Alcuni esempi di istituti di catalogazione del patrimonio culturale immateriale

Diversi sono, in Italia, gli istituti che, in base a quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, si occupano di catalogare il patrimonio culturale; il presente contributo non ha però l’intenzione di effettuarne una rassegna – a tal fine si rimanda al seguente articolo della dott.ssa Cristina Cumbo: Catalogazione dei beni culturali: il primo passo verso la tutela [1] –. Concentreremo piuttosto la nostra attenzione sul patrimonio immateriale e su alcuni istituti preposti alla sua catalogazione. Detto interesse è motivato dal fatto che anche il patrimonio immateriale, nelle sue varie espressioni, è un elemento identitario, e dunque vivo, della società in genere e pertanto anch’esso è riconosciuto come bene culturale dal Codice. Inoltre, l’individuazione dei beni immateriali da parte dell’UNESCO come

«[…] tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo, artigianato tradizionale.

Questo patrimonio culturale immateriale è fondamentale nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra» [2]

e la stessa istituzione della Convenzione internazionale del 2003 – poi ratificata dall’Italia nel 2007 –, sembrano aver dato nuovo impulso alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio immateriale.

Diversi sono i beni immateriali iscritti nella lista dell’UNESCO; molti di più quelli censiti dallo Stato italiano. Vediamo allora quali sono gli istituti che si occupano di catalogare il patrimonio culturale immateriale, come previsto sia dal Codice dei beni culturali sia dalla Convenzione UNESCO del 2003.

A livello nazionale troviamo l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI). È un istituto facente capo al Ministero della Cultura (MiC) – in particolare alla Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio –. Oltre a catalogare i beni immateriali, che sono espressione della nostra cultura, l’istituto si occupa anche della valorizzazione di questo patrimonio tramite attività di studio e ricerca, pubblicazioni, convegni e conferenze; e, ancora, offre attività di consulenza agli altri organi del Ministero così come ad altri enti pubblici e privati, collabora con istituzioni ed organismi tanto italiani quanto esteri interessati alla valorizzazione del patrimonio immateriale, stabilisce i criteri e le norme per la catalogazione dei beni immateriali, elabora corsi di formazione e aggiornamento, ecc.

Home page ICPI (tratta da: https://icpi.beniculturali.it/)

Il patrimonio immateriale, proprio per la sua essenza, è un qualcosa di vivo, che non può essere conservato in un museo; ma è giusto raccogliere, catalogare, conservare tutti gli elementi possibili che costituiscono tale patrimonio (fotografie, registrazioni, testimonianze, oggetti che richiamano saperi e antiche tradizioni, ecc.) al fine di custodire la memoria di ciò che essi rappresentano, di cui sono ‘filiazione’, affinché il bene stesso possa essere preservato, studiato, tramandato. A tal fine i beni che vengono raccolti durante le attività di censimento e studio confluiscono in appositi archivi suddivisi in base alla tipologia di materiale. L’ICPI ha istituito l’archivio fotografico (composto da fotografie storiche e cartoline che hanno la loro origine dalle raccolte del Museo di Etnografia Italiana; coprono un arco di tempo che va, orientativamente, dal 1911 fino al 1950; da questa data in poi hanno inizio le collezioni moderne); l’archivio sonoro (composto da circa 2.700 supporti documentali riguardanti il patrimonio orale ed etnomusicale, la cui raccolta ebbe inizio nel 1960 grazie all’attività di Annabella Rossi, che rivolse la propria attenzione soprattutto alle testimonianze sonore sulle feste, sui rituali magico-religiosi, sociali della cultura popolare dell’Italia meridionale); l’archivio storico (composto dalla documentazione relativa all’allestimento della prima Mostra di Etnografia Italiana del 1911, nonché da documentazione manoscritta di varia tipologia – appunti etnografici su diverse località italiane, notizie sull’acquisizione di oggetti, criteri metodologici per la raccolta delle fonti, spunti sull’allestimento della mostra predetta, ecc. – compilata dall’etnologo Lamberto Loria).

A supporto dell’attività di ricerca dell’istituto vi è anche una biblioteca, aperta alla pubblica consultazione, costituita da 30.000 volumi e periodici cui si aggiungono 3.700 libretti che costituiscono il fondo speciale di Letteratura Popolare I, 7.400 fogli costituenti il fondo Letteratura Popolare II, 3.800 opuscoli costituenti le Miscellanee e l’emeroteca. Il nucleo originario della biblioteca è costituito dai testi raccolti dal Loria durante la sua attività di ricerca.

