, anno in cui Gaetano Testasecca, un pronipote di Corrado, vendette la struttura al Comune di Ragusa perché attanagliato dai debiti.

Anche il nome è particolare. Tradizione vuole che derivi dalla fuga dallo stesso castellodella reggente di Sicilia, Bianca di Navarra, nel 1410 (la donna era stata catturata dal conte di Modica Bernardo Cabrera che, innamorato di lei, l’aveva rinchiusa in una torre); per cui Donnafugata starebbe per “donna fuggita”. Oggi la maggioranza degli studiosi propende invece per una derivazione araba del toponimo (da Ayn As Jafaiat = Fonte della Salute, in riferimento ad una fonte nelle vicinanze della struttura).

Bifora castello (Tailduck, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons)

Il castello copre un’area di 2.500 mq. La facciata principale, in stile neogotico, fu costruita ai primi del Novecento ed è caratterizzata da una galleria con colonnine sotto la quale si aprono otto finestre bifore, che consentono l’ingresso alle stanze. Esse affacciano su una terrazza, delimitata da una balaustra, dove è stata girata una scena di uno degli episodi della fiction “Il commissario Montalbano”. La facciata è a sua volta delimitata, alle estremità destra e sinistra, da due torrette circolari e chiusa, nella parte superiore, da merli.

Internamente il castello è composto da 120 stanze. Nella parte più antica è degna di menzione la Sala della musica, così detta per la presenza di diversi strumenti musicali dell’epoca, tra i quali un pianoforte di produzione tedesca e tre organetti realizzati nell’Ottocento; la sala si caratterizza anche per le decorazioni delle pareti, realizzate in affresco e riproducenti elementi architettonici e paesaggi siciliani. Altre stanze degne di nota sono quelle con la quadreria del castello, con diversi dipinti neoclassici, la Sala degli specchi e la Stanza del Vescovo, così chiamata perché era riservata al vescovo di Ragusa in occasione delle sue visite alla famiglia Arezzo. All’esterno la struttura è completata da un ampio parco dove è collocato anche un labirinto. Ma ciò che merita particolare attenzione è il Museo Del Costume (MuDeCo) allestito nella parte più antica della struttura.

Castello di Donnafugata (gdiquattro, Public domain, via Wikimedia Commons)
Castello di Donnafugata (vista-parco) (Okkiproject, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons)
Labirinto Donnafugata (Irene Grassi (away for 2 weeks) from Italy, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons)

Nel 1984 Gabriele Arezzo di Trifiletti ricevette in eredità dal padre ben 408 casse piene di abiti e accessori (460 abiti completi, 695 indumenti singoli, 1555 accessori di moda con cappelli e scarpe, 72 oggetti vari tra materiali per la cosmesi, taglio e cucito e altro ancora), tutti risalenti al periodo compreso tra il Settecento e la metà del Novecento. Nel 2014 il Comune di Ragusa acquistò l’importante eredità e diede l’avvio ad un lungo progetto di restauro degli oggetti e di musealizzazione, affidato agli architetti Giuseppe Gurrieri e Nunzio Sciveres. Il progetto durò circa tre anni, durante i quali furono allestite diverse mostre sul costume d’epoca. Nel 2020 venne inaugurato il Museo Del Costume. La visita consente non solo di ammirare i singoli abiti dell’epoca ma, soprattutto, di osservare l’evoluzione dell’abbigliamento delle classi nobiliari nel corso di tre secoli. Tra gli abiti particolarmente degni di menzione vi sono quello di donna Franca Florio – raffigurato nel celebre Ritratto di Boldini –, quello del compositore catanese Vincenzo Bellini, l’abito talare del cardinale Tommaso Arezzo – celebre per essersi opposto a Napoleone Bonaparte – e, in ultimo, l’abito che ha ispirato quello usato da Claudia Cardinale per la celebre scena del ballo nel film “Il gattopardo” di Luchino Visconti (1963).

Esposizione abiti d’epoca, castello di Donnafugata (Davide Mauro, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons)

Il MuDeCo di Donnafugata non è l’unico museo del costume in Italia. Altri esempi sono costituiti dal Museo Stibbert di Firenze – del quale si è parlato in un precedente articolo –, dal Museo della moda e del costume di Palazzo Pitti, sempre a Firenze; dal Palazzo Ducale di Sabbioneta (MN) con la sua esposizione di costumi rinascimentali; dal Museo Boncompagni Ludovisi a Roma per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX, di cui si è recentemente scritto un approfondimento sul presente blog (link); dal Museo del Costume e della Moda Siciliana presso il Palazzo Cupane a Messina, con i suoi 1500 pezzi, tra abiti e accessori, risalenti al XVIII e XIX secolo; ancora in Sicilia è possibile visitare la mostra permanente sull’abito d’epoca “Vento di donne”, allestita al castello chiaramontano di Naro (AG) e costituita da 16 abiti di cui 14 femminili e due maschili, una divisa della prima guerra mondiale e di vari accessori legati alla moda femminile.

La presenza così diffusa di musei del costume in Italia testimonia l’interesse delle istituzioni culturali per questo settore del patrimonio culturale. Poiché anche l’abbigliamento fa parte della vita e della storia di un popolo, studiarne l’evoluzione nel corso del tempo vuol dire approfondire lo sviluppo tecnico di questa disciplina, con tutti gli ambiti sociali e culturali ad essa collegati; ciò, indirettamente, comporta esaminare la storia sociale, culturale ecc. delle varie comunità da una diversa prospettiva non meno importante rispetto alla storia economica, politica ecc. In secondo luogo si tratta di valorizzare, tramite l’oggetto “abito” una branca non secondaria della storia dell’arte, vale a dire l’arte decorativa in genere.

Bibliografia:

  • A. Drago Beltrandi, Castelli di Sicilia, Brancato Editore, s.l. 2000;
  • Guida al Castello di Donnafugata, (online all’URL <https://castellodonnafugata.org/il-castello/>);
  • G. Zago, Castello di Donnafugata, Zago edizioni, Ragusa s.d.

Sitografia:

Sito ufficiale del Castello di Donnafugata;

Museo Italia, Musei Italiani di Moda e Costume: https://www.museionline.info/musei/costume;

Video Regione 14, Ragusa riapre il Mudeco: https://www.youtube.com/watch?v=ptI6PciVps0.

Testo di Emanuele Riccobene

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Pubblicato da Emanuele Riccobene

Storico. Ha conseguito il master I° livello in "Esperti nella tutela del patrimonio culturale" presso l'Università "Roma Tre". Ha all'attivo pubblicazioni sulla storia politica, militare, economica e sociale della Sicilia. Sta inventariando il patrimonio culturale immateriale del Comune di Delia (CL).