La presente attività porta anche alla realizzazione di numerosi progetti volti alla valorizzazione del patrimonio; tra questi si possono ricordare i ‘Gruppi folcloristici’ (censimento dei gruppi folcloristici presenti in Italia), il ‘Geoportale della cultura alimentare’ (una vera e propria mappatura di prodotti tradizionali, ricette tipiche delle diverse tradizioni locali, locali storici, ecc.), oppure ancora il censimento delle varie rievocazioni storiche che contribuiscono a rendere nuovamente vivo il passato e dunque la memoria di una comunità; oppure ancora il cosiddetto ‘Progetto PACI’ (Progetto integrato per il Patrimonio Culturale Immateriale e la Diversità Culturale), realizzato in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (ICBSA) e l’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia (IDEA), che – fondato sulla Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e sulla Convenzione UNESCO sulla protezione e promozione delle espressioni della diversità culturale – mira alla creazione di una grande banca dati sui beni immateriali, andando ad integrare le documentazioni catalografiche e multimediali già in possesso dei tre istituti, anche attraverso la revisione e l’aggiornamento del materiale già posseduto.

Il progetto si è svolto in due distinte fasi nell’arco di tempo tra il 2009 e il 2012: una prima fase (2009-2010) è stata curata dall’ICCD e ha riguardato il recupero di catalogazioni e documentazioni pregresse, nonché una nuova fase di catalogazione sul campo; la seconda fase (2011-2012) ha visto i tre istituti di catalogazione (ICCD, ICBSA e IDEA) cooperare sia in attività di nuove catalogazioni sul campo, che in quelle di recupero e revisione di materiali pregressi, con particolare riferimento a feste, riti e cerimonie, musiche e tradizioni orali, dieta mediterranea, pesca lacustre, ecc.

«Ne è derivato un significativo ampliamento delle base di dati catalografici e documentali disponibili nel sito, che appare ulteriormente arricchita dall’integrazione con la banca dati dell’ICBSA»[3].

Tra le feste e tradizioni già censite, anche con l’ausilio di video dalle teche Rai e altri centri e istituti, vi sono la festa di San Domenico a Cocullo (in Abruzzo), la Settimana Santa a Roma o la festa di Santa Rosa a Viterbo (Lazio), la scampanata di Anghiari (Toscana), diverse feste di San Michele in varie località della Campania così come la Settimana Santa in diversi centri siciliani; sempre per la Sicilia sono registrati il festino di Santa Rosalia a Palermo, San Rocco a Butera o i ‘nudi’ della festa di Sant’Alfio a Lentini (SR); il carnevale a Cagliari e a Oristano o la Madonna Assunta a Nulvi (in Sardegna) oppure ancora il museo etnografico della provincia di Belluno con le tradizioni alimentari del Veneto. E ancora tante altre manifestazioni identitarie che rendono maggiormente viva la cultura italiana e che meritano di essere conosciute e valorizzate quanto il più noto patrimonio materiale.

A livello regionale, tra i molti istituti di catalogazione esistenti, si vuole segnalare il Centro Regionale per l’Inventario, il Catalogo e la Documentazione della Regione Siciliana (CRICD), istituto facente capo all’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Il suo compito è, per certi aspetti, uguale a quello dell’ICCD, ma limitato all’ambito regionale: come si può leggere sul sito istituzionale infatti

«[…] esplica funzioni di studio, di ricerca e di organizzazione in materia di catalogazione e documentazione dei beni di cui all’art. 2 della legge regionale 1 agosto 1977, n. 80. Il Centro svolge la sua attività nel rispetto degli indirizzi determinati dal Consiglio regionale dei beni culturali e tiene collegamenti funzionali con le Soprintendenze e con gli Istituti centrali dello Stato che abbiano medesime attribuzioni, nonché con organismi nazionali ed internazionali interessati alla catalogazione e documentazione dei beni culturali e ambientali. […]» [4].

Home page CRICD (tratta da: https://cricd.it/)
Manifesto della conferenza tenuta a Lentini (SR) su ‘Lentini patrimonio immateriale’ (tratta da: https://icpi.beniculturali.it/)

Questo istituto, pertanto, si occupa anche del censimento e della catalogazione dei beni immateriali della Regione Siciliana. E poiché la Sicilia, per via della sua storia, è ricchissima di tradizioni popolari – si pensi ad esempio al carretto siciliano, ai pupi o all’opera e alla stessa figura di Giuseppe Pitré – due sezioni importanti sono dedicate al patrimonio immateriale: il REIS e il progetto LIM.

Il REIS (Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia) è stato istituito con Decreto Assessoriale n. 77 del 26/7/2005 con il nome di REI (Registro Eredità Immateriali), in ottemperanza di quanto previsto dalla Convenzione UNESCO del 2003 sul patrimonio immateriale; successivamente, con Decreto Assessoriale n. 571 del 5/3/2014, è stato istituito il REIS a seguito dell’aggiornamento delle norme e del loro adeguamento alle direttive UNESCO. Il Registro aggiornato è suddiviso in 6 ‘libri’: ‘Libro delle Celebrazioni, delle Feste e delle Pratiche Rituali’, ‘Libro dei Mestieri, dei Saperi e delle Tecniche’, ‘Libro dei Dialetti, delle Parlate e dei Gerghi’, ‘Libro delle Pratiche Espressive e dei Repertori Orali’, ‘Libro dei Tesori Umani Viventi’, ‘Libro degli Spazi Simbolici’. Vastissimo, a sua volta, il patrimonio catalogato su tutto il territorio regionale – attualmente 269 beni – che è possibile consultare sul sito dedicato al progetto, suddiviso nei vari Libri per ciascuna provincia. Il numero riportato è tuttavia incompleto poiché, proprio lo scorso anno, nel mese di dicembre, la Commissione Eredità Immateriali, operante all’interno dell’Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, ha riconosciuto ed inserito altri beni ad integrazione di quelli già esistenti – tra questi figurano anche i ‘Riti della Settimana Santa di Delia’ –.

Home page REIS.CRICD (tratta da: https://reis.cricd.it/)

Altro progetto, come detto, riguarda i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria); si tratta del censimento dei luoghi simbolo dell’identità e della memoria siciliane, volto a creare un’apposita mappatura degli stessi in funzione dello sviluppo dell’identità regionale (per fare un esempio, in questa carta sono compresi i ‘Luoghi del sacro’ quali Monte Pellegrino a Palermo legato al culto di Santa Rosalia o Sant’Agata a Catania, oppure i ‘Luoghi del racconto letterario’ cioè i luoghi descritti ne Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, oppure ancora scenari di set cinematografici e televisivi come per il film ‘Baarìa’ o la serie tv ‘Il commissario Montalbano’ e ancora, tra gli altri, i ‘Luoghi storici del lavoro’ come le miniere di zolfo e le saline o i ‘Luoghi degli eventi storici’: Lampedusa come luogo di emigrazione, Bronte legato all’eccidio garibaldino, Portella della Ginestra per via della strage e il Belice a ricordo del terremoto nel ‘68).

Si è volutamente fatto riferimento al CRICD della Regione Siciliana in quanto la stessa è regione a statuto speciale; ciò comporta che, in materia di beni culturali, essa faccia riferimento allo Statuto regionale.

Come più volte detto il patrimonio immateriale è qualcosa di vivo e legato alle comunità di cui è espressione. Proprio per questa sua condizione è anche ‘precario’ nel senso che vive insieme agli abitanti di quel luogo, di quella comunità e, insieme ad essi, rischia di scomparire se nessuno se ne prende cura tramite le attività di studio e catalogazione.

L’intento del presente articolo è quello di stimolare ulteriori riflessioni su di esso, convinti della sua importanza forse, in alcuni casi, anche superiore rispetto al più noto patrimonio culturale materiale e considerata anche la maggiore attenzione scaturita dagli interventi dell’UNESCO. Ci si augura che possano moltiplicarsi le iniziative pubbliche, nonché la collaborazione tra istituzioni e privati cittadini, affinché si giunga ad una migliore valorizzare di detto patrimonio che, a sua volta, porterà non solo ad incrementarne le liste ma anche a conoscere tanti altri aspetti della nostra cultura e della nostra vita.

Bibliografia:

  • Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 42/2004);
  • Statuto della Regione Siciliana.

Sitografia:

Autore del contributo per il blog “La Tutela del Patrimonio Culturale”: Emanuele Riccobene

Scritto in data: 6 novembre 2022

Le immagini, delle quali è indicata la fonte, sono inserite per puro scopo illustrativo e senza alcun fine di lucro.

Il contributo è scaricabile in formato pdf al seguente link.


[1] C. Cumbo, Catalogazione dei beni culturali: il primo passo verso la tutela, su La Tutela del Patrimonio Culturale – Blog (05.10.2021): https://latpc.altervista.org/catalogazione-dei-beni- culturali-il-primo-passo-verso-la-tutela/ (URL consultato il 22/10/2022).

[2] Cfr.: https://www.unesco.it/it/italianellunesco/detail/189 (URL consultato in data 17/10/2022).

[3] Cfr.: https://icpi.beniculturali.it/paci-patrimonio-culturale-immateriale/ (URL consultato in data 22/10/2022).

[4] Cfr.: https://cricd.it/pages.php?idpagina=333 (URL consultato in data 17/10/2022).

La nostra attività sul blog e sui social viene effettuata volontariamente e gratuitamente. Se vuoi sostenerci, puoi fare una donazione. Anche un piccolo gesto per noi è importante.

Ti ringraziamo in anticipo!

Admin. Cristina Cumbo e #LaTPC team

Puoi inquadrare il QR-code tramite l’app di PayPal, oppure cliccare su:

Sostieni #LaTPC blog

Pubblicato da Emanuele Riccobene

Storico. Ha conseguito il master I° livello in "Esperti nella tutela del patrimonio culturale" presso l'Università "Roma Tre". Ha all'attivo pubblicazioni sulla storia politica, militare, economica e sociale della Sicilia. Sta inventariando il patrimonio culturale immateriale del Comune di Delia (CL